In apertura di questo editoriale, vorrei ricordare come abbia preso il via il conto alla rovescia per Oltre le molecole, scenari futuri per l’industria Pharma, secondo convegno organizzato da NCF – Notiziario Chimico Farmaceutico e in programma il prossimo 4 dicembre a Milano. Un titolo che si presta a molte interpretazioni, legate all’esponenziale sviluppo dei nuovi medicinali ma anche all’utilizzo sempre più diffuso delle nuove tecnologie nel mondo della salute. Rinnovo quindi l’invito a partecipare a tutti i lettori. I temi che saranno dibattuti stanno a testimoniare l’entità del cambiamento in corso.
A proposito di cambiamento, da alcuni anni si parla con crescente frequenza di digital health e di utilizzi di IA “tradizionale” e generativa. Mentre la prima opera su dati acquisiti e apprendimento degli stessi (machine learning), la seconda si concentra sulla creazione “automatica” di nuovi contenuti basati sui dati forniti durante la fase di apprendimento. Suggerisco ai lettori di leggere attentamente quanto riportato negli articoli dedicati al focus del mese, dedicato ai wearable devices, dispositivi che ormai pervadono la vita di tutti i giorni. Già in molti, facendo jogging, da anni si sono dotati di orologi in grado di dialogare con una fascia che rileva e trasmettei battiti cardiaci e permette di scaricare i dati riassuntivi della prestazione. Così come in tanti, durante la pandemia Covid, si sono dotati di un saturimetro, in grado di rilevare la percentuale di O2 nel nostro sangue e la nostra frequenza cardiaca. O ancora, numerosi pazienti da anni utilizzano la telemedicina, quale strumento che consente la rilevazione da parte del paziente di dati che vengono poi trasmessi al medico permettendo un controllo a distanza di parametri predeterminati, e di effettuare correzioni, se necessario, alle terapie in atto. Recentemente, grazie alle nuove tecnologie digitali, i dispositivi wearable hanno avuto sviluppi sempre più imprevedibili ed evoluti.
In un primo articolo (pag. 28), abbiamo intervistato Giuseppe Recchia, vicepresidente di Fondazione Tendenze Salute Sanità Oltre all’evoluzione storica di questi dispositivi, ne abbiamo definito l’ambito di azione e lo scopo, ovvero un migliorato monitoraggio del paziente, che può in casi specifici consentire anche l’autogestione della terapia. Viene anche chiarito che, nel caso di applicazioni per la salute, questi dispositivi devono essere certificati come medical devices. In un secondo contributo (pag. 34), entriamo nel dettaglio, fornendo in due esaustive tabelle un elenco di esempi di ambiti in cui attualmente i wearables possono essere utilizzati. Nel caso di particolari patologie, questi dispositivi possono avere il duplice compito di monitorare i parametri e pilotare conseguentemente il rilascio dei farmaci previsti.
Per concludere (pag. 42), in un’intervista con Chiara Sgarbossa, direttrice dell’Osservatorio Sanità Digitale POLIMI, si prende in esame lo stato delle attività per l’adeguamento del SSN alle misure in tema di digitalizzazione previste dal PNRR. Attività che per il momento vertono soprattutto sulla messa a punto dei sistemi di telemedicina e delle cartelle cliniche elettroniche a livello regionale, ma che in prospettiva si andranno sempre più a interfacciare anche con il grande mondo dei dispositivi wearable, dell’utilizzo dell’IoT per il rapido
scambio di dati sulla salute del paziente, tra lo stesso e la rete di sanitari che lo ha in cura.
Lascio al lettore di prendere atto della situazione attuale e degli ostacoli al momento presenti per la transizione.