Un’unica domanda per chiedere il rilascio del brevetto in tutti gli stati aderenti. Uno strumento vantaggioso, quello del Brevetto Unitario Europeo, che in Italia, in ritardo rispetto agli altri paesi UE, dovrebbe entrare in vigore a fine 2016.

Brevetto Unitario Europeo - Conceptual symbol of multiracial human hands making a circle on white background with a copy space in the middle
Un’unica domanda per il rilascio del brevetto in tutti gli stati aderenti. Il Brevetto Unitario Europeo dovrebbe entrare in vigore il Italia a fine 2016

L’Italia è il 26esimo Stato dell’UE ad aderire al progetto di Brevetto Unitario Europeo, il sistema centralizzato che consentirà di ottenere, con un’unica domanda, il rilascio del brevetto in tutti gli stati aderenti. Lo ha annunciato la stessa Commissione Europea, il 30 settembre 2015, ricordando che il nostro paese è il quarto maggior mercato europeo in termini di brevetti concessi. Il ritardo nell’adesione del nostro Paese (dopo di noi mancano solo Spagna, Croazia e Polonia) è imputabile alle controversie (e i conseguenti ricorsi alla Corte di Giustizia Europea) per l’esclusione della lingua italiana tra quelle utilizzabili per la compilazione delle domande di rilascio del nuovo brevetto. Gli accordi finali, infatti, prevedono che le richieste possano essere inoltrate solamente in inglese, tedesco e francese.

Un po’ di storia

L’idea di un sistema unico in Europa per il rilascio e la gestione dei brevetti ha una lunga storia: secondo il Dipartimento Italiano delle Politiche Europee, la prima proposta della Commissione su questo argomento risalirebbe all’anno 2000. Da allora si sono rese necessarie numerose negoziazioni (e svariati fallimenti) per raggiungere l’attuale accordo che promette di semplificare le procedure e ridurre i costi in modo sostanziale. Secondo lo studio “Patent costs and impact on innovation”, pubblicato nel dicembre 2014 dalla Direzione Generale della CE per la Ricerca e l’innovazione, l’aspetto economico non è secondario: l’istituzione di un sistema centralizzato permetterebbe, infatti, un risparmio di almeno 250 milioni di euro per il settore produttivo, di €43 milioni per l’EPO (European Patent Office, l’agenzia che si occupa del rilascio del Brevetto Europeo attualmente in uso) e di €78 milioni per i NPO (National Patent Office). A fronte di questo sono da attendersi perdite totali pari a €270 milioni per agenti di brevetto e traduttori e di almeno €121 milioni per gli uffici legali a causa della prevista drastica riduzione del numero di controversie parallele. Il Brevetto unitario europeo, infatti, prevede anche l’istituzione di un sistema unico e centralizzato per la composizione dei contenziosi presso una Corte unitaria del brevetto.

Validità transnazionale del Brevetto Unitario Europeo

Paola Giaroni«La principale novità del Brevetto Unitario Europeo – spiega Paola Giaroni, Industrial Property and Documentation manager presso Lamberti spa – è la sua validità transnazionale dopo la concessione.

Attualmente, lo strumento di protezione brevettuale più vicino al Brevetto Unitario Europeo (BU) è il Brevetto Europeo (BE) che si ottiene tramite una procedura che è unificata solo in fase di deposito, esame, concessione e opposizione. Dopo concessione, il BE deve essere “validato” nei Paesi nei quali il titolare vuole mantenerlo efficace. Per fare ciò, nella maggior parte dei Paesi, è necessario presentare all’ufficio nazionale una traduzione del brevetto o delle sue rivendicazioni nella lingua ufficiale del Paese e spesso incaricare un agente della procedura. È poi necessario, in ciascun Paese dove si vuole mantenere in vita il brevetto, pagare una tassa annuale per gli anni a venire.

Attualmente, inoltre, dopo concessione e trascorsi i termini per un’eventuale opposizione, sono le corti dei singoli Paesi contraenti ad essere competenti nei giudizi di contraffazione e di revoca che concernono il BE. In pratica, quindi, dopo concessione, il BE si trasforma in una molteplicità di brevetti, ciascuno con validità nazionale. E, ovviamente, le sentenze delle corti sono valide solo per il singolo Paese e possono essere difformi da Paese a Paese, con grande incertezza per chi opera sul mercato.

Il Brevetto Unitario Europeo, invece, avrà validità contemporaneamente su tutti i Paesi e dovrà essere mantenuto in vita in tutti i Paesi aderenti mediante il pagamento di una singola tassa annuale. Ci sarà un’apposita Corte Unitaria che potrà decidere su validità e contraffazione emettendo un giudizio che avrà effetto su tutti i Paesi aderenti all’UPP (Unitary Patent Protection). L’effetto unitario riguarderà anche l’eventuale cessione del BU a terzi ma non le licenze, che potranno essere concesse per una selezione di territori.

Per arrivare ad avere un Brevetto Unitario Europeo si utilizzerà la stessa procedura di ottenimento del BE fino a concessione. Dopodiché, se entro un mese dalla concessione il titolare ne farà domanda, il brevetto diventerà un Brevetto Unitario Europeo. Lo stesso brevetto potrà anche essere validato nei Paesi non aderenti all’UPP o che non hanno ancora ratificato l’accordo; in questi Paesi il brevetto sarà ancora, a tutti gli effetti, un BE.

Come accennavo prima, per le azioni di contraffazione e nullità dei BU sarà competente un’apposita corte transnazionale, la Corte Unitaria (UPC), con sedi a Parigi, Londra e Monaco, e altre sedi locali.

Per mantenere in vita un Brevetto Unitario Europeo non sarà necessario pagare le tasse nei singoli Paesi, come avviene con un BE, ma si pagherà un’unica tassa annuale all’EPO».

Per approfondire

Se sei abbonato a NCF, per leggere l’intervista completa a Paola Giaroni, vai a pag. 40 del numero di dicembre.

Altrimenti abbonati subito, cliccando qui.

COP_NCF_2015_10