Un nuovo schema di trattamento di aflibercept per la nAMD (degenerazione maculare senile neovascolare) è stato approvato nell’Unione europea.

Il nuovo regime terapeutico potrebbe offrire ai pazienti un dosaggio proattivo esteso nel primo anno di trattamento, con ottimi risultati in termini di guadagno visivo. I dati dello studio ALTAIR, infatti, dimostrano l’efficacia di un intervallo tra le iniezioni di 12 settimane e oltre per il 58% dei pazienti trattati.

Un nuovo schema di trattamento di aflibercept per la degenerazione maculare senile neovascolare è stato approvato nell'Unione europea
Un nuovo schema di trattamento di aflibercept per la degenerazione maculare senile neovascolare è stato approvato nell’Unione europea e, per alcuni pazienti affetti da wAMD, potrà ridurre il numero di iniezioni e le visite ospedaliere nel secondo anno a meno di quattro, continuando a garantire risultati e funzione visiva

Bayer ha annunciato l’approvazione da parte della Commissione europea di un nuovo schema di trattamento per aflibercept (Eylea), che consentirà di estendere gli intervalli di tempo fra le iniezioni, trattando sempre in modo proattivo i pazienti affetti da degenerazione maculare senile neovascolare (nAMD o wAMD, wet Age-related Macular Degeneration).

La scheda tecnica aggiornata parla di schema di trattamento “Treat & Extend”. Questo consente ai clinici di estendere l’intervallo fra le iniezioni con incrementi di due o quattro settimane, già durante il primo anno di trattamento con Eylea. Se gli esiti visivi e/o anatomici peggiorano durante la fase di T&E, gli intervalli vanno ridotti di conseguenza. Le dosi iniziali sono tre dosi mensili seguite da un’iniezione dopo due mesi.

«La degenerazione maculare senile neovascolare può avere un impatto devastante sulla vita del paziente, che va ben oltre la perdita della vista causata dalla malattia – dichiara Michael Devoy, Responsabile Medical Affairs & Pharmacovigilance della Divisione Pharmaceuticals di Bayer AG e Chief Medical Officer di Bayer. – Con questo nuovo schema di trattamento, per alcuni pazienti affetti da wAMD, il numero di iniezioni e le visite ospedaliere nel secondo anno si potrebbero ridurre a meno di quattro, continuando a garantire risultati e funzione visiva».

Aflibercept in soluzione per iniezione intraoculare

Aflibercept è un trattamento anti-VEGF standard of care a livello globale, con una stima di oltre 20 milioni di dosi somministrate in tutto il mondo dalla data di lancio.

Il fattore di crescita vascolare endoteliale (VEGF) è una proteina presente nell’organismo sano, dove stimola la formazione di nuovi vasi sanguigni (angiogenesi) per supportare la crescita di tessuti e organi. Tuttavia, questo fattore è associato anche allo sviluppo anomalo di nuovi vasi sanguigni con un’eccessiva permeabilità nell’occhio. Tale condizione provoca la fuoriuscita di fluido nell’occhio e porta alla formazione di edemi danneggiando la visione centrale (degenerazione maculare neovascolare) fino alla perdita della vista.

Bayer e Regeneron Pharmaceuticals stanno collaborando allo sviluppo globale di aflibercept. Regeneron possiede i diritti esclusivi su aflibercept negli Stati Uniti, mentre Bayer detiene i diritti esclusivi di commercializzazione del farmaco al di fuori degli USA, dove le due società si dividono equamente i profitti di vendita, fatta eccezione per il Giappone, dove Regeneron riceve una percentuale del fatturato netto.

L’approvazione del nuovo approccio si basa sui risultati dello studio ALTAIR, durante il quale, dopo 52 settimane, per il 57% dei pazienti è stato possibile programmare la successiva iniezione di aflibercept dopo 12 o più settimane.

Lo studio ALTAIR sullo schema di trattamento di aflibercept per la nAMD

Lo studio di Fase IV ALTAIR ha valutato l’efficacia e la sicurezza di aflibercept in pazienti giapponesi affetti da wAMD, utilizzando due diversi regimi posologici Treat and Extend (T&E). I pazienti che hanno partecipato allo studio hanno ricevuto tre dosi mensili consecutive di aflibercept, seguite da un’unica iniezione dopo due mesi. Alla settimana 16, i pazienti sono stati suddivisi in modo randomizzato 1:1 in due gruppi sottoposti al trattamento con un intervallo esteso di 2 e 4 settimane. Allo studio hanno partecipato un totale di 246 pazienti con età media di 74 anni in 40 centri di sperimentazione giapponesi.

Secondo l’approccio Treat and Extend, l’intervallo di trattamento è stato definito dai medici curanti in base a criteri prestabiliti, che tenevano conto dei referti degli esami di imaging e delle variazioni in termini di acuità visiva con la migliore correzione (BCVA). L’intervallo fra le iniezioni intravitreali di aflibercept dopo la visita randomizzata della settimana 16 non doveva essere inferiore a 8 settimane né superiore a 16.

L’endpoint primario di ALTAIR era la variazione della BCVA rispetto al baseline, misurata sulla scala ETDRS  (Early Treatment Diabetic Retinopathy Study) alla settimana 52. Altri endpoint di efficacia includono la percentuale di pazienti che mantengono la visione, la percentuale di pazienti che guadagna almeno 15 lettere rispetto al basale, la variazione media dello spessore retinico centrale (CRT) rispetto al basale, la percentuale di soggetti senza fluido all’OCT, tra gli altri, rispettivamente alla settimana 52 e 96. Sono stati presi in considerazione anche altri parametri legati alla durata di esposizione al trattamento, come il numero di iniezioni e l’ultimo intervallo di trattamento.

Lo studio ha valutato intervalli al massimo di 16 settimane fra un’iniezione e l’altra.

I pazienti coinvolti nella sperimentazione hanno guadagnato in media 9,0 lettere e in particolare, il 50% dei partecipanti alla settimana 52 ha guadagnato 10 o più lettere, equivalenti a due linee sulla scala ETDRS (Early Treatment Diabetic Retinopathy Study).

A dimostrazione della sostenibilità di questo approccio proattivo questi risultati sono rimasti per la gran parte invariati anche nel secondo anno.

I risultati relativi agli eventi avversi sono stati coerenti con il profilo di sicurezza noto di aflibercept e non sono state osservate differenze sostanziali fra i bracci di trattamento nelle prime 52 settimane.

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