La sperimentazione su embrioni umani con le tecniche di gene editing CRISPR/Cas9 è stata autorizzata nel Regno Unito

La sperimentazione su embrioni umani è diventata realtà in Gran Bretagna, dove la Human Fertilisation and Embryology Authority (HFEA) ha approvato un progetto di ricerca che punta a capire meglio quali siano i geni necessari allo sviluppo corretto dell’embrione. L’annuncio dato il primo febbraio rappresenta il primo caso al mondo di approvazione di una sperimentazione su embrioni umani da parte di un’autorità regolatoria.

La sperimentazione su embrioni umani con le tecniche di gene editing CRISPR/Cas9 è stata autorizzata nel Regno Unito
La sperimentazione su embrioni umani con le tecniche di gene editing CRISPR/Cas9 è stata autorizzata nel Regno Unito

Il progetto di sperimentazione sugli embrioni umani

I ricercatori inglesi del Francis Crick Institute utilizzeranno le innovative tecniche di gene editing CRISPR/Cas9 per modificare alcuni geni coinvolti nelle primissime fasi di sviluppo embrionale. Secondo quanto riportato su Nature, il primo esperimento dovrebbe riguardare il blocco dell’attività del gene OCT4 (POU5F1), che partecipa alla formazione del feto. I risultati, sperano i ricercatori, dovrebbero contribuire a migliorare la crescita dell’embrione, le procedure di inseminazione in vitro e le tecniche per la cura dell’infertilità basate su metodi clinici convenzionali. L’approvazione dell’HFEA è solo il primo passo, e prima che gli studiosi possano effettivamente iniziare a utilizzare gli embrioni umani il progetto deve ancora passare il vaglio dell’approvazione etica.

La proposta è stata presentata dalla biologa Kathy NiakanL’Autorità regolatoria inglese deputata all’autorizzazione e al controllo delle procedure di fertilizzazione in vitro ha approvato solo l’uso di embrioni che raggiungono un massimo di sette giorni di sviluppo, corrispondente alla formazione di circa 250 cellule. Gli embrioni oggetto dello studio proverranno da donazioni per scopi di ricerca effettuate raccogliendo il consenso informato delle pazienti e utilizzando solo gli embrioni in eccesso formati in occasione di trattamenti di fertilizzazione in vitro. In conformità con i regolamenti dell’HFEA, gli embrioni che entreranno nella sperimentazione non potranno essere utilizzati per il trattamento o per le fertilizzazione.

“Sono felice che l’HFEA abbia approvato la domanda della dottoressa Niakan – ha dichiarato il direttore del Francis Crick Institute, Paul Nurse  -. La sua proposta di ricerca è importante per capire come si sviluppa un embrione umano sano e accrescerà le nostre conoscenze sulla frequenza dei successi della fertilizzazione in vitro, attraverso l’osservazione degli stadi molto precoci dello sviluppo umano da uno a sette giorni”.

Il dibattito sulle tecniche CRISPR/Cas9 di gene editing

L’uso delle tecniche CRISPR/Cas9 di gene editing, che hanno reso estremamente semplice e accessibile la modifica del materiale genomico, sta infervorando il dibattito scientifico internazionale. Il primo studio su embrioni umani triploidi, e pertanto non vitali, è stato pubblicato nell’aprile scorso sulla rivista Protein & Cell da un gruppo cinese della Sun Yat-sen University di Guangzhou, che ha investigato la possibilità di intervenire sui geni responsabili della beta-talassemia.

Numerose sono le voci che si sono alzate per segnalare i potenziali pericoli che le nuove tecniche di gene editing, elette a tecnologia “Breakthrough of the Year 2015” dalla rivista Science, potrebbero comportare per quanto riguarda la manipolazione del genoma umano. I National Institutes of Health americani hanno ribadito l’intenzione di non finanziare questo tipo di ricerca su embrioni umani, sottolineando al contempo le applicazioni delle tecniche CRISPR/Cas9 che sono invece pienamente lecite e finanziabili, come ad esempio la creazione di modelli animali di topi knock-out, lo sviluppo di farmaci antimicrobici di nuova generazione o la creazione di resistenza al virus HIV-1 nelle cellule immunitarie.

In Gran Bretagna, varie associazioni scientifiche tra cui il Wellcome Research Trust, l’Academy of Medical Sciences, il Medical Research Council e Cancer Research UK, hanno emesso uno statement congiunto in cui si sottolinea lo stato ancora assai precoce della tecnologia e il fatto che le potenziali applicazioni terapeutiche sono molto lontane. La nota evidenzia la necessità di distinguere chiaramente tra le applicazioni della tecnologia CRISPR/Cas9 nei contesti di ricerca rispetto alle possibili applicazioni in clinica, e tra il loro uso su cellule somatiche che non sono in grado di riprodursi piuttosto che su cellule germinali che entrano nel ciclo riproduttivo dell’uomo. Il documento sostiene anche le attività di ricerca su cellule somatiche o germinali, inclusi gli embrioni fino a 14 giorni, che si collochino all’interno del quadro definito dal HFE Act 2008 e che siano opportunamente giustificate e supportare da un rigoroso esame etico e scientifico. Le associazioni inglesi denunciano anche l’importanza di approfondire per tempo i temi etici e regolatori che sottostanno a una possibile, futura autorizzazione della sperimentazione su cellule germinali o su embrioni anche nel contesto clinico, che è oggi proibita in Europa.