Francesco Buzzella è stato nominato, lo scorso 30 ottobre, Presidente della Federazione Nazionale dell’Industria Chimica per il quadriennio 2023 – 2027. Insignito della carica all’unanimità dall’Assemblea di Federchimica, Buzzella, 55 anni, laureato in Economia e Commercio, comproprietario e componente il Consiglio di amministrazione del Gruppo multinazionale C.O.I.M. e contitolare e Amministratore Delegato di Green Oleo, società quotata al mercato azionario EGM (Euronext Growth Milan), succede a Paolo Lamberti. 

Il discorso di insediamento

Transizione energetica, capitale umano, relazioni industriali, semplificazione normativa e burocratica, ricerca e innovazione tecnologica sono i fattori cruciali che dovranno governare e traghettare l’industria chimica dal presente e nel prossimo futuro. Un settore su cui si radica gran parte dell’economia italiana – il 95% dei manufatti di uso comune sono generati con la chimica che contribuisce quindi ad alimentare la competitività del Made in Italy e di tutta l’industria – eppure potenzialmente in crisi. «Nel 2023 – esordisce il neo Presidente – l’industria chimica in Italia subirà un calo della produzione stimato in -9%: un pessimo segnale per tutto il sistema economico, sociale e ambientale. Nel 2024 si stima un modesto recupero produttivo del +1%, comunque soggetto a rischi di ribasso in relazione all’evolvere dei costi energetici e del quadro economico complessivo». 

La transizione energetica

Sarà impossibile da realizzare senza una chimica europea forte che fornisca innovazioni tecnologiche finalizzata a diversi obiettivi: sostituire progressivamente le fonti fossili ancora necessarie, pari attualmente a oltre il 30% dei consumi secondo gli ultimi dati Eurostat del 2021, di cui il 40% usato a fini energetici e il 60& come materia prima per la chimica di base; ridurre le emissioni; cambiare il mix energetico. «Occorre accompagnare questo delicato e importante passaggio – ha dichiarato Buzzella – con risorse e strumenti di sostegno che rimettano al centro dell’agenda europea l’industria e la sua competitività». Transizione energetica che dovrà essere sostenibile, socialmente e economicamente, pena il depauperamento del paese a causa di prezzi troppo alti obbligando così l’industria italiana a produrre fuori dall’Europa. Tra le possibili soluzioni per evitare il fenomeno sarà valorizzare i rifiuti come materie prime da fonti rinnovabili per ridurre le emissioni e le importazioni di materie prime e tornare a estrarre il gas disponibile in Europa e quindi anche in Italia, dove l’estrazione si è ridotta a un decimo rispetto agli anni ’90. Dello stesso avviso Ferruccio de Bortoli, giornalista e scrittore. «L’attuale energy crunch – prosegue Buzzella – è frutto di scarsi investimenti che ci hanno resi dipendenti da Paesi esteri. Oltre a quanto enunciato, sarà necessario riformare il mercato elettrico nazionale, armonizzandolo con altri mercati dove il meccanismo di definizione dei prezzi rifletta più direttamente le tecnologie e i costi di produzione, semplificare gli iter autorizzativi delle fonti rinnovabili». 

Il capitale umano

Non c’è innovazione, efficientamento, senza competenze adeguate. «L’Italia povera di risorse naturali – sottolinea il Presidente – ha nel capitale umano la sua risorsa straordinaria, ricchissima di talenti e di imprenditorialità diffusa, che ne hanno fatto un Paese di ineguagliabile creatività, flessibilità e capacità. Tuttavia, sono oggi carenti figure professionali richieste dal sistema produttivo: nella formazione viviamo uno spread che è ancora più pericoloso di quello finanziario. Invece, motore fondamentale della competitività e della capacità di innovazione, le competenze, in particolare in ambito STEM (discipline scientifico-tecnologiche quali scienza, tecnologia, ingegneria e matematica), sono un fattore determinante per la crescita di un paese considerando che le trasformazioni tecnologiche in corso richiedono un apprendimento continuo». «Macchine, robot, alte tecnologie: le aziende dispongono di strumenti innovativi e competitivi – dichiara Marco Fortis, economista – che richiedono tecnici e figure professionali specializzate: occorre investire anche sulla “transizione” della formazione. Si stanno fondando ad esempio Accademy in cui i docenti sono gli stessi tecnici, costruttori dei robot, che educano e formano i ragazzi all’utilizzo». Inoltre, «non è più possibile pensare a una formazione che serve per la vita – aggiunge De Bortoli- questa deve essere oggetto di un up-grade nel corso della vita e secondo necessità». 

Sostenibilità e semplificazione

La prima si declina innanzitutto in economia circolare che deve essere in grado di accompagnare e stimolare la transizione con strumenti forti: politiche nazionali di supporto alla transizione ecologica stessa e politiche europee che, senza rinunciare agli obiettivi di medio e lungo termine, concludano lo sviluppo dei due momenti normativi più importanti della chimica – The Chemical Strategy for Sustentability e l’Eco Design – su basi scientifiche e tenendo conto dei necessari tempi di implementazione. Uno strumento a cui guardare è anche l’Intelligenza Artificiale che permetterà di accrescere la produzione delle imprese, facilitare il miglioramento dei processi produttivi, aumentare i profili di sostenibilità del prodotto e la sicurezza degli impianti grazie a sistemi capaci di operare, tramite potenti algoritmi, in modo complementare alla risorsa umana. Per la seconda, è e sarà necessario identificare misure di semplificazione, oltre che normative e burocratiche, anche delle procedure amministrative che riguardano gli impianti non inclusi nel PNRR (Piano nazionale Ripresa e Resilienza) con particolare riferimento alle procedure di Autorizzazione Unica Ambientale e Autorizzazione Integrata Ambientale. «Il PNRR – commenta Carlo Bonomi, Presiedente Confindustria – è una grande opportunità per sostenere investimenti pubblici e fare leva su quelli privati. Non si può fallire al PNRR». Semplificare le norme, rendendo più efficienti le procedure autorizzative, contribuirà in modo determinante a elevare livelli di sicurezza in ambito ambientale come anche sanitario, a favore di una maggiore e migliore competitività delle imprese, senza oneri per la collettività. «Le Istituzioni – conclude Buzzella – devono aiutarci a rimuovere i blocchi burocratici, snellendo le procedure autorizzative: un passaggio indispensabile per creare nuovi impianti al servizio della Transizione Ecologica sostenendo adeguatamente le sfide della trasfomzione, con sempre maggiore sostenibilità dei processi e dei prodotti».