In occasione del recente vertice europeo dell’industria, tenutosi sotto gli auspici della presidenza belga del Consiglio dell’UE, le imprese e le organizzazioni di categoria dell’industria energy intensive (EII) hanno sottoscritto la Dichiarazione di Anversa (link) per un accordo industriale europeo. Il documento è volto a esprimere il pieno sostegno del mondo industriale alla costituzione di un Patto industriale europeo, ritenuto essere un passaggio fondamentale per accompagnare l’attuazione del Green Deal e per il mantenimento di posti di lavoro altamente qualificati in Europa. Le industrie dell’ecosistema EII impiegano 7,8 milioni di persone in Europa e forniscono un valore aggiunto pari a 549 miliardi di euro (4,55% del totale UE).
“Riportare l’Industria al centro delle politiche europee è una questione di sopravvivenza: l’Industrial Deal deve far parte dei programmi UE, con identica priorità rispetto al Green Deal”, ha dichiarato il presidente di Federchimica Francesco Buzzella. “I primi segnali del 2024 confermano un trend negativo per l’industria, specie nei paesi tradizionalmente motori dell’economia europea. Occorre intervenire subito per tentare di invertire una tendenza alla deindustrializzazione, ormai molto preoccupante”.
Per il presidente di Federchimica, sarebbe necessario che l’industria e, in particolare, la chimica, tornino al centro delle strategie comunitarie. “La chimica è strategica in quanto infrastruttura tecnologica e innovativa per tutti i settori manifatturieri, nonché settore leader in termini di sostenibilità ambientale, sociale ed economica. L’Industria è motore di benessere, di progresso e dello sviluppo sostenibile. Crescita e sviluppo saranno possibili solo a patto che le Imprese possano tornare a operare in un clima favorevole, che consenta di competere a livello globale e pianificare investimenti in ricerca per produrre innovazione, funzionale anche alla realizzazione del Green Deal. Ben venga perciò – ha concluso Buzzella – la proposta di un Patto per l’Industria, che tutti ci auguriamo possa entrare a pieno titolo nell’agenda della Commissione Ue nel corso della prossima legislatura”.
Le proposte del mondo industriale
Gli obiettivi fissati a livello europeo di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050, insieme a quelli per il 2040, sono molto sfidanti per il mondo produttivo, con previsioni che vedono un netto aumento sia della produzione di energia elettrica in Europa che degli investimenti industriali (fino a sei volte rispetto al decennio precedente).
L’obiettivo è reso ancora più complesso dalla necessità, per grandi imprese e PMI, di affrontare la recessione economica degli ultimi anni, la conseguente delocalizzazione e la concorrenza delle altre economie, come quella americana.
La Dichiarazione di Anversa sottolinea come l’autonomia strategica aperta potrà essere perseguibile dell’UE solo solo se le industrie di base e ad alta intensità energetica resteranno in Europa e continueranno a investire. Il documento indica le linee di sviluppo attese delle politiche industriali che saranno chiamate ad adottare le rinnovate istituzioni europee.
L’Industrial Deal, innanzitutto, dovrebbe essere al centro della nuova agenda strategica europea per il periodo 2024-2029, con sviluppo di un piano di politica industriale comprensivo d’iniziative volte a eliminare incoerenze normative, obiettivi in conflitto tra loro, inutili complessità legislative ed eccesso di rendicontazione.
Sul fronte dei finanziamenti pubblici, la richiesta è di un fondo per la diffusione delle tecnologie pulite per le industrie ad alta intensità energetica strettamente coordinato con un quadro semplificato degli aiuti di Stato, nel rispetto delle norme del mercato unico. L’Europa dovrebbe anche poter essere messa nelle condizioni di rappresentare un fornitore di energia competitivo a livello globale. La prossima Commissione Europea, suggerisce la Dichiarazione, dovrebbe dare priorità, tra le altre cose, ai nuovi progetti per la produzione di energia a basso impatto, rinnovabile e nucleare. Attenzione e finanziamenti dovrebbero anche venire destinati all’integrazione e costruzione di infrastrutture energetiche, digitali, di cattura e uso del carbonio e di riciclaggio dei rifiuti e allo sviluppo delle reti transeuropee.
Per il mondo industriale andrebbero anche potenziate le attività minerarie e di riciclo, per garantire la disponibilità di materie prime strategiche. Gli accordi di libero scambio dovrebbero essere strumento per garantire forniture vitali per l’industria, consentire l’accesso a nuovi mercati e aumentare le esportazioni.
Non manca l’attenzione a una maggiore diffusione dei prodotti circolari, a zero e a basse emissioni di carbonio, anche tra i consumatori. Il mercato unico dovrebbe venire rilanciato e migliorato per meglio indirizzare la transizione delle catene del valore integrate. Non meno importante è anche l’innovazione, che dovrebbe basarsi su studi scientifici di alto profilo, innovazione tecnologica e politiche basate su un approccio aperto e pragmatico, compresi nuovi metodi, come la sandboxing normativa.
A livello regolatorio, il quadro normativo dovrebbe essere favorevole agli investimenti in tecnologie pulite, evitando eccessiva rigidità e carico amministrativo. Il raggiungimento degli ambiziosi obiettivi avanzati dalla Dichiarazione, infine, richiederebbe secondo il mondo industriale la creazione di una struttura adeguata, e della figura di Vicepresidente della Commissione europea deputato alla realizzazione dell’Industrial Deal europeo.