La Giornata mondiale della consapevolezza sull’uso degli antibiotici ha visto la pubblicazione, da parte di Aifa, degli ultimi dati sul consumo degli antibiotici in Italia e l’antibiotico-resistenza nel 2023.
I consumi totali di antibiotici sono ammontanti a 23,1 dosi al giorno per 1000 abitanti, un dato che si colloca sopra la media europea (20 dosi/die per 1000 ab.) e che vede un aumento del 6,6% rispetto ai valori registrati nel 2022. Le dosi erogate tramite il Servizio sanitario nazionale sono state 15,3 milioni per 1000 abitanti (+6,3%), per una spesa complessiva di 985,3 milioni di euro.
La grande maggioranza degli antibiotici (90%) sono stati prescritti dai medici di medicina generale e dai pediatri di libera scelta, solo il 10% dalle strutture sanitarie pubbliche.
A livello geografico, il Sud e le Isole hanno visto nel 2023 il maggior ricorso agli antibiotici (18,9 dosi/die per 1000 ab.), seguiti dal Centro (16,4 dosi/die per 1000 ab.) e dal Nord Italia (12,4 dosie/die per 1000 ab.). Complessivamente, quattro persone su dieci hanno ricevuto almeno una prescrizione di antibiotici nel corso dell’anno, dato che sale a sei su dieci per i bambini nella fascia d’età 2-5 anni e negli over-85.
I dati Aifa indicano anche che in Italia si registrano circa 11 mila morti l’anno a causa di infezioni antibiotico-resistenti, su un totale di 33 mila morti/anno a livello Europeo (e 670 mila infezioni/anno totali da batteri resistenti).
La percentuale italiana di pazienti ricoverati che hanno contratto un’infezione (8,2%) nel biennio 2022-23 è più alta della media UE (6,5%). Più elevata risulta anche la quota di pazienti ricoverati (44,7%) a cui vengono somministrati farmaci antibiotici (vs 33,7% Ue).
Secondo i dati Aifa, tra le 135 e le 210 mila infezioni ospedaliere potrebbero essere evitate grazie a una maggiore prevenzione negli ospedali e al ricorso a maggiori accorgimenti igienici.
La pagina del sito web di Aifa dedicata ai farmaci antibiotici contiene anche gli ultimi rapporti relativi alla situazione europea. I dati ECDC relativi al 2023, ad esempio, segnalano che a livello di comunità e assistenza primaria il sottogruppo di antibiotici a più alto consumo erano le penicilline (47%), seguite da macrolidi, lincosamdi e streptogramine (17%) e cefalosporine e altri beta-lettamici (12%). A livello di consumi ospedalieri, le penicilline si collocano ancora la primo posto (34%), davanti a cefalosporine e altri beta-lettamici (28%).
Le conclusioni dell’ECDC in materia di sanità pubblica indicano scarsi progressi verso gli obiettivi posti dall’UE per il consumo di antimicrobici. In particolare, l’aumento fatto segnare dai consumi di antibiotici “di riserva” e “ad ampio spettro” dell’OMS indicherebbe la necessità di un maggiore impegno circa l’uso antimicrobico non necessario e inappropriato a tutti i livelli dell’assistenza sanitaria nei paesi europei.