Un’infezione ospedaliera su tre si caratterizza, sul territorio europeo, come multiresistente, agli antibiotici. In Italia, inoltre, il consumo è del 10% più alto rispetto alla media europea nel 2024, con maggiore utilizzo anche di antibiotici ad ampio spettro e di ultima linea (“Reserve”). Nel 2025, nove antibiotici attivi contro le infezioni multiresistenti sono stati inseriti nel Fondo dei farmaci innovativi. Sono questi alcuni dei dati pubblicati del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) in occasione della Giornata europea degli antibiotici, lo scorso 18 novembre (link ai rapporti ECDC su consumo degli antibiotici e resistenza antimicrobica).
I dati dell’epidemia silente
Ogni anno nell’Unione Europea oltre 35 mila persone muoiono a causa di infezioni provocate da microrganismi resistenti agli antimicrobici. Il numero di pazienti che contraggono almeno un’infezione correlata all’assistenza sanitaria durante la degenza in ospedale sono 4,3 milioni, con riferimento all’UE/Spazio Economico Europeo (SEE). Inoltre, il 3% dei residenti nelle strutture di assistenza a lungo termine nell’UE/SEE va incontro ad almeno un’infezione legata all’assistenza sanitaria. Infezioni che sono sempre più difficili da curare, in quanto ormai un terzo dei batteri che le causa è resistente a importanti antibiotici, limitando così le opzioni di trattamento.
“L’antibiotico-resistenza – ha ricordato il presidente dell’Agenzia italiana del farmaco Robert Nisticò – è una pandemia silente che, secondo le ultime stime del Centro europeo per il controllo delle malattie (ECDC), provoca 12 mila morti l’anno nel nostro Paese ed ha anche un impatto economico significativo, con un costo di 2,4 miliardi l’anno per il Servizio sanitario nazionale e 2,7 milioni di posti letto occupati a causa di queste infezioni. Il report dell’ECDC indica un cammino in salita più o meno per tutti i Paesi europei, con l’Italia che, nonostante flebili segnali di miglioramento su alcuni obiettivi specifici, rimane tra le realtà più critiche. I dati europei e nazionali sono una ulteriore conferma di quanto sia fondamentale impegnarci tutti per salvaguardare questo prezioso strumento di salute che sono gli antibiotici”.
Il presidente di Aifa ha anche sottolineato l’importanza di adottare un approccio globale One-Health, agendo nella direzione comune di un uso appropriato degli antibiotici in ambito umano, veterinario e zootecnico, e di incentivare la ricerca, soprattutto quella indipendente. “L’Agenzia è impegnata a promuovere e sostenere l’innovazione e a sensibilizzare gli addetti ai lavori e la popolazione attraverso strumenti digitali, come l’app AIFA Firstline, e campagne di comunicazione come quella che prossimamente lanceremo insieme al Ministero della Salute, oltre che con una sempre più proficua collaborazione con i clinici, le Regioni e il territorio”.
L’andamento delle resistenze microbiche in Europa
Il rapporto ECDC evidenzia scarsi progressi rispetto agli obiettivi che l’Europa si è data per il 2030 nel contrasto all’antimicrobico-resistenza (AMR).
È stato registrato, in particolare, un trend in crescita negli ultimi anni del consumo di antibiotici, sia ad ampio spettro sia di ultima linea, riservati esclusivamente al trattamento di infezioni multiresistenti che non rispondono ad altre terapie;
La conseguenza, in assenza di un cambio di rotta, potrebbe vedere un aumento del numero di infezioni da batteri resistenti agli antimicrobici, sfide terapeutiche crescenti e maggiori decessi correlati all’AMR.
Non meno importante è l’impatto dei costi per i sistemi sanitari. Nel 2024 sono state consumate nell’UE, in media, 20,3 dosi giornaliere per mille abitanti, un dato in aumento che varia dalle 9,8 dosi al giorno per 1000 abitanti nei Paesi Bassi alle 29,9 della Grecia. Con 22,3 dosi giornaliere per mille abitanti, l’Italia presenta livelli di consumi (ospedalieri, territoriali e acquisti privati dei cittadini) superiori del 10% alla media europea, in calo rispetto al +16% del 2023.
Il consumo di antibiotici nel nostro Paese risulta comunque in calo rispetto all’anno precedente (23,1 dosi giornaliere per mille abitanti) ma è ancora molto distante dall’obiettivo fissato per il 2030, pari a 17,8 dosi. Nel Belpaese si prescrivono più molecole ad ampio spettro (penicilline, cefalosporine, macrolidi, ad eccezione di eritromicina e fluorochinoloni) che hanno un rischio maggiore di indurre resistenze antibiotiche, rispetto a quelle a spettro ristretto (penicilline e cefalosporine a spettro ristretto ed eritromicina). Il rapporto tra i consumi di queste due categorie resta tra i più elevati in Europa (9,3 contro 4,6) e non ha mostrato miglioramenti significativi nel 2024.
Negli ospedali italiani il consumo di antibiotici è leggermente al di sopra della media europea: 1,91 dosi giornaliere ogni mille abitanti contro 1,67 dosi. In questo contesto, l’aspetto da tenere maggiormente in considerazione è il ricorso agli antibiotici del gruppo “Reserve”. In Italia l’incidenza sui consumi ospedalieri di questa classe di farmaci si attesta al 6%, anche se con un andamento lievemente decrescente negli ultimi 3 anni, mentre la media europea è pari al 5,4%.
Foto di Lakshmiraman Oza da Pixabay







