Dopo alla malaria, la schistosomiasi è la seconda malattia parassitaria più grave: colpisce circa 200 milioni di persone nelle zone più povere del mondo ed è attualmente curata con metodo chemioterapico. I ricercatori dell’Istituto di biologia cellulare e neurobiologia del Consiglio nazionale delle ricerche (Ibcn­-Cnr), in collaborazione con un team internazionale, hanno scoperto che l’oxamnichina potrebbe rappresentare una valida opzione terapeutica alternativa. Dall’analisi genetica di ceppi diversi di parassiti, uno sensibile all’oxamnichina e due molto resistenti, è risultato che la resistenza era dovuta alla mutazione recessiva di un gene autosomico, responsabile dell’attivazione del farmaco. Grazie alla mappatura genetica dello Schistosoma, i ricercatori sono riusciti a individuare che il gene in questione codificava per un enzima solfotrasferasi. Ciò è stato confermato tramite l’inibizione delle funzioni del gene con il meccanismo dell’interferenza dell’RNA. Inoltre, mediante cristallografia a raggi X sono stati determinati la struttura dell’enzima e mappato il sito a cui si lega l’oxamnichina. Questi risultati aprono la strada alla possibilità di disegnare nuovi farmaci in grado di legarsi anche all’enzima delle altre specie di Schistosoma, fornendo una valida alternativa all’unico farmaco oggi in uso.

Science. 13 Dic. 2013 ;342(6164):1385-­9. doi: 10.1126/science.1243106