L’impegno del comparto farmaceutico nel contrastare il cambiamento climatico, in accordo con gli obiettivi del Green Deal europeo, è stato riassunto dalla Federazione europea delle Associazioni dell’Industria farmaceutica (EFPIA) in un white paper pubblicato sul suo sito.

In particolare, il documento analizza le azioni messe in atto dalle aziende aderenti l’associazione per sviluppare politiche climatiche basate sulla materialità e l’impatto per le singole aziende, affrontando al contempo le loro intere catene del valore. I risultati annuali degli obiettivi di riduzione della CO2 sviluppati su base scientifica sono verificati da terze parti e resi pubblici. Le imprese del comparto farmaceutico, inoltre, sono impegnate ad aumentare il ricorso alle fonti energetiche rinnovabili, sia a livello di singoli impianti che lungo l’intera filiera, e a ridurre i consumi energetici aumentando al contempo l’efficienza energetica.
Sebbene il nostro benchmark abbia mostrato che, come industria, siamo responsabili di circa dieci volte meno emissioni che altri settori industriali ad alto impatto, l’intero sistema europeo della sanità, di cui facciamo parte, è stimato contribuire fino all’8% alle emissioni di gas a effetto serra. Sappiamo che dobbiamo fare la nostra parte”, scrive il direttore generale di EFPIA, Nathalie Moll, nel post che accompagna la pubblicazione del white paper.

I principali risultati conseguiti dalle aziende del settore

I dati del sondaggio 2022 sugli obiettivi di sviluppo sostenibile condotto tra gli associati a EFPIA mostrano come le aziende farmaceutiche abbiamo aumentato nel 70% dei casi le proprie ambizioni sugli obiettivi climatici a partire dal 2020. Se i target lungo termine di riduzione delle emissioni sono comuni a tutte le aziende, il 60% ha dichiarato anche obiettivi di breve termine. Nella maggior parte dei casi (70%), tali obiettivi si basano su evidenze scientifiche; il 60% delle aziende partecipanti, inoltre, ha fissato anche un impegno verso le emissioni zero.
Le azioni messe in campo per ottimizzare i consumi energetici e passare alle fonti rinnovabili hanno portato, secondo i dati raccolti nel sondaggio, a una riduzione di 1,5 tonnellate di CO2 (pari a più del 10% su un periodo di tre anni).
Anche la transizione verso i foglietti informativi elettronici dei medicinali testimonia l’impegno nella riduzione dell’uso delle risorse naturali. Tra i risultati segnalati nel white paper figura anche l’impegno di sette aziende farmaceutiche di congiungere gli sforzi per decarbonizzare i sistemi sanitari a livello globale, attraverso iniziative comuni volte a armonizzare gli standard per i fornitori, costruire un quadro di riferimento per misurare le emissioni correlate agli studi clinici, giungere a definire una metodologia comune per la valutazione del ciclo di vita e la misurazione dell’impronta di carbonio ed esplorare accordi di acquisto congiunti dell’energia in alcune delle reti a più alto tasso di utilizzo dei combustibili fossili a livello globale, come pure nei corridoi di trasporto verdi.
Il white paper ricorda anche i programmi attivati in settori specifici, come ad esempio Activate per accelerare la decarbonizzazione della catena di fornitura dei principi attivi, o Energize, che ha visto la formazione del primo raggruppamento per accordi di acquisto dell’energia mirati ad accelerare l’adozione di fonti rinnovabili tra i fornitori delle aziende farmaceutiche.
Altre iniziative sono previste nell’ambito del programma Innovative Health Initiative (IHI), ad esempio per migliorare l’efficienza produttiva di sostanze farmaceutiche chimiche o biologiche con risparmio di risorse naturali o fossili e per la riduzione dei rifiuti.
Le aziende aderenti alla Pharmaceutical Supply Chain Initiative, invece, promuovono la gestione responsabile delle catene di fornitura e condizioni migliori per il business.
Il white paper comprende anche numerosi case studies che presentano i risulti ottenuti dalle singole aziende.

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