Bassi livelli di vitamina D circolante possono essere associati a un rischio aumentato di malattie cardiovascolari. Lo dimostra un numero crescente di evidenze. Una ricerca presentata al ESC Congress 2016 ha studiato il collegamento tra livelli di vitamina D e insufficienza cardiaca.

Vitamina D e insufficienza cardiaca
Carenza di vitamina D e rischio di malattie cardiovascolari: individuati i livelli di vitamina D sierica correlati ad aumento di incidenza di insufficienza cardiaca

I soggetti con carenza di vitamina D mostrano un aumento del rischio di insufficienza cardiaca di quasi il 60% in più rispetto alla popolazione con livelli normali.

Studio su livelli di vitamina D e insufficienza cardiaca

I ricercatori del Dipartimento di Epidemiologia e Prevenzione dell’IRCCS Neuromed di Pozzilli si sono proposti di indagare il collegamento tra bassi livelli di vitamina D circolante e insufficienza cardiaca in un’ampia coorte di adulti italiani.

18797 soggetti adulti sani di età superiore a 35 anni sono stati reclutati casualmente dalla popolazione generale nell’ambito dello studio epidemiologico MOLI-SANI.

Durante il reclutamento, ai partecipanti sono stati somministrati questionari anamnestici e alimentari. Sugli stessi sono stati effettuati prelievi di sangue e test diagnostici (ECG e spirometrie).

La coorte è stata seguita per un periodo di 7,5 anni (sino al dicembre 2013)

I livelli di vitamina D sierica sono stati misurati presso il laboratorio centrale del progetto europeo BiomarCaRe.

I livelli di vitamina D sono stati categorizzati in:

  • normale (≥ 30 ng/mL),
  • ipovitaminosi (10-30 ng/mL),
  • carenza di vitamina D (< 10 ng/mL).

Durante il periodo di follow-up, attraverso le schede di dimissione ospedaliera, sono stati registrati 592 eventi di insufficienza cardiaca con incidenze rispettive:

  • 1,7% nel gruppo con livello normale di vitamina D,
  • 3,2% nel gruppo con ipovitaminosi
  • 5,4% nel gruppo con carenza di vitamina D.

Dopo un’analisi multivariata, che ha permesso di escludere eventuali confondenti, gli individui con un livello di vitamina D inferiori a 10 ng/mL mostravano un aumento del rischio di scompenso cardiaco di 1,59 volte rispetto a quelli con livelli normali.

«Questi risultati – spiega Franco Romeo, direttore Cardiologia Policlinico Tor Vergata di Roma – contribuiscono a delineare meglio un possibile ruolo della carenza di vitamina D nell’insorgenza di eventi cardiovascolari. Un maggiore approfondimento in questo ambito, potrà portare a nuove strategie di prevenzione».

L’insufficienza cardiaca

Si tratta della condizione in cui il cuore non è in grado di pompare quantità di sangue sufficienti per far fronte alle necessità dell’organismo. La conseguenza è una carenza di ossigeno negli organi che reagiscono accumulando acqua e sodio nei tessuti.

Nota anche con il termine di “scompenso cardiaco”, è la prima causa di ricovero ospedaliero negli over 65.

In Italia questa condizione interessa circa 600 mila persone. La sua frequenza raddoppia ogni 10 anni in più d’età.

Affanno, stanchezza, gonfiore (edema) degli arti sono i sintomi più tipici.