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L’aumento dei flussi migratori negli ultimi 10 anni ha reso necessario prendere in considerazione anche le necessità di salute cardiovascolare dei migranti.

La salute cardiovascolare dei migranti: uno studio evidenzia le differenze di prevalenza di ipertensione tra residenti e migranti
La salute cardiovascolare dei migranti: uno studio evidenzia le differenze di prevalenza di ipertensione tra residenti e migranti

La salute cardiovascolare dei migranti: uno studio evidenzia le differenze di prevalenza di ipertensione tra residenti e migranti

Le nuove fasce di popolazione, finora, sono state interessate prevalentemente dalla prevenzione e trattamento delle malattie trasmissibili. Il rischio cardiovascolare non è ancora stato valutato estensivamente.

Nel 2015 sono approdati in Europa 700mila migranti e rifugiati. Già all’arrivo, il 5% di loro ha bisogno di assistenza medica. Quando arrivano alle nostre latitudini il cambio di alimentazione, lo stile di vita e la povertà li espongono a rischi per la salute in generale e per la salute del cuore in particolare.

È necessario che i Paesi guardino con maggiore attenzione a questa realtà sanitaria così come espresso nella risoluzione ‘salute dei migranti’ approvata dall’OMS nel 2008 che sottolinea il diritto alla salute inteso come il ‘diritto’ di tutti di accedere al più alto livello di cura disponibile nel paese di residenza, anche se spesso proprio questi soggetti si trovano in una condizione di marginalità e disagio.

Studio sull’ipertensione nei migranti

Uno studio condotto dal dipartimento di medicina interna dell’università di Pavia ha paragonato la prevalenza dell’ipertensione in un gruppo di italiani e in uno di migranti. I risultati sono stati presentati all’ESC Congress 2016.

Lo studio ha coinvolto 6.027 soggetti volontari che sono stati sottoposti a un’intervista medica, misurazione del peso, altezza, pressione sanguigna e analisi delle urine durante la Giornata Nazionale del Rene nel 2012 e nel 2013.

I ricercatori hanno tentato di rappresentare la proporzione nazionale tra residenti e migranti indentificando 145 soggetti pari al 7% del campione. Si è subito evidenziata un’ampia eterogeneità con 53 nazionalità differenti suddivise tra Europa dell’est (38,2%), nord Africa (17,65), centro e sud Africa (12,9%), America Latina (12,8%) e un 9,6% in rappresentanza del sub continente indiano.

La distribuzione di genere e l’indice di massa corporea era paragonabile in entrambi i gruppi.

Nel gruppo di italiani l’età media era di 50 anni, in quello dei migranti 41.

I risultati dello studio

Nonostante i 10 anni di differenza di età in media, la prevalenza di ipertensione era simile in entrambi i gruppi con il 44,7% degli italiani vs il 43,4% dei migranti, ma stratificando il campione per età, la prevalenza aumentava di almeno il 10% negli stranieri in ogni decade osservata

Un analogo rateo maggiore è stato osservato nei livelli di proteinuria e glicosuria.

«I risultati di questa ricerca fanno pensare che nei prossimi anni aumenterà inevitabilmente la necessità di provvedere a monitoraggio e trattamento delle malattie vascolari in un sistema sempre più multi etnico ed integrato – osserva Michele Gulizia, direttore Cardiologia Ospedale Garibaldi di Catania e ESC Local Press Coordinator – Desidero sottolineare l’urgenza di pensare a come rispondere ai bisogni di popolazioni speciali dal punto di vista sociale, culturale ed economico, ad esempio elaborando programmi di prevenzione e screening che possano raggiungerli efficacemente. In quest’ottica, nello scorso giugno, ho iniziato un rapporto di collaborazione con le società nazionali di cardiologia e i referenti dei ministeri della salute di Egitto, Croatia, Marocco, Kosovo e Libano, estendendo loro il Progetto di Prevenzione Cardiovascolare “Banca del Cuore” e l’uso estensivo della “BancomHeart” per l’anagrafe cardiovascolare dei loro connazionali».