Con il termine generico “depressione” si intendono tutte le varie forme di malessere psichico, non necessariamente di interesse psichiatrico, caratterizzate da una sofferenza depressiva, più o meno correlata con gli eventi di vita o con la personalità del soggetto.

Il genere femminile è correlato a un rischio doppio di incorrere in un disturbo depressivo rispetto al genere maschile.

costi depressione maggiore
La depressione maggiore colpisce circa il 2% della popolazione italiana con una netta prevalenza femminile

«I disturbi mentali sono la principale causa di morte, disabilità e impatto economico al mondo – spiega Claudio Mencacci, presidente della Società Italiana di Neuropsicofarmacologia e Direttore del Dipartimento di Neuroscienze del Fatebenefratelli di Milano. – Le patologie che colpiscono il sistema nervoso centrale e, in particolare la depressione maggiore, sono molto più frequenti di quanto si possa pensare, ecco perché dovrebbero essere considerate la principale sfida per la salute globale del XXI secolo. Basti pensare che circa 1/3 dei pazienti affetti da depressione maggiore non ottiene una risoluzione dei propri sintomi di malattia, andando incontro a cronicizzazione del disturbo. La persistenza e l’aggravamento di sintomi quali apatia, anedonia, insonnia, pensieri di colpa e ideazione suicidaria, generano una frattura sempre più marcata tra la persona e la sua vita precedente all’episodio depressivo».

La depressione maggiore, anche chiamata disturbo unipolare e più correttamente definita come “disturbo depressivo maggiore” è caratterizzata da molti sintomi presenti in modo duraturo e quotidiano per diverse settimane o mesi consecutivamente. Oltre all’umore depresso, si presentano anedonia, abulia, apatia, insonnia, inappetenza, profonda sofferenza interiore, sensi di colpa e inadeguatezza, fino a pensieri di morte e gesti di suicidio.

All’interno del disturbo depressivo maggiore, gli episodi di malessere possono essere codificati in base alla gravità o in base alla  risposta alle cure proposte. In particolare, quando un paziente non migliora dai propri sintomi di depressione, nonostante almeno due trattamenti adeguati, si parla di depressione resistente al trattamento, forma estremamente grave di sofferenza.

La depressione maggiore, se non correttamente trattata, è associata a una mortalità stimata intorno al 15%. Secondo i dati OMS, avviene un suicidio ogni 40 secondi.

Nei pazienti affetti da disturbi dell’umore, la messa in atto di almeno un tentativo suicidario nel corso della vita arriva a coinvolgere un individuo ogni tre

La depressione è stata riconosciuta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come la prima causa di disabilità a livello mondiale (fino a venti anni fa si trovava al quarto posto) ed è destinata a diventare la prima causa di spesa sanitaria entro il 2030. Nonostante questo, solamente 1 paziente su 2 riceve un trattamento corretto e tempestivo.

Nel solo decennio 2005-2015 si è assistito a un aumento dei casi di circa il 20% e a oggi la depressione coinvolge nel mondo oltre 300 milioni di persone.

Diffusione della depressione in Italia

In Italia, oltre 3 milioni di persone soffrono di depressione considerando tutte le sue forme. Tra queste più di 2 milioni sono donne

La depressione maggiore colpisce circa il 2% della popolazione italiana (più di un milione di persone), anche in questo caso, con una netta prevalenza femminile. Si stima che soltanto una persona su due con depressione maggiore abbia ottenuto diagnosi e trattamento.

Circa il 30% dei pazienti con depressione maggiore, ossia circa 130.000 pazienti, non risponde ai trattamenti tradizionali, nonostante una corretta aderenza alle terapie, somministrate a dosi e per tempi adeguati. Questo comporta una mancata risoluzione dei propri sintomi di malattia, andando incontro a cronicizzazione del disturbo.

I costi della depressione

Il nostro Paese è oggi il ventesimo in Europa per la spesa dedicata alla salute mentale (3,5% della spesa sanitaria totale rispetto al 8-15% degli altri paesi del G7).

I risultati di una nuova indagine, che ha coinvolto più di 300 pazienti italiani con depressione maggiore resistente al trattamento, dicono che il costo medio sanitario relativo ai costi diretti della depressione maggiore è di 2.612 euro per ogni paziente, ed ancor più impressionante è il dato relativo ai costi indiretti ovvero legati alla perdita di produttività. Le giornate di lavoro perse ogni anno sono mediamente 42, circa 1 giorno a settimana. In media, i costi indiretti possono essere stimati a: 7.140 euro (media nazionale), pari a circa il 70% del costo totale della patologia. Con riferimento alla spesa out of pocket, invece, l’analisi stima un valore medio nazionale pari a 615 euro a paziente.  

Si stima che in Italia il costo sociale della depressione, in termini di ore lavorative perse, sia complessivamente pari a 4 miliardi di euro l’anno. A questi costi si aggiungono i costi legati ai caregiver, tenendo presente che per ogni paziente sono coinvolti almeno 2-3 familiari.

Con riferimento alla spesa out of pocket, invece, l’analisi stima un valore medio nazionale pari a 615 euro a paziente.

