Ho scritto questo editoriale al rientro dal 64° Simposio AFI di Rimini, prendendo spunto dal tema al centro del numero di luglio di NCF: i radiofarmaci. Un ambito affascinante e in continua evoluzione, ma non privo di complessità. Per introdurre al meglio i contributi che seguono, ho scelto di aprire con alcune informazioni di base – prese “in prestito” da Fondazione Veronesi – che spero possano essere utili per il lettore. I radiofarmaci sono molecole composte da un radionuclide (atomo radioattivo) e un carrier biologico che li trasporta verso un organo o tessuto specifico. Possono essere utilizzati sia per la diagnosi sia per la terapia, soprattutto in ambito oncologico, ma anche in campo cardiologico e neurologico. Quelli diagnostici consentono di localizzare i tumori e valutarne il comportamento biologico, ponendo le basi per terapie personalizzate. Quelli terapeutici, invece, sfruttano radionuclidi con effetto citotossico mirato, colpendo solo le cellule malate e riducendo l’esposizione radiologica complessiva. Tra i radiofarmaci terapeutici più noti vi sono il radioiodio (per la tiroide), gli anticorpi radiomarcati (contro i linfomi e alcuni tumori cerebrali), i radiofarmaci recettoriali (per i tumori neuroendocrini) e quelli osteotropi (per le metastasi ossee). Fatta questa premessa “tecnica”, veniamo agli articoli del focus.

Nel primo pezzo abbiamo parlato di terre rare (REE), che sono impiegate nella produzione dei radiofarmaci, e dei possibili rischi di vulnerabilità per la supply chain (p. 24). La crisi nel loro reperimento è salita recentemente alla ribalta con l’imposizione dei dazi statunitensi e rappresenta un ostacolo che deve essere monitorato con attenzione. L’Annex 2 del Regolamento (UE) 2024/1252 definisce una lista di materie prime critiche per l’Unione Europea, con l’obiettivo di garantire l’approvvigionamento sicuro di risorse vitali per l’industria, la tecnologia e l’innovazione. Queste materie prime, spesso limitate nella loro disponibilità, sono essenziali per numerosi settori, incluso quello chimico-farmaceutico. A seguire (p. 30), un approfondimento con gli esperti AFI sull’evoluzione digitale nella gestione dei radiofarmaci per la Tomografia a Emissione di Positroni (PET). Tema, questo, affrontato anche nella diciannovesima edizione del volume Buone Pratiche di Fabbricazione – Linee Guida AFI edito da Tecniche Nuove e di recente pubblicazione. Nell’articolo vediamo come la digitalizzazione stia trasformando il settore della medicina nucleare, con un impatto sull’allestimento e sulla gestione dei radiofarmaci PET.

Veniamo al terzo contributo (p. 34), in cui ci siamo focalizzati sulla teranostica e sulla medicina di precisione. I radiofarmaci combinano imaging avanzato e azione terapeutica mirata, offrendo un approccio più preciso e meno invasivo rispetto alle cure convenzionali. Dall’oncologia alle malattie neurodegenerative, il futuro punta su molecole intelligenti capaci di localizzare e colpire con efficacia. Interessante quanto riguardato a continuità sulle malattie neurodegenerative e cardiovascolari.

Per concludere (p. 38), un approfondimento sulla gestione e sullo smaltimento dei rifiuti sanitari radioattivi. Grazie al contributo di ENEA, si descrivono accuratamente le modalità operative di smaltimento e le responsabilità di quanti coinvolti in questo processo di fondamentale importanza in logica di sostenibilità ambientale e non solo.