la casa ecologicaL’opinione di Filippo Carletti, presidente del Comitato Energia di Federchimica, in merito al cosiddetto Ecobonus e alle politiche energetiche del Governo

 Simone Montonati

La legge di stabilità 2014, approvata nello scorso dicembre, contiene, tra gli altri provvedimenti, anche la proroga alla detrazione fiscale per gli interventi di riqualificazione energetica degli edifici (il cosiddetto “Ecobonus”). Questo provvedimento premia, con una detrazione dall’Irpef o dall’Ires, l’esecuzione di interventi volti ad aumentare il livello di efficienza energetica degli edifici esistenti. A Filippo Carletti, presidente del Comitato Energia di Federchimica, abbiamo chiesto a un parere sul provvedimento del Governo e sulle politiche energetiche in corso.

Qual è il vostro parere sul provvedimento del Governo, che prevede una detrazione del 65% sul costo degli interventi di risparmio energetico per il 2014 e una riduzione progressiva dell’agevolazione negli anni successivi?

Come purtroppo siamo spesso abituati si arriva all’ultimo momento per deliberare proroghe e/o modifiche a normative che pur avendo il pregio di favorire attività di sviluppo, e in questo caso si tratta degli sconti fiscali per interventi di risparmio energetico, hanno però bisogno di una copertura finanziaria certa. In questo caso sarebbe forse stato meglio rendere i provvedimenti definitivi unificandone il vantaggio al 45%, poiché, come è noto, in questo campo il tempo che intercorre tra la fase progettuale e quella realizzativa è quasi sempre superiore all’anno. Il provvedimento è comunque meritorio poiché permette di effettuare tutta una serie di interventi in particolare su edifici multipli che diversamente non potrebbero essere compiuti, poiché il risparmio in termini di minori costi energetici avrebbe tempi di ritorno superiori ai 10 anni.

Vi sono altri aspetti del provvedimento che ne limitano l’efficacia?

Tale strumento, seppure utile, presenta intrinsecamente un limite di non poco conto: vale per le persone che hanno una capienza fiscale adeguata. In altri termini vuole dire che il recupero dei soldi spesi è possibile solo se pago abbastanza tasse; come spesso accade, però, in special modo nei condomini, a causa della presenza di nuclei familiari con reddito limitato, il vantaggio fiscale non c’è; ne consegue che gli interventi non vengono presi in considerazione. Sarebbe auspicabile affiancare, a questo strumento poco efficace, un sistema di sostegno al reddito per finanziare gli investimenti fatti in efficienza energetica.

Ad esempio?

Uno strumento simile è il Conto termico istituito per la PA (pubblica amministrazione) e le PMI, che prevede il riconoscimento di un contributo fino ad un massimo del 40% del costo dell’investimento sostenuto per alcuni interventi di efficientamento energetico tra i quali la coibentazione delle superfici opache, la sostituzione delle caldaie con modelli a condensazione e l’adozione di caldaie a bio-combustibile solido (legna) in sostituzione di quelli alimentati da gas o altri combustibili. I contributi sono erogati dal GSE (Gestore dei Servizi Elettrici) con un limite fissato a 900 milioni di euro l’anno, (di cui 200 milioni per la PA e 700 per i privati) con un prelievo forzoso sulle tariffe di distribuzione del metano.

E dal punto di vista del contributo alle problematiche energetiche, ritenete il Conto Termico una misura efficace?

Il conto termico incentiva l’installazione di stufe e caldaie a legna, e qui dobbiamo registrare un vero paradosso, disincentiviamo un combustibile ambientalmente “migliore” come il gas naturale, per favorire la reintroduzione della legna che oltre ad essere quasi tutta di importazione, produce a livello locale un inquinamento da polveri sottili e COV (composti organici volatili) non trascurabile; stiamo sovvenzionando un sistema che, se applicato in larga scala per esempio a Milano, produrrà un inquinamento pari a quello delle peggiori città cinesi, oltretutto senza un miglioramento nel bilancio delle emissioni perché non è assolutamente vero che l’emissione di CO2 fatta bruciando la legna è nulla essendo la stessa stata assorbita durante la crescita dell’albero (dimenticandoci volutamente che tale assorbimento è avvenuto nella maggior parte dei casi in un periodo di 20 30 anni).

Questi provvedimenti si inquadrano tutti nel Pacchetto Clima 20 20 20 della Commissione Europea, che fissa, per il 2020, una riduzione delle emissioni di gas serra del 20%, un utilizzo di energie rinnovabili pari al 20% e un aumento dell’efficienza energetica del 20%. Qual è l’opinione di Federchimica sul pacchetto e sulle misure adottate dal nostro Paese per raggiungerne gli obiettivi?

Gli obiettivi sono in parte stati raggiunti, in particolare il primo sulla CO2, complice la drammatica crisi economica ed occupazionale Europea e soprattutto Italiana; il secondo è alla portata avendo raggiunto nel 2013 una percentuale prossima al 14% come certificato dal GSE, mentre sull’ultimo mancano dati certi ma se contabilizziamo i miglioramenti ottenuti dal paese a partire dal 2004 (anno di avvio del meccanismo noto come Certificati Bianchi) dovremmo nel 2020 centrare anche quest’ultimo risultato. Tutto questo con un costo per il cittadino e soprattutto per il sistema produttivo che si può stimare di poco superiore ai 12 miliardi anno; dovremmo domandarci se il nostro paese può ancora permettersi questi costi.

