La over-espressione dell'angiotensin converting enzyme 2 potrebbe aiutare a combattere la retinopatia diabetica

La lotta alla retinopatia diabetica, una grave complicanza oculare che può colpire le persone affette da diabete, potrebbe avvalersi in futuro dei risultati ottenuti dai ricercatori dell’Eugene and Marilyn Glick Eye Institute dell’Indiana University, che hanno sviluppato una nuova modalità di intervento intraoculare che agisce a livello del renin angiotensin system (RAS).

I ricercatori sono partiti dall’ipotesi che uno squilibrio tra i due assi (classico e vasoprotettivo) del sistema RAS rappresenti un evento chiave iniziale per lo sviluppo delle complicanze diabetiche microvascolari. L’angiotensin converting enzyme-2 (ACE2) è il principale responsabile della componente vasoprotettiva del RAS. Gli scienziati americani hanno verificato la possibilità che una over-espressione dell’ACE2 (veicolato per via intraoculare tramite un vettore virale adeno-associato, AAV) localizzata a livello della retina possa contribuire a prevenire o annullare i sintomi della retinopatia diabetica.

La over-espressione dell'angiotensin converting enzyme 2 potrebbe aiutare a combattere la retinopatia diabetica
La over-espressione dell’angiotensin converting enzyme 2 potrebbe aiutare a combattere la retinopatia diabetica

La capacitĂ  protettiva di AAV-ACE2 è stata esaminata in topi resi diabetici per trattamento con streptozotocina sia rispetto ai suoi possibili effetti preventivi (somministrazione due settimane prima di quella della streptozotocina) che rispetto a quelli curativi (somministazione sei mesi dopo la comparsa del diabete e della retinopatia). In entrambi i casi, riporta lo studio pubblicato sul Journal of Pathology, è stato possibile osservare una diminuzione del numero di cellule pro-infiammatorie a livello della retina diabetica. Anche l’aggregazione dei globuli bianchi nei vasi sanguigni (leucostasi) è venuta meno nel gruppo di topi trattati con AAV-ACE2 rispetto al controllo. La valutazione istologica dei cosiddetti “capillari acellulari” ha permesso di confermare il potenziale del nuovo metodo, nell’animale, nell’arrestare il progresso della patologia.

“Questi risultanti sono molto eccitanti, perché tradizionalmente si ritiene che l’endpoint della degenerazione vascolare, i capillari acellulari, rappresenti una lesione irreversibile. Non siamo a conoscenza di altri studi che abbiano dimostrato una terapia in grado di invertire questa forma di patologia retinale, soprattutto in presenza di una iperglicemia persistente non trattata”, ha commentato Maria Grant, che ha diretto lo studio. L’approccio ideato dal suo gruppo di lavoro permette anche di superare il problema del passaggio della barriera emo-retinica, tipico dei farmaci somministrati per via sistemica. Secondo i ricercatori, un approccio che preveda l’over-espressione dell’angiotensin converting enzyme 2 per diminuire l’infiammazione e migliorare le caratteristiche vascolari potrebbe essere applicato anche ad altre patologie, come l’infarto, lo scompenso renale e le malattie cardiache.