«La valutazione dei costi diretti legati ad una patologia – spiega Francesco Saverio Mennini, docente di Economia Sanitaria Università Tor Vergata di Roma – è legata all’analisi di tutta una serie di voci di spesa: ospedalizzazioni, visite, spese farmaceutiche, accessi al pronto soccorso. Ma i costi diretti non sono l’unico tassello da tenere in considerazione: abbiamo visto che i costi indiretti possono gravare in maniera importante, basti pensare ai costi previdenziali legati all’elevato numero di giorni di assenza dal lavoro causato da una patologia come la depressione maggiore (nel periodo considerato nell’analisi, 2009-2015, 650 milioni di Euro per Assegni ordinari di Invalidità e pensioni di Inabilità, con un incremento dei costi di circa il 40%). Questi dati testimoniano che stiamo parlando di una malattia fortemente invalidante, che impatta in maniera significativa sulla vita dei pazienti e della società, da molteplici punti di vista».

I costi delle malattie mentali

Nel nostro Paese la spesa media per i servizi di salute mentale è inferiore al 3,5% della spesa sanitaria, a fronte dell’8-15% investito negli altri paesi del G7.

«Nell’ambito dei paesi più industrializzati (gruppo del G7) – afferma Enrico Zanalda, presidente Società Italiana di Psichiatria e direttore del Dipartimento Integrato di Salute Mentale ASL TO3 e AOU San Luigi Gonzaga di Torino – siamo l’unico a non avere più ospedali psichiatrici. Il nostro Paese, in confronto agli altri membri del G7, è caratterizzato dalla minore disponibilità di operatori e dalla minore percentuale di spesa sanitaria destinata alla salute mentale. La Società Italiana di Psichiatria in occasione del quarantennale della “legge Basaglia” ha ribadito le gravi difficoltà dei servizi di salute mentale italiani. Per rendere efficiente la rete dei servizi di un dipartimento di salute mentale è necessario introdurre l’innovazione organizzativa, tecnologica e farmacologica in modo da poter utilizzare al meglio le competenze delle équipe multidisciplinari. Maggiori investimenti culturali ed economici dovranno quindi concretizzarsi in migliori e più tempestivi percorsi di prevenzione, cura e riabilitazione nell’ambito della salute mentale, in particolar modo per le persone che soffrono di depressione maggiore, resistente ai trattamenti e a rischio di suicidio, nei confronti delle quali il giusto investimento in risorse organizzative, tecnologiche e farmacologiche è cruciale. La Società Italiana di Psichiatria vuole ribadire quindi la necessità di un costante impegno di tutti gli attori coinvolti perché non c’è salute senza salute mentale».

Il primo Libro Bianco sulla Salute Mentale di Onda

In occasione dell’evento “Depressione sfida del secolo, verso un piano nazionale per la gestione della malattia” organizzato a Milano da Janssen e da Onda, Osservatorio Nazionale sulla salute della donna e di genere, è stato presentato il primo Libro Bianco sulla Salute Mentale di Onda.

Obiettivo dell’incontro è accendere i riflettori sulla depressione maggiore, una patologia grave ma molto spesso dimenticata e sottovalutata nonostante secondo l’OMS – Organizzazione Mondiale della Sanità – è la prima causa di disabilità ed è destinata a diventare la prima causa di spesa sanitaria entro il 2030. E non è un caso se la Giornata Mondiale di quest’anno è dedicata alla prevenzione del suicidio (1 ogni 40 secondi ci dice l’OMS), una realtà purtroppo legata a doppio filo alle forme di depressione più severe e resistenti ai trattamenti.

Il primo Libro Bianco sulla Salute Mentale in Italia, nel corso del 2020, verrà portato all’attenzione delle Istituzioni delle principali Regioni italiane. Un gesto che vuole testimoniare l’impegno condiviso e concreto volto a combattere gli stereotipi, facilitare l’accesso alle cure anche innovative e a migliorare la qualità della vita di chi soffre di depressione, contribuendo al tempo stesso a ridurre l’alto impatto di risorse socio economiche legato a questa patologia. Una call to action che coinvolge gli attori Istituzionali con l’obiettivo di arrivare ad avere anche in Italia un Piano Nazionale per la gestione della malattia.

«Onda è impegnata da anni e su più fronti a promuovere la salute mentale, per ridurre lo stigma verso le patologie psichiatriche e migliorare – di conseguenza –  l’accesso alle cure da parte dei pazienti – illustra Francesca Merzagora, fondatrice e presidente Fondazione ONDA – La depressione maggiore è una malattia soprattutto femminile ecco perché, su questo tema, insieme a SIP e SINPF abbiamo presentato sei mesi fa il Manifesto “Uscire dall’ombra della depressione. Oggi vogliamo rinnovare il nostro impegno con la presentazione di questo Libro Bianco. La nostra call to action vuole essere di stimolo per le Istituzioni con l’obiettivo di potenziare gli investimenti in maniera uniforme su tutto il territorio nazionale e arrivare ad avere nel nostro Paese un Piano Nazionale di lotta alla depressione».

«La nostra mission, da 60 anni a questa parte, è minimizzare l’impatto delle patologie mentali sui pazienti, grazie alla ricerca di soluzioni terapeutiche innovative che va di pari passo con il dialogo e la collaborazione con tutte le parti del settore. Siamo impegnati nell’identificare nuovi target per la depressione, l’insonnia e la schizofrenia – afferma Massimo Scaccabarozzi, amministratore delegato e presidente di Janssen Italia. – È significativo il fatto che, nell’area della salute mentale, ben due molecole di Janssen hanno ricevuto dall’OMS il riconoscimento di farmaci essenziali per l’umanità. Oggi continuiamo a fare ricerca in quest’area e siamo una delle poche aziende impegnate a rispondere ai bisogni insoddisfatti dei pazienti e a introdurre nuove terapie».