La Commissione europea ha anche presentato le sue proposte per l’estensione del pacchetto clima con i nuovi obiettivi per il 2030: riduzione delle emissioni di CO2 al 40%, percentuale di fonti rinnovabili nel mix energetico al 27%. Nessuna modifica, per ora, degli obiettivi di efficienza energetica. Qual è la vostra opinione al riguardo?

Come industria chimica siamo assolutamente contrari a reintrodurre doppi obbiettivi con effetti potenzialmente distorsivi; se riteniamo accettabile perseguire quello della riduzione della CO2 (ma allora perché in modo vincolante solo in Europa?) dobbiamo affidarci al sistema ETS (gli Emissions Trading System della UE) magari modificandolo con le esperienze gestionali acquisite, e non introdurre altri obiettivi fuorvianti. Se in più ci domandiamo perché l’Europa fa tutto questo quando conta nel bilancio mondiale delle emissioni di gas serra per meno dell’8% destinato a ridursi al 2050 a meno del 5%, non riusciamo a formulare alcuna risposta convincente.

Come si potrebbe dunque affrontare il problema energetico secondo Federchimica?

Il mondo vive ancora nell’era dell’abbondanza di energia e dobbiamo far in modo che il suo utilizzo costi sempre meno e sia disponibile a tutti senza produrre effetti negativi a lungo termine sull’ambiente; l’unico sistema a noi noto è il progresso tecnologico a meno di fare arretrare gli standard di vita del genere umano.

Riteniamo che la vera lotta ai cambiamenti climatici possa avvenire non con la riduzione imposta per diritto dei consumi energetici, ma con il miglioramento tecnologico e la diffusione delle migliori pratiche come quelle che l’industria chimica ogni giorno contribuisce a produrre a partire dagli isolanti per le case, i componenti plastici che introdotti nelle autovetture riducono il consumo del 30% rispetto a solo 10-15 anni fa e per finire ai bio-combustibili o meglio le bio-plastiche da biomassa di seconda generazione che rappresentano il futuro a cui tendere.

Alle istituzioni pubbliche che contributo specifico chiedete?

Semplicemente un aiuto alla ricerca, fare in modo che il talento e le capacità dei nostri giovani possano trovare spazio e possibilità di crescere nelle Università, nei PST (parchi scientifici e tecnologici) di cui il nostro paese si è dotato (sono circa1800) che rischiano di essere chiusi e ridotti per mancanza di adeguati fondi.

 

I provvedimenti del Governo in materia di energia

La legge di stabilità 2014, approvata nello scorso dicembre, contiene anche la proroga alla detrazione fiscale per gli interventi di riqualificazione energetica degli edifici (il cosiddetto “Ecobonus”). Questo provvedimento premia, con una detrazione dall’Irpef o dall’Ires, l’esecuzione di interventi volti ad aumentare il livello di efficienza energetica degli edifici esistenti.

Sono compresi, tra i lavori ammessi, la riduzione del fabbisogno energetico per il riscaldamento, il miglioramento termico dell’edificio (coibentazioni, pavimenti,finestre), l’installazione di pannelli solari e gli interventi su impianti di climatizzazione invernale. La detrazione fiscale viene ripartita in dieci rate annuali ed è pari al 65% delle spese sostenute se gli interventi di riqualificazione energetica sono stati effettuati fino al 31 dicembre 2014. Negli anni successivi, invece, il premio diminuirà progressivamente: per le spese effettuate nel 2015, la detrazione sarà pari al 50% e dal 1° gennaio 2016 sarà invece sostituita con la detrazione fiscale del 36% già prevista per le spese relative alle ristrutturazioni edilizie. In quest’ultimo caso, però, rientrerà tra i lavori ammessi anche l’installazione di un impianto fotovoltaico. Le scadenze vengono posticipate di sei mesi per interventi effettuati sulle parti comuni degli edifici condominiali o se riguardano tutte le unità immobiliari di cui si compone il condominio. La data di scadenza varia in funzione della forma giuridica di chi richiede la detrazione: per le imprese individuali, le società e gli enti commerciali viene calcolata con l’applicazione del criterio di competenza mentre per le persone fisiche vale la data di pagamento effettivo. Sono, naturalmente, previsti dei massimali ammissibili per le detrazioni: per la riqualificazione energetica degli edifici questo limite è fissato a 100.000 euro, mentre per interventi sull’involucro (per esempio: pareti e finestre) e per l’installazione di pannelli solari si potranno detrarre fino a 60.000 euro; infine per la sostituzione degli impianti di climatizzazione invernale è prevista una detrazione massima di 30.000 euro. Vi sono alcune condizioni indispensabili per l’applicazione del provvedimento: la prima è che gli edifici sui quali vengono realizzati gli interventi siano già esistenti (non sono dunque ammissibili spese effettuate in corso di costruzione). Questo perché i nuovi immobili, come da direttive comunitarie, sono già sottoposti al rispetto di precise specifiche energetiche. Inoltre, l’intervento deve avere come risultato un reale risparmio energetico. Non è ad esempio possibile detrarre la spesa per la sostituzione di infissi o per il rifacimento dell’involucro degli edifici, se questi sono originariamente già conformi agli indici richiesti. La detrazione fiscale non è cumulabile con altre agevolazioni nazionali (ristrutturazioni edilizie) né con contributi locali o europei. Pertanto, in caso gli interventi rientrino in più di una categoria si dovrà scegliere se beneficiare della detrazione o di altri contributi. Ulteriori informazioni ed eventuali aggiornamenti sono disponibili sul sito dell’ENEA.