I macrofagi possono essere trasformati in veicoli di geni anti­tumorali per combattere il cancro: lo dimostra uno studio, coordinato da Luigi Naldini, direttore dell’Istituto San Raffaele Telethon per la Terapia Genica di Milano. È stata usata una tecnica di terapia genica con cui finora sono state trattate alcune malattie genetiche, adattata al trattamento dei tumori. Mentre per le malattie genetiche le cellule staminali ematopoietiche del paziente sono corrette mediante introduzione del gene funzionante con vettori virali (o meglio, lentivirali perché derivati da “virus lenti”) in modo da ripristinare la funzione difettosa, nel nuovo lavoro è stato inserito nelle staminali un gene con attività anti­tumorale. Il gene terapeutico scelto per la sua potente attività anti­tumorale è l’interferone alfa, una molecola il cui uso clinico è stato finora limitato dall’elevata tossicità in caso di somministrazione per via sistemica. Per rendere la terapia selettiva contro le cellule tumorali, il vettore lentivirale in uso per la terapia delle malattie genetiche è stato modificato in modo da assicurare che il gene anti­tumorale si attivi solo in una specifica frazione di cellule differenziate del sangue, i monociti/macrofagi (che derivano dalle staminali), che sono richiamati dal circolo sanguigno ai tumori come nutrimento. L’interferone si accumula così solo nel tumore, evitando gli effetti tossici della somministrazione sistemica. Per verificare sicurezza ed efficacia della terapia genica applicata alle staminali umane è stato creato un topo umanizzato mediante trapianto di cellule staminali ematopoietiche umane modificate per esprimere interferone. Lo studio del San Raffaele ha mostrato che la nuova strategia consente di bloccare la crescita del tumore mammario e delle sue metastasi in modelli murini umanizzati, fornendo una prova incoraggiante dell’efficacia della strategia che è risultata anche sicura nei modelli sperimentali. È ora necessario effettuare ulteriori studi preclinici volti a valutare quali tumori possano meglio beneficiare di questa terapia genica.

Science Translational Medicine (2014). DOI: 10.1126/scitranslmed.3006353