Durante l’ultima seduta plenaria del Parlamento UE, lo scorso 10 settembre, sono state votate in via definitiva le modifiche al meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere (carbon border adjustment mechanism, CBAM), che puntano a ridurre gli oneri amministrativi a carico delle PMI e degli importatori occasionali.
Il sistema mira ad equiparare il costo per importare merci nell’UE al prezzo pagato dai produttori europei per le emissioni CO2, e ad evitare così rilocalizzazioni industriali al di fuori dell’Unione. Le modifiche approvate dal Parlamento rientrano nel pacchetto di proposte di semplificazione Omnibus I, presentato dalla Commissione UE il 26 febbraio 2025, che mira a semplificare la legislazione vigente nei settori della sostenibilità e degli investimenti.
Il testo normativo deve ora passare dal passaggio di approvazione formale da parte del Consiglio europeo ed entrerà in vigore tre giorni dopo la pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea. È anche previsto che, a inizio 2026, la Commissione europea valuti se estendere il campo di applicazione del CBAM ad altri settori ETS e come sostenere gli esportatori di prodotti CBAM a rischio di rilocalizzazione delle emissioni di carbonio.
I punti chiave approvati dal Parlamento
Il meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere dell’UE è lo strumento con cui l’Unione intende equiparare il prezzo del carbonio pagato per i prodotti europei, soggetti al sistema di scambio di quote di emissione (ETS), a quello delle merci importate, e incoraggiare una maggiore ambizione climatica nei paesi extra-UE.
I membri del Parlamento UE, in particolare, hanno approvato una nuova soglia minima in base alla quale le importazioni fino a 50 tonnellate/anno per importatore non saranno soggette alle norme CBAM. Tale soglia sostituisce quella della proposta originale, che esentava solo le merci di valore trascurabile, e dovrebbe rendere esenti la grande maggioranza (90%) degli importatori (soprattutto piccole e medie imprese e privati) che importano solo piccole quantità di merci sottoposte al regime CBAM.
Le modifiche apportate dal Parlamento non impattano sull’ambizione climatica alla base del meccanismo, che rimane invariata: poiché il 99% delle emissioni totali di CO2 derivanti dalle importazioni di ferro, acciaio, alluminio, cemento e fertilizzanti, infatti, continuerà a essere coperto dal regolamento. Le modifiche introdurranno inoltre garanzie per mantenere tale livello di copertura e rafforzeranno le disposizioni anti-abuso per prevenire l’elusione delle norme.
Per le importazioni che restano soggette al CBAM, inoltre, è stata prevista una semplificazione delle norme, ad esempio rispetto al processo di autorizzazione, al calcolo delle emissioni, alle regole di verifica e alla responsabilità finanziaria dei dichiaranti CBAM.
Il relatore della misura al Parlamento UE, Antonio Decaro, ha dichiarato: “Il CBAM è concepito per prevenire la rilocalizzazione delle emissioni di carbonio e proteggere le industrie europee del cemento, del ferro, dell’acciaio, dell’alluminio, dei fertilizzanti, dell’elettricità e dell’idrogeno. Abbiamo risposto alle richieste delle imprese di semplificare e razionalizzare il processo, esentando il 90% degli importatori di merci CBAM per favorire la competitività e la crescita delle nostre aziende. Poiché il CBAM continuerà a coprire il 99% delle emissioni totali di CO2, abbiamo mantenuto le ambizioni ambientali dell’UE e restiamo pienamente impegnati a una transizione giusta e al conseguimento della neutralità climatica entro il 2050”.








