Assosalute, Associazione nazionale farmaci di automedicazione, e Simg (Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie) hanno organizzato l’incontro “I Mille Volti del Dolore”, un confronto tra esperti finalizzato a eleggere il percorso più appropriato per riconoscere il dolore acuto e per affrontarlo nel migliore dei modi.

dolore acuto
Assosalute e Simg spiegano come affrontare il dolore acuto: si può gestire quello provocato da semplici disturbi con l’uso corretto farmaci da banco

In uno studio condotto dalla SIMG sono stati selezionati i pazienti che hanno richiesto un consulto al proprio medico a causa del proprio dolore. Sono stati considerati solo i pazienti che denunciavano un dolore con intensità maggiore di 3 alla scala NRS (Numerical Rating Scale), un sistema di valutazione del dolore che viene compilata chiedendo al paziente di assegnare un punteggio da 0 a 10 corrispondente al dolore provato.

Secondo lo studio, il 70% di quelli che consultano il proprio medico per un problema di dolore, lo fa per la presenza di un dolore “acuto”.

In caso di una causa scatenante netta e chiara – la presenza del ciclo mestruale, una piccola contusione, un arrossamento degli occhi, un’indigestione o un mal di testail dolore acuto può essere controllato in autonomia, tramite la corretta assunzione di farmaci di automedicazione o da banco, acquistabili senza obbligo di prescrizione.

Il dolore acuto e il dolore cronico

Nell’esperienza medica il dolore rappresenta una tra le manifestazioni più importanti di un disturbo o di una malattia, inoltre, fra i sintomi, è quello che mina maggiormente la qualità di vita.

Per imparare ad affrontare correttamente il dolore, è opportuno saper distinguere le varie forme di dolore. In generale, il dolore si distingue in due diverse categorie: acuto e cronico.

Il dolore acuto è il primo segnale che l’organismo trasmette a seguito di un evento scatenante: un movimento innaturale del corpo, un piccolo trauma, un’emicrania o il mantenimento della stessa scorretta posizione sul posto di lavoro.

Il dolore diventa cronico quando persiste oltre la guarigione della malattia che lo ha chiaramente provocato e/o per un periodo maggiore di tre mesi.

Questa suddivisione non è netta poiché, spesso, anche in Medicina Generale il dolore persiste in quanto non è stata individuata la causa.

I numeri del dolore

Durante l’incontro è emerso che, secondo un’indagine condotta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), su 5447 soggetti ospitati da 15 centri di tutto il mondo, il dolore persistente nell’ambito delle cure primarie risulta avere una prevalenza del 20%.
In Italia, uno studio osservazionale pubblicato nel 2005, che ha coinvolto 89 medici di medicina generale, ha rilevato come circa un terzo dei contatti ambulatoriali che il medico ha durante la sua attività routinaria lamenti dolore, classificato dai medici ricercatori nel 52,8% dei casi come “cronico”.
Inoltre, in una recente ricerca condotta dalla SIMG sono stati selezionati i pazienti che hanno richiesto un consulto al proprio medico a causa del proprio dolore. Sono stati considerati solo i pazienti che denunciavano un dolore con intensità maggiore di 3 alla scala NRS (Numerical Rating Scale), un sistema di valutazione del dolore che viene compilata chiedendo al paziente di assegnare un punteggio da 0 a 10 corrispondente al dolore provato.
All’interno di questo campione, il dolore cronico (maggiore del valore 3 alla scala NRS con durata superiore ai tre mesi) era presente nel 3% del totale della popolazione assistita, con proiezione su base annua e rappresentava circa il 27% dei primi accessi per dolore. Il restante 70% circa consulta il proprio medico per un problema di dolore acuto.

«Tra i principali obiettivi che la Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie si propone, figura anche quello di supportare le persone costrette a convivere con alcuni problemi di salute che, nella maggior parte dei casi, provocano la comparsa di dolore – commenta Ovidio Brignoli, vice presidente di SIMG. – È per questo che il medico di famiglia, quando opportunamente consultato, sarà in grado di prescrivere una terapia idonea o, in caso di lievi sintomi da leggeri disturbi, indirizzare il paziente verso una gestione autonoma del dolore, tramite l’assunzione responsabile di farmaci di automedicazione».

«Oltre a limitare in maniera impattante la qualità della vita, il dolore è causa di una serie considerevole di costi sociali, in termini di rendimento al lavoro, conseguenze psicologiche e ripercussioni fisiche – conclude Pierangelo Lora Aprile, responsabile Area dolore SIMG. – Per arginare in maniera efficace questo fenomeno complesso, in presenza di sintomi derivanti da semplici disturbi è opportuno educare la popolazione a una gestione autonoma del dolore, tramite una terapia che preveda l’assunzione responsabile di farmaci da banco. In caso di dolori caratterizzati da un’intensità più forte che non si risolvono a breve e non sono strettamente correlati a eventi acuti e/o traumatici, è opportuno consultare un medico per una diagnosi più puntuale e l’inizio di un trattamento specifico».