L’Europa sta puntando molto sul diventare un hub mondiale per le biotecnologie e il biomanufacturing, ma qual è la situazione nei paesi che potrebbero rappresentare la concorrenza a livello mondiale?
Risponde alla domanda un nuovo documento pubblicato da EuropaBio, l’associazione che rappresenta l’industria biotech a livello europeo. Per ogni paese considerato (Stati Uniti, Cina, India, Giappone), viene fornito un profilo dell’economia di settore e delle più recenti novità normative in nel campo delle biotecnologie.

Gli Stati Uniti doppiano l’Europa

Le aziende biotech americane sono quasi il doppio di quelle europee (8 mila vs 4.500). Più che doppio anche il numero di aziende che ha ricevuto finanziamenti nel periodo 2015-2021 (3.557 vs 1.558, rispettivamente). Significativo il dato che indica come la maggior parte delle nuove aziende biotech create tra il 2018 e il 2020 sia statunitense (65%), mentre solo il 24% è localizzato in Europa.
Tra gli obiettivi a cinque anni identificati per il biotech “made in US” figura la messa in campo di capacità di biomanufacturing per produrre almeno il 25% dei principi attivi farmaceutici necessari negli Stati Uniti per la produzione di farmaci a base di piccole molecole. È previsto un investimento di 1 miliardo di dollari in infrastrutture domestiche per il biomanufacturing, oltre a 40 milioni di dollari per l’espansione delle produzioni di API.

India in continua crescita

L’India si colloca al terzo posto tra i paesi asiatici e al dodicesimo a livello globale come location per il biotech, con un mercato stimato in 63 miliardi di dollari nel 2019 e oltre 3.500 start-up (il 5% del mercato globale). L’espansione è attesa proseguire, sulla scorta di una popolazione che vede migliorare costantemente il livello di vita.
Tra gli obiettivi fissati dal governo indiano per il periodo 2021-2025 vie è il raggiungimento delle 10 mila startup biotech, oltre che la creazione di un hub globale per il biomanufacturing del valore di 100 miliardi di dollari. Si punta anche a una crescita della quota di mercato del biotech indiano fino a 150 miliardi di dollari, dai 92 miliardi del 2019.

Il Giappone punta sulla bioeconomia

Il mercato giapponese della bioindustria nel 2019 era stimato essere pari a 32 miliardi di dollari. La bioeconomia è in forte sviluppo, sostenuta dalle preoccupazioni in campo ambientale, per la sicurezza delle forniture alimentari, e per l’aumento delle malattie correlate agli stili di vita e della conseguente domanda di farmaci.
Le previsioni per il futuro vedono una crescita di circa il 50% del mercato del biomanufacturing, produzioni primarie e healthcare, fino a raggiungere gli 837 miliardi di dollari complessivi nel 2030. Il settore delle biotecnologie sanitarie è atteso raggiungere i 30 miliardi di dollari, comprensivi di prodotti biofarmaceutici, medicina rigenerativa, terapie geniche e cellulari.

La Cina è sempre più vicina

La Cina sta riducendo sempre più il divario con gli altri paesi sia per quanto riguarda il livello di conoscenze che il settore industriale. Il rapporto segnala un numero di brevetti nel campo delle biotech per la salute simile tra Cina ed Europa nel periodo 2014-2020, e il 12% delle nuove società biotech fondate a livello mondiale negli anni 2018-2020.
La forte spinta alle attività di R&D in campo biotech è testimoniata dall’obiettivo del 1,68% di fatturato operativo reinvestito in spesa di ricerca e sviluppo nel 2025 (dal 0,88% del 2013). Anche il valore aggiunto industriale atteso raggiungere il 4%, dal 2% del 2020.