La vitamina D gioca un ruolo importante in diversi processi metabolici e infiammatori. In particolare nell’ambito delle patologie correlate all’insulino-resistenza è stata evidenziata una stretta associazione tra ridotti livelli circolanti di vitamina D e sindrome metabolica, diabete di tipo 2 e steatosi epatica. Esperimenti condotti su modelli animali di obesità portano a ipotizzare che in condizioni di eccesso di calorie, il recettore della vitamina D (VDR) possa regolare la risposta infiammatoria del tessuto adiposo e l’accumulo eccessivo di grasso nel fegato.

Nei soggetti obesi l'espressione del recettore della vitamina D a livello del fegato e del tessuto adiposo viscerale è associata alla presenza di steatosi epatica e di infiammazione e disfunzione del tessuto adiposo
Nei soggetti obesi l’espressione del recettore della vitamina D a livello del fegato e del tessuto adiposo viscerale è associata alla presenza di steatosi epatica e di infiammazione e disfunzione del tessuto adiposo

Finora non erano stati condotti sull’uomo studi sull’argomento.

Al 55° congresso annuale dell’EASD è stato presentato lo studio: Liver and adipose tissue expression of VDR is associated with adipose tissue inflammation and hepatic fat accumulation in obese subjects” (F.A. Cimini, I. Barchetta, C. Chiappetta, D. Capoccia, L. Bertoccini, V. Ceccarelli, C. Di Cristofano, G. Silecchia, S. Morini, M.G. Baroni, F. Leonetti, M.G. Cavallo – Università La Sapienza di Roma, Università Campus Bio-Medico di Roma).

«Scopo del nostro studio – spiega Flavia Agata Cimini – è stato pertanto quello di valutare l’espressione del recettore della vitamina D nel fegato e nel tessuto adiposo di pazienti obesi, e di valutarne la relazione con la presenza di steatosi epatica e di infiammazione nel tessuto adiposo».

A questo scopo, sono stati reclutati quaranta soggetti obesi tra quelli afferenti presso il servizio di Endocrinologia del Dipartimento di Medicina Sperimentale, Università La Sapienza di Roma, per eseguire le valutazioni cliniche e di laboratorio che precedono l’intervento di chirurgia dell’obesità (bariatrica). Tutti i partecipanti sono stati sottoposti a biopsie epatiche ed omentali (l’omento è una specie di “panno” formato