La malattia di Lyme o borreliosi è causata dal batterio Borrelia burgdorferi che infesta  zecche (in Europa principalmente zecche della specie Ixodes ricinus) e da esse, tramite il loro morso, è veicolato a vari mammiferi.

 Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione GIMBE
Secondo Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione GIMBE, la malattia di Lyme o borreliosi potrebbe essere sottostimata, perché vengono considerati solamente i casi confermati in laboratorio e non quelli diagnosticati clinicamente o non diagnosticati

Nell’uomo infettato, il batterio Borrelia burgdorferi migra nella cute circostante il punto dell’inoculazione e si diffonde per via ematica e linfatica. Inizialmente, la malattia di Lyme si manifesta molto spesso con un caratteristico eritema migrante che si allarga prima di risolversi anche spontaneamente. Nella seconda fase della malattia non trattata, si possono avere lesioni cutanee multiple e vari sintomi e segni aspecifici quali malessere, astenia, brividi, febbre, nausea, vomito, rigidità nucale, mal di testa e altri dolori che possono durare settimane. Possono verificarsi anche alterazioni cardiache neurologiche (quando l’infezione raggiunge il sistema nervoso si parla di neuroborreliosi). La malattia di Lyme non trattata può avere una fase tardiva che può manifestarsi mesi o anni dopo l’esordio della malattia (definito dalla comparsa dell’eritema migrante) con artrite.

La probabilità di essere morsi da zecche infette e contrarre la malattia di Lyme aumenta nelle aree erbose e boschive, ma anche nei parchi e nelle aree verdi urbane.

Diffusione della malattia di Lyme in Italia

In Italia i dati ufficiali sulla diffusione della malattia di Lyme sono limitati e non recenti: nel 2000 una circolare del Ministero della Salute riporta circa un migliaio di casi nel periodo 1992-1998.

Le Regioni con il maggior numero di segnalazioni sono Friuli Venezia Giulia, Liguria, Veneto, Emilia Romagna e la Provincia autonoma di Trento, mentre nelle Regioni centro-meridionali e insulari i casi segnalati sono rari. Recentemente, il Gruppo Italiano di Studio sulla Malattia di Lyme ha stimato che nel nostro Paese si verificano circa 500 nuovi casi ogni anno.

«L’incidenza della malattia di Lyme – afferma Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione GIMBE – potrebbe essere ampiamente sottostimata, perché la maggior parte delle stime si basa sui casi confermati in laboratorio, senza considerare quelli diagnosticati clinicamente e quelli non diagnosticati: in particolare quelli in cui la malattia si presenta soltanto con sintomi aspecifici come febbre, sudorazione, malessere generale, astenia, cefalea, difficoltà di concentrazione».

Le linee guida del National Institute for Health and Care Excellence

Per aumentare la consapevolezza di medici, professionisti sanitari e pazienti sulla malattia di Lyme, la Fondazione GIMBE ha realizzato la sintesi in lingua italiana delle linee guida del National Institute for Health and Care Excellence (NICE), le “Linee guida per la diagnosi e il trattamento della malattia di Lyme”, aggiornate a ottobre 2018, inserite nella sezione “Buone Pratiche” del nuovo Sistema Nazionale Linee Guida gestito dall’Istituto Superiore di Sanità.

Le linee guida NICE forniscono raccomandazioni relative alla diagnosi e alla terapia della malattia di Lyme: dai dati epidemiologici e clinici alla base di un adeguato sospetto clinico alle corrette modalità per la rimozione delle zecche; da un algoritmo per l’utilizzo dei test di laboratorio alla terapia antibiotica cui la linea guida dedica particolare attenzione. Vengono infatti riportati i numerosi schemi di trattamento per adulti e bambini, tenendo conto della assenza/presenza di disturbi focali: dal coinvolgimento dei nervi cranici o del sistema nervoso periferico a quello del sistema nervoso centrale, dall’interessamento articolare a quello cardiaco.

«Le numerose incertezze conseguenti alle limitate evidenze scientifiche – continua Nino Cartabellotta – determinano spesso paura e frustrazione nelle persone con diagnosi o sospetto di malattia di Lyme. Per tale ragione le linee guida NICE raccomandano di fornire supporto, informazioni da fonti attendibili e una chiara comunicazione sulla diagnosi e sul trattamento, incluse le incertezze relative all’accuratezza dei test diagnostici e all’eventuale persistenza dei sintomi dopo la terapia antibiotica».

In particolare, se il sospetto clinico è elevato non bisogna escludere la probabilità di malattia di Lyme sulla base di un’anamnesi negativa per esposizione a punture di zecca, peraltro non sempre visibili, o se i test di laboratorio sono negativi. Inoltre, se i sintomi persistono dopo due cicli completi di antibiotico, non bisogna prescrivere di routine ulteriori cicli.

«Nonostante si tratti di una patologia poco frequente – conclude Cartabellotta – è fondamentale “conoscerla per riconoscerla”, visto che, anche in assenza di conferme di laboratorio, un adeguato sospetto clinico, la rimozione della zecca e l’inizio tempestivo della terapia antibiotica possono prevenire danni rilevanti a livello neurologico, cardiaco e articolare».