Nel MeMO (Merck Oncology Meeting Emotional Experience), meeting organizzato da Merck a Milano il 22 e 23 marzo 2019, si sono confrontati i maggiori esperti italiani nell’ambito dei tumori del colon-retto e del distretto testa-collo sui progressi scientifici e sulla pratica clinica in ambito oncologico.
Il carcinoma del colon retto
Il carcinoma colorettale (CRC, colorectal cancer) si sviluppa spesso come lenta trasformazione di un polipo adenomatoso.
A causa della sintomatologia assente e aspecifica, a 1 persona su 4 la diagnosi arriva in fase avanzata, quando il carcinoma si è già diffuso oltre il colon e il retto e si è metastatizzato [Van Cutsem E, et al. Ann Oncol. 2014;25(Suppl.3):iii1–iii9].
Si può poi diffondere per:
- estensione diretta attraverso la parete intestinale,
- metastasi ematogene,
- metastasi ai linfonodi regionali,
- diffusione perineurale,
- via intraluminale.
Diffusione dei tumori del colon-retto
Secondo il Rapporto AIOM-AIRTUM 2018, ogni anno in Italia si registrano 373.000 nuovi casi di tumore, 51.000 dei quali colpiscono il colon retto. Il carcinoma del colon-retto è il terzo cancro più diffuso e rappresenta la quarta principale causa di morte a livello mondiale [Arold M, et al. Gut 2016; 66:683-91].
In Italia, secondo il Rapporto AIOM “Lo stato dell’Oncologia in Italia, 2017”, circa 450.000 persone sono affette da carcinoma del colon-retto.
Fattori di rischio del carcinoma del colon retto
L’eziologia esatta non è conosciuta. Sono riconosciuti alcuni fattori predisponenti come le malattie infiammatorie croniche intestinali (il rischio aumenta con la durata di queste patologie) o una storia familiare di CRC e di polipi del colon retto.
Il carcinoma del colon-retto, inoltre, si presenta con un’elevata incidenza in popolazioni che seguono diete povere di fibre e ricche di grassi e proteine animali e di carboidrati raffinati. Tra queste sostanze possono essere introdotti carcinogeni, ma questi possono essere anche prodotti dall’attività della flora batterica o delle secrezioni epatiche e intestinali.
Un altro fattore di rischio è l’età, infatti, circa il 90% delle persone alle quali viene diagnosticato un CRC ha più di 50 anni.
Sono considerati fattori di rischio anche l’inattività fisica, sovrappeso e obesità, fumo e
consumo di grandi quantità di alcol.
Segni e sintomi del carcinoma colorettale
I segni e sintomi del CRC generalmente includono:
- sangue e/o muco nelle feci,
- variazioni delle abitudini intestinali (diarrea o stitichezza),
- dolore addominale,
- occlusione intestinale,
- sensazione di evacuazione incompleta dopo lo svuotamento dell’intestino,
- anemia e conseguente astenia.
I segni e i sintomi variano a seconda della localizzazione del tumore.
Diagnosi del tumore del colon-retto
La localizzazione del tumore primario è fondamentale per determinare le decisioni terapeutiche appropriate per i pazienti affetti da CRC. Le evidenze cliniche suggeriscono che il CRC che colpisce il lato destro ha una prognosi peggiore rispetto al CRC del lato sinistro. Questi ultimi dati potrebbero avere un impatto chiave sulla diagnostica e sulla gestione del CRC metastatico.
Oltre a colonscopia e biopsia, si effettua quindi la diagnosi per immagini al fine di precisare la localizzazione esatta.
Al momento della diagnosi o comunque prima del trattamento del carcinoma del colon-retto, è indicato anche un test per verificare i tumori al biomarcatore del gene RAS.
I risultati del test sono poi utili per la scelta dei trattamenti più appropriati, eventualmente personalizzati.
Il carcinoma della testa e del collo
Il carcinoma della testa e del collo (H&N, Head and Neck cancer) insorge nelle cellule epiteliali di tessuti o organi del distretto cervico facciale, che comprende:
- laringe,
- cavità orale (palato duro, lingua, pavimento della bocca, creste alveolari, mucosa buccale)
- orofaringe (palato molle, base della lingua, tonsille palatine),
- rinofaringe,
- ipofaringe,
- cavità nasali e seni paranasali,
- ghiandole salivari.
La maggioranza dei tumori maligni del capo e del collo ha origine dalle cellule squamose piatte che rivestono la superficie della bocca, del naso e della gola. Si tratta quindi di carcinomi a cellule squamose (SCCHN, squamous cell carcinoma of the head and neck). I rimanenti casi sono adenocarcinomi, sarcomi e linfomi.
Diffusione dei tumori del distretto testa-collo
I tumori testa-collo rappresentano circa il 5% di tutte le neoplasie [Ferlay J, et al. Int J Cancer. 2015;136:E359-86].
Secondo il Rapporto AIOM-AIRTUM 2018, ogni anno in Italia si registrano 9.700 nuovi casi di tumori del distretto cervico-facciale, e, secondo il Rapporto AIOM “Lo stato dell’Oncologia in Italia, 2017”, circa 110.000 italiani sono chiamati a convivere con queste patologie, 84.000 dei quali uomini e 26.000 donne.
Fattori di rischio del carcinoma H&N
Sono riconosciuti diversi fattori di rischio per i tumori del distretto testa-collo:
- consumo di tabacco anche da fiuto o da masticare,
- consumo di alcool da moderato a forte,
- esposizione alla luce solare,
- esposizione a raggi X per diagnostica e a terapia radiante,
- virus di Epstein-Barr,
- papillomavirus umano (HPV),
- età (il tumore H&N è più frequente nelle persone dai 40 anni in su).
Segni e sintomi del carcinoma della testa e del collo
Le manifestazioni cliniche del carcinoma H&N dipendono dalla sede e dall’estensione ma possono essere anche aspecifici e includono:
- ulcera mucosa dolente nella zona della testa e del collo che non guarisce,
- mal di gola o mal d’orecchio persistente,
- dolore e/o difficoltà nella deglutizione (odinofagia e/o disfagia),
- cambiamento di voce o raucedine,
- nodulo o tumefazione gonfiore del collo,
- epistassi o congestione nasale,
- dolore alla lingua,
- lesione mucosa visibile (es. leucoplachia, eritroplachia),
- parestesia, paralisi nervosa, trisma.
Diagnosi dei tumori della testa e del collo
L’osservazione accurata del cavo orale e l’esame obiettivo di routine possono far sorgere il sospetto di carcinoma H&N e permettere quindi arrivare a una precoce. È disponibile per lo screening anche un kit per biopsia brush. La diagnosi può richiedere laringoscopia e metodiche di immagine (TC, RM, o PET/TC) per definire l’estensione del tumore primitivo e l’eventuale coinvolgimento di strutture adiacenti e di linfonodi cervicali. È completata con la biopsia.
Trattamento dei tumori della testa e del collo
Il trattamento dipende dallo stadio, dalla localizzazione della patologia e dallo stato di salute generale del paziente. Principalmente l’approccio può essere chirurgico e/o radioterapico eventualmente coadiuvato da chemioterapia. Questa può essere somministrata prima della chirurgia per ridurre la grandezza del tumore o il numero dei tumori/metastasi. Può essere usata anche dopo la chirurgia per limitare il rischio di recidiva o in setting metastatico/palliativo in associazione alle terapie mirate. L’uso appropriato della chemioterapia può limitare il danno alle cellule sane, preservare gli organi e ridurre la tossicità.
Per garantire il miglior risultato al paziente, il medico può scegliere tra una combinazione di trattamenti che possono includere una o più opzioni di trattamento.
È disponibile anche la terapia mirata alle cellule tumorali attraverso l’identificazione di geni specifici, di proteine o dell’ambiente tissutale che contribuisce alla crescita tumorale e alla permanenza del carcinoma. Questo tipo di trattamento blocca la crescita e la diffusione delle cellule cancerose limitando al tempo stesso i danni per le cellule sane.
Cetuximab
Cetuximab è un anticorpo monoclonale mirato al fattore di crescita epidermico (EGFR, Epidermal Growth Factor Receptor). È una cosiddetta terapia targeted, costituita cioè da molecole in grado di esercitare un’azione selettiva su recettori cellulari specifici, inibendo così la crescita tumorale e limitando al contempo il danno per le altre cellule.
Attualmente, cetuximab è indicato per:
- carcinoma metastatico del colon-retto (mCRC) RAS wild type,
- carcinoma a cellule squamose della testa e del collo (SCCHN).
Con questa terapia, che da 15 anni è stata introdotta in Italia, Merck ha fatto il proprio esordio nell’area dell’oncologia.
«Cetuximab è stato il primo frutto dell’impegno in Ricerca & Sviluppo di Merck in ambito oncologico – spiega Antonio Messina, a capo del business biofarmaceutico di Merck in Italia – un impegno che negli anni non è mai venuto meno, anzi si è rafforzato, come dimostrato dal fatto che oggi il 70% dei progetti di ricerca nella nostra pipeline di R&S è relativo alle aree dell’oncologia ed immuno-oncologia».
Il Merck Oncology Meeting Emotional Experience (MeMO)
Questo anniversario, importante per Merck in Italia, è stato ricordato durante il Merck Oncology Meeting Emotional Experience (Milano, 22 e 23 marzo 2019), evento dedicato ai progressi scientifici e alla pratica clinica in ambito oncologico, con una particolare attenzione proprio ai tumori del colon retto e ai tumori della testa e del collo.
I maggiori esperti di queste patologie a livello nazionale hanno condiviso approcci, prospettive e best practices di questo settore.
Una specifica sezione del meeting è stata poi dedicata agli aspetti emozionali nella relazione medico-paziente e all’utilizzo di un’innovativa modalità di simulazione con avatar digitale interattivo.
Gli aspetti emozionali nella gestione della comunicazione medico-paziente e la necessità di un approccio “oltre il farmaco”
L’approccio di Merck in oncologia è quello di un Healthcare provider a 360°: massimo impegno nella Ricerca & Sviluppo di nuove soluzioni terapeutiche, ma anche attenzione a quei bisogni del paziente oncologico che vanno “oltre il farmaco”, in un percorso che tiene conto delle esigenze della persona nella sua interezza.
È per questo che uno specifico modulo del MeMO è stato dedicato al ruolo delle emozioni nella gestione della relazione medico-paziente.
«Per gli operatori sanitari imparare a conoscere le emozioni è fondamentale per poter gestire meglio i pazienti e i familiari – spiega Luca Ostacoli, professore associato di psicologia clinica presso la scuola di medicina di Torino, responsabile del servizio di psicologia clinica presidio ospedaliero S. Anna. – Comprendere il vissuto psicologico e fisiologico della persona, aiutarla validando le sue emozioni, facendole capire che può provare paura, rabbia o imbarazzo, è il primo passo per potersi relazionare in modo empatico e attento e migliorare l’interazione, rendendo così meno complesso il percorso terapeutico».
La metodologia Inside Out
Il modulo dedicato al ruolo delle emozioni ha utilizzato la metodologia Insideout, mirata a mettere in scena, tramite rappresentazioni audiovisive, il rapporto medico/paziente, facendo emergere in contemporanea le emozioni, in particolar modo quelle nascoste e trattenute.
La metodologia riprende l’artificio del “dentro/fuori” di Riley, la preadolescente protagonista del film di animazione “Inside Out” e permette ai partecipanti, tramite l’innovativa alternanza “fiction” (rappresentazione della realtà) e avatar digitale (rappresentazione del mondo interiore del paziente e delle sue emozioni più vere), di vedere “oltre” il paziente che hanno di fronte, per osservarlo nel suo intimo.
Obiettivo della metodologia, ragionare sulla lettura delle emozioni e trasferire ai partecipanti la capacità di riconoscerle, fornendo anche i primi rudimenti su come aiutare i pazienti ad affrontarle.
Importanza delle campagne di sensibilizzazione sulle malattie oncologiche
Terapie sempre più efficaci e a misura di paziente, attenzione ai bisogni ed iniziative “oltre il farmaco”, ma, prima ancora di tutto ciò, massima attenzione alla prevenzione e allo screening. Non è un caso che il MeMO si sia svolto in concomitanza con l’European Colorectal Cancer Awareness Month, l’importante iniziativa europea di sensibilizzazione sul carcinoma del colon retto che ha come obiettivo quello di aumentare l’awareness su questa devastante patologia.
Merck contribuisce all’iniziativa con una campagna globale sui propri canali digitali, mirata a mettere in evidenza l’importanza della prevenzione attraverso corretti stili di vita e dello screening: esami specialistici regolari possono infatti consentire di riconoscere situazioni a rischio prima che si trasformino in tumori maligni o, comunque, di identificare i tumori ad uno stato iniziale, quando è più facile trattarli.