L’ordinanza del TAR del Lazio di rinvio alla Corte Costituzionale del payback è una grande notizia per tutte le aziende di dispositivi medici che, ringraziandole personalmente per la compattezza, sono state in questi anni ferme contro questa norma. Significa aver vinto una prima battaglia fondamentale per la cancellazione del payback. Questa ordinanza ha finalmente dato un senso di dignità al nostro settore e ringraziamo che la Giustizia abbia fatto il suo corso”. Il presidente di Confindustria dispositivi medici, Massimiliano Boggetti, ha così commentato l’ordinanza del Tar del Lazio che ha rinviato alla Corte Costituzionale la decisione finale sul payback. L’ordinanza è giunta il giorno dopo la diffusione delle ultime proposte di Confindustria DM per migliorare la governance del settore dei dispositivi e superare così il payback.

Il rinvio alla Corte Costituzionale non sancisce ancora la fine del payback – ha dichiarato Boggetti – ma segna un punto importante perché nell’ordinanza vengono sottolineati tutti gli aspetti di incostituzionalità della norma: dalla retroattività, alla rinegoziazione delle gare, passando per l’assenza di specificità nel considerare l’uno per l’altro gli oltre un milione e mezzo di dispositivi medici, fino a citare la possibile violazione del Protocollo addizionale alla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali (CEDU), sotto il profilo dell’affidamento, della ragionevolezza e dell’irretroattività. Insomma tutto quello che abbiamo da anni sostenuto”. L’auspicio del presidente di Confindustria DM è che ora il governo possa mettere fine alla vicenda.

Le proposte di governance della parte industriale

Il comparto dei dispositivi medici italiano conta quasi 4.500 aziende, per un totale di oltre 118 mila dipendenti, e genera un mercato complessivo di 17,3 miliardi di euro tra export e mercato interno.

Il recente XVIII Forum Risk Management di Arezzo è stata l’occasione per presentare le proposte di Confindustria DM per migliorare la governance del settore. Proposte che sono confluite nel tavolo di lavoro Gutenberg, composto da esperti del settore, e che vertono su un’offerta sanitaria programmata per patologia, sull’allocazione delle risorse in base ai bisogni di salute e sull’introduzione controllata dell’innovazione.

Secondo l’indagine del Centro Studi di Confindustria Dispositivi Medici sull’impatto del payback sulle imprese del settore, presentata nel corso dei lavori, la situazione di incertezza sul payback ha provocato uno stallo, con il 61% delle aziende che hanno bloccato le assunzioni e il 31% che ha fatto ricorso a licenziamenti. Anche gli investimenti in ricerca e sviluppo sono stati ridotti da 4 aziende su 10, mentre il 27% ha avviato procedure di cassa integrazione. 

L’incertezza legata alla possibilità di dover pagare lo sforamento del tetto di spesa delle Regioni impatta anche sulla sanità pubblica e sulla qualità tecnologica dei dispositivi medici disponibili per la cura del cittadino. I dati di Confindustria DM indicano che il 61% delle aziende ha previsto di astenersi dalla partecipazione alle gare pubbliche, limitando al mercato privato le soluzioni più avanzate (54%); anche gli investimenti nella formazione della classe medica hanno subito uno rallentamento (54%). 

La situazione potrebbe anche peggiorare in futuro: le previsioni dell’associazione di categoria, infatti, indicano che di qui al 2028, otto aziende su dieci potrebbero limitare l’uso di tecnologie avanzate nelle gare italiane, sette su dieci prevedono di rivolgersi prevalentemente ai mercati esteri, e le assunzioni potrebbero venire ridotte da parte del 72% delle imprese.