Si è concluso a Barcellona da pochi giorni l’ESMO World Congress on Gastrointestinal Cancer 2019. L’importante evento, che si è svolto dal 3 al 6 luglio, ha riunito, come ogni anno, migliaia di esperti provenienti da 90 Nazioni.

Nel corso del congresso sono stati presentati i risultati di diversi studi scientifici tra i quali BEACON CRC, studio internazionale sul cancro del colon-retto. L’indagine scientifica ha studiato l’azione di un tris di farmaci, encorafenib (inibitore BRAF), binimetinib (inibitore della proteina MEK) e cetuximab ( anticorpo anti-EGFR), contro il cancro metastatico del colon-retto con mutazione BRAF.

Si tratta di una tipologia tumorale maligna particolarmente aggressiva che interessa circa il 15% dei malati di cancro metastatico. La prognosi in questi casi è purtroppo severa. Lo dice a Oncoline Chiara Cremolini, oncologa all’ospedale Santa Chiara di Pisa e ricercatrice all’università pisana: “i pazienti con carcinoma metastatico del colon-retto BRAF mutato hanno prognosi particolarmente infauste, la loro sopravvivenza media rispetto agli altri pazienti metastatici è molto ridotta: 12 mesi contro 30 mesi”.

Lo studio

La ricerca BEACON ha visto una partecipazione globale (200 centri in tutto il mondo) e ha coinvolto 665 pazienti colpiti da carcinoma del colon-retto con mutazione BRAF V600E, cioè quella di più frequente riscontro, che non avevano risposto in precedenza in modo positivo a uno o due cicli di terapia standard. Si è trattato di uno studio randomizzato e i pazienti sono stati trattati in modo casuale o con il tris di farmaci o con il cocktail encorafenib-cetuxima, oppure ancora con terapie standard.

La terapia combinata tri-farmacologica ha determinato una sopravvivenza globale mediana di 9 mesi rispetto ai 5,4 mesi del trattamento standard, mentre la risposta obiettiva al tris di medicamenti è stata del 26% rispetto al 2% causato dalla terapia standard. La sopravvivenza mediana globale dei pazienti curati con la combinazione terapeutica encorafenib-cetuxima è stata invece di 8,4 mesi. Si sono verificati eventi avversi gravi o molto gravi nel 58% dei pazienti trattati con il tris di farmaci, nel 50% di quelli curati con il cocktail a due farmaci e nel 61% dei pazienti sottoposti a terapia standard. Per ora l’idea di utilizzare la tri-terapia riguarda solo i malati che non hanno risposto alle cure standard, ma è in corso un altro studio, ANCHOR-CRC, per valutare gli effetti se impiegata come trattamento di prima linea.

I commenti

La dottoressa Chiara Cremolini spiega: “I tumori con mutazione BRAF rispondono molto poco ai trattamenti; la mutazione BRAF è l’origine dell’aggressività del tumore, ma anche il suo tallone d’Achille. La domanda iniziale che ci si è posti è stata: se blocco con un farmaco la mutazione BRAF, riesco ad allungare la vita dei pazienti? E la risposta è no, non in maniera significativa, perché il farmaco che inibisce BRAF da solo non funziona. Allora si è pensato di combinare tre farmaci: quello che blocca BRAF, più quello che blocca EGFR e quello che blocca MEK, diretti cioè contro tre bersagli all’interno della cellula tumorale”.