Presentato negli USA un innovativo modello di cartilagine ingegnerizzata in vitro per la rigenerazione del tessuto per curare l’osteoartrite.

osteoartrite
Riprodotto in vitro un modello di articolazione a partire da cellule umane ingegnerizzate allo scopo di chiarire le interazioni tra la cartilagine e gli altri tessuti dell’articolazione

Lo studio sulla cartilagine ingegnerizzata in vitro

Partendo da cellule umane, i ricercatori sono stati in grado di produrre un numero elevato di tessuti compositi identici, un insieme di ossa e tessuti vascolarizzati che riproduce esattamente il modello dell’articolazione umana.

La procedura per la generazione di cartilagine ingegnerizzata in vitro, sviluppata da un team di ricerca del quale fa parte l’italiano Riccardo Gottardi della Fondazione Ri.MED, è in attesa di brevetto.
Lo studio “An In Vitro Chondro-Osteo-Vascular Triphasic Model of the Osteochondral Complex for Studying Osteochondral Biology and for Drug Screening“, che ha portato alla messa a punto del metodo prevedendo l’uso di cellule umane che replicano i tessuti nativi, ha due obiettivi principali: capire come la cartilagine interagisca con gli altri tessuti articolari, in particolare con le ossa, e sviluppare nuovi trattamenti per bloccare il decorso dell’osteoartrite o addirittura farla regredire. Questo modello ha inoltre la potenzialità di predire gli effetti sugli esseri umani in modo molto più accurato di quanto possa fare la normale sperimentazione animale.

L’osteoartrite

L’osteoartrite è la forma più diffusa di artrite ed affligge milioni di over 60. Si tratta di una malattia degenerativa che colpisce le articolazioni, distruggendo progressivamente la cartilagine articolare e causando danni alle ossa. Il dolore, che tende a cronicizzare, può risultare esso stesso invalidante e ha un impatto a volte devastante sulla vita dei pazienti. Chi è affetto da osteoartrite vede ridurre la propria mobilità man mano che la patologia progredisce e – dal momento che la cartilagine non guarisce, né si rigenera – in alcuni casi è costretto a sottoporsi a protesi articolare.
«Mio padre era affetto da osteoartrite e soffriva molto – spiega Riccardo Gottardi in un comunicato stampa, ricercatore selezionato dalla Fondazione Ri.MED per il Ri.MED Fellowship post-doc Program presso l’Università di Pittsburgh. – Il dolore era insopportabile, tanto da indurlo a sottoporsi ad una doppia sostituzione dell’anca, seguita a breve distanza da una protesi al ginocchio. Ho potuto constatare su di lui gli effetti invalidanti della malattia, mio padre non ha mai riacquistato pienamente la mobilità; l’uomo che conoscevo, sempre attivo e grande lavoratore, non è più tornato. Dopo essere stato testimone di quello che ha vissuto mio padre, ho deciso di non limitare il mio lavoro alla diagnostica, ma di cercare un modo per traslare la ricerca all’applicazione clinica: vorrei contribuire al miglioramento del trattamento per i pazienti».

Uno dei principali ostacoli nella comprensione dei meccanismi dell’osteoartrite e nella ricerca di farmaci che possano ripristinare la cartilagine, è che quest’ultima interagisce con altri tessuti dell’articolazione – in particolare con l’osso – e non può essere analizzata separatamente.

Il team di scienziati ha avviato collaborazioni con aziende e gruppi di ricerca interessati ad utilizzare questo modello anche per la ricerca su altre malattie articolari.
Riccardo Gottardi ha presentato lo studio “An In Vitro Chondro-Osteo-Vascular Triphasic Model of the Osteochondral Complex for Studying Osteochondral Biology and for Drug Screening”* al Meeting Annuale della Orthopaedic Research Society, il più prestigioso forum mondiale per la diffusione dei risultati nell’ambito della ricerca muscolo-scheletrica, che quest’anno si è svolto in Florida.

*Riccardo Gottardi, Alessandro Pirosa, Peter Alexander, Paul Manner, Dario Puppi, Federica Chiellini, Rocky Tuan