Uno studio condotto dalla WorkInHealth Foundation, un’iniziativa creata da EIT Health insieme allo European Investment Fund (EIF), ha coinvolto 472 gestori di fondi di 371 diversi venture capital aventi sede nell’EU, con l’obiettivo di analizzare gli attuali gap di competenze nel settore sanitario e come gli investitori si pongono nei loro confronti.
Dal rapporto, pubblicato sul sito di EIT Health, emerge come i venture capital maggiormente focalizzati sul settore sanitario diano priorità alle competenze di leadership e gestione del personale, alla capacità di creare network professionali e alla conoscenza dell’industria. Gli investitori più focalizzati sul settore biotech, invece, sono più interessati a competenze in campo industriale e delle discipline STEM (scienze, tecnologie, ingegneria e matematica)
Il rapporto discute anche alcune possibili soluzioni pratiche e strategie per colmare queste lacune e per aiutare le organizzazioni a costruire una forza lavoro capace e adattabile.
Come ovviare alla carenza di talenti
La carenza di talenti si fa notare soprattutto con riferimento a particolari competenze derivati dai ruoli nuovi ed emergenti, con crescita esponenziale della domanda, ad esempio, per quanto riguarda figure esperte e qualificate in materia di innovazione, posizioni commerciali e digitale. Ciò fa si che la potenziale carenza di queste figure rappresenti una possibile minaccia per la sostenibilità e il potenziale di crescita del settore sanitario.
Secondo la WorkInHealth Foundation, quindi, sarebbe di fondamentale importanza lavorare per colmare il divario di competenze tra le esigenze del settore sanitario e l’idoneità dei talenti disponibili, agendo a livello di quattro assi principali.
Innanzitutto, sarebbe necessario anticipare i fabbisogni di competenze grazie a un Osservatorio delle competenze e alla business intelligence. Sarebbe, poi, importate attrarre un nuovo pool di talenti in collaborazione con i media pan-europei, lavorando sulla trasformazione dell’immagine del settore sanitario. La messa a punto di programmi di miglioramento delle competenze e riqualificazione personalizzati, inoltre, permetterebbe di formare milioni di lavoratori verso i nuovi obiettivi, mentre il ricorso a una piattaforma e servizi basati sull’intelligenza artificiale permetterebbe di abbinare le figure disponibili con i datori di lavoro.
L’analisi compiuta nel rapporto ha preso in considerazione cinque obiettivi generali legati alle lacune di competenze, in particolare per quanto riguarda i settori biotech, medtech e i sottosettori della sanità digitale.
Gli approfondimenti quali- e quantitativi sulla carenza di talenti così evidenziati hanno rappresentato la base per proporre le possibili soluzioni volte a colmare queste lacune attraverso l’assunzione, l’outsourcing, la formazione, il mantenimento dei talenti o il tutoraggio.
È stata esplorata anche la relazione tra i fondi di venture capital e le start-up nella progettazione e valutazione delle strategie mirate ai talenti, ed è stata evidenziata l’importanza della diversità e il suo impatto sul settore.
Quest’analisi ha portato a identificare cinque lacune critiche in termini di competenze trasversali per il modo healthtech europeo (leadership e gestione delle persone, capacità imprenditoriali, pianificazione strategica, abilità comunicative e sviluppo aziendale e networking), a cui si aggiungono tre principali lacune nelle competenze tecniche (competenze tecniche e competenza STEM, capacità di analisi dei dati, familiarità con gli ambienti normativi).
Le interviste e le tavole rotonde alla base del report hanno permesso di evidenziare cinque possibili vie per colmare l’attuale divario di competenze. Se, da un lato, l’assunzione di nuovo personale rimane il metodo principale per soddisfare le esigenze operative immediate, con l’outsourcing indicato come soluzione principale per le attività temporanee e/o non-core, la formazione è ancora l’approccio più comune per colmare le lacune del personale.
La capacità di trattenere i talenti, inoltre, sarebbe legata a pratiche di gestione innovative e flessibilità sul posto di lavoro mirate a costruire la fedeltà dei dipendenti. Il tutoraggio, infine, è stato riconosciuto come un potente strumento per lo sviluppo delle competenze.
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