Così Stefano Rimondi, rieletto presidente di Assobiomedica, nel suo discorso all’annuale Assemblea dell’associazione di Confindustria che rappresenta le imprese produttrici di dispositivi medici. E aggiunge: «Dobbiamo continuare ad affermare con forza, in tutte le sedi, l’esigenza che la Sanità sia considerata un settore d’investimento fondamentale per la crescita del Paese e non una spesa pubblica improduttiva da tagliare. È necessario che il Servizio sanitario pubblico affronti e risolva le disfunzioni che dilagano in troppe aeree del Paese attraverso riforme profonde, organizzative e gestionali che guardino alla qualità delle prestazioni come obiettivo prioritario».«Sappiamo bene – ha dichiarato Stefano Rimondi – che esistono aeree di spreco e di inappropriatezza, che vanno contrastate, e abbiamo sempre mostrato la nostra disponibilità a mettere impegno e competenza al servizio di un reale programma di razionalizzazione e ottimizzazione del Servizio sanitario nazionale. Rientra in questa logica, la nostra opposizione a procedure d’acquisto basate su centralizzazioni, esasperate standardizzazioni, prevalenza assoluta del parametro prezzo, che portano a soffocare la concorrenza e a limitare l’accesso al mercato dell’innovazione tecnologica, mortificando gli investimenti in ricerca e sviluppo delle imprese e soprattutto la qualità dell’offerta clinica ai cittadini».

«Continuerà il forte impegno di Assobiomedica sul tema storico, vergognoso e inaccettabile dei ritardati pagamenti – ha proseguito il presidente – che la stessa Confindustria sta portando avanti con forza e determinazione. Purtroppo non possiamo dimenticare che ad aggravare il problema dei debiti della pubblica amministrazione è subentrata una delle peggiori crisi dal dopoguerra, che ha portato contestualmente a un forte restringimento del credito da parte del sistema bancario, soprattutto nei confronti delle piccole e medie imprese».

«Il credit crunch e i ritardati pagamenti non fanno che penalizzare un settore che vive di ricerca e innovazione, costringendo le nostre imprese a ridurre notevolmente gli investimenti invece di valorizzare un comparto che potrebbe produrre occupazione giovanile e incidere come fattore di crescita per il Paese. Vorremmo semplicemente fare ciò per cui la nostra industria è nata – ha concluso Rimondi – ovvero offrire soluzioni sempre più innovative per rispondere sempre meglio al bisogno di salute dei cittadini».