Osteoporosi e indice di massa corporea sono strettamente correlati: per uno stato osseo ottimale è necessario un BMI nei limiti a partire dall’infanzia.

Osteoporosi e indice di massa corporea sono strettamente correlati: per uno stato osseo ottimale è necessario un BMI nei limiti a partire dall'infanzia.
Valori di BMI alle estremità dello spettro possono rappresentare un fattore di rischio sia per lo sviluppo dello scheletro sia per il mantenimento dello stato osseo

In estate è maggiore il tempo che le persone passano all’aria aperta. Questo consente fare il pieno di vitamina D, che è però destinato ad esaurirsi nel giro di poche settimane. Oltre a cercare di esporsi al sole per almeno 20 minuti al giorno durante tutto l’anno, è necessario curare anche l’alimentazione. Soggetti troppo magri o troppo grassi, infatti, possono avere difficoltà a raggiungere lo status ottimale. La maggior parte dei disturbi alimentari è collegato a un deficit di vitamina D.

«Per uno stato osseo ottimale è necessario avere anche un indice di massa corporea (BMI) nei limiti, a partire dall’infanzia. Infatti, valori di BMI alle estremità dello spettro possono rappresentare un fattore di rischio sia per lo sviluppo dello scheletro sia per il mantenimento dello stato osseo – avverte Ranuccio Nuti, professore dell’Università di Siena. – Oltre il 50% dei soggetti affetti da magrezza patologica e soprattutto anoressia nervosa presentano alterazioni dello stato osseo. In particolare, circa il 10% dei soggetti affetti da anoressia manifestano un quadro di osteoporosi. Tra le molteplici complicanze di questa patologia, oltre al grave calo ponderale, meritano considerazione quelle endocrino-metaboliche, tra cui si annoverano:

  • la malnutrizione, con conseguente riduzione della massa grassa e della massa magra,
  • l’ipogonadismo,
  • l’amenorrea,
  • la resistenza periferica all’azione del GH,
  • l’eccesso di cortisolo,
  • la sindrome da basso T3 (uno degli ormoni tiroidei).

Tali condizioni contribuiscono sia alla determinazione di alterazioni del metabolismo osseo sia a una riduzione della densità minerale ossea (BMD)».

Obesità e fragilità ossea

Tradizionalmente l’obesità è stata considerata un fattore protettivo per il rischio di fratture osteoporotiche. Infatti la maggior parte degli studi hanno riportato che i soggetti con un BMI normale o elevato hanno un rischio inferiore di andare incontro a fratture rispetto a quelli con un BMI ridotto. In realtà non esistono molti dati in letteratura riguardo alle modificazioni scheletriche cui vanno incontro i pazienti obesi. Recentemente però numerosi studi hanno dimostrato che la presenza di massa grassa non sempre ha un effetto protettivo nei confronti dell’osteoporosi e del rischio di fratture. Infatti è stato osservato che un eccessivo accumulo di grasso viscerale ha un effetto negativo sulla BMD. Studi condotti sia su popolazioni asiatiche sia caucasiche, inoltre, hanno riportato una correlazione inversa tra tessuto adiposo addominale e BMD femorale.

Proteine e tessuto osseo

«Un giusto apporto di proteine ha un duplice effetto preventivo e protettivo perché contribuisce allo sviluppo di ossa e muscoli forti, anche grazie all’aumento dei livelli di IGF-1 nel sangue. Prodotto dal fegato, IGF-1 promuove la formazione di tessuto osseo, muscolo e aiuta la trasformazione della vitamina D nella sua forma attiva. Inoltre gli aminoacidi che compongono le proteine hanno un ruolo sull’intestino favorendo l’assorbimento intestinale di calcio – precisa Maurizio Muscaritoli, presidente SINuC. – E per rassicurare anche la quota di soggetti che assume poche proteine da fonti animali, recenti studi hanno confermato che anche le fonti di proteine vegetali funzionano per la prevenzione dell’osteoporosi».

Come sottolineato anche nelle linee guida per la prevenzione dell’osteoporosi emanate dal Ministero della Salute, l’osteoporosi non è soltanto conseguente alla perdita ossea che accade con l’avanzare dell’età. Un individuo che non raggiunge un picco ottimale di massa ossea durante l’infanzia e l’adolescenza può infatti sviluppare osteoporosi senza che vi sia un’accelerata perdita ossea in età adulta.

Fabbisogno di proteine

La prevenzione deve iniziare nell’infanzia e durare tutta la vita passando per un’alimentazione ricca, equilibrata e completa. Spesso, invece, nell’età anziana la qualità dell’alimentazione va incontro a uno scadimento, aprendo la strada a quadri clinici di malnutrizione. Fattori economici, problemi dentali e di masticazione, mancanza di appetito, infatti, rendono l’alimentazione degli anziani monotona, povera e spesso priva del giusto quantitativo di proteine, il che ha come conseguenza la perdita di massa muscolare, debolezza e fragilità con il rischio di cadute.

Ma come stabilire di quante proteine abbiamo bisogno? Basta moltiplicare il proprio peso (se adulti) per 0,8 (il fabbisogno in grammi per chilo). Un soggetto di 60 chili, quindi, avrà bisogno di introdurre 48 grammi di proteine.

Un etto di carne rossa o pesce apporta 28 grammi di proteine circa,

  • un uovo grande 6 grammi,
  • 400 grammi di latte 16 grammi,
  • 1 etto di formaggio intorno ai 30 grammi,
  • 1 tazza di lenticchie 20 grammi,
  • due cucchiai di burro di arachidi circa 8 (Fonte RDA US Department of Agriculture).

Fabbisogno di vitamina D e di esposizione al sole

È necessario fare attenzione anche al declino stagionale di vitamina D. Infatti, quando ci esponiamo al sole e sintetizziamo la vitamina D, questa si accumula, ma la sua vita è di circa 3-6 settimane. È quindi verosimile che nell’organismo ci sia un picco di vitamina D fino nelle stagioni primaverile ed estiva. Da novembre a marzo, invece, i livelli toccano il punto più basso se le uscite non sono sufficienti a ripristinarne i livelli. Ma anche nel periodo estivo bisogna ricordare di dedicare almeno 20 minuti al giorno all’esposizione senza filtri: la protezione solare anche di fattore 6 è capace di bloccare quasi del tutto la sintesi cutanea.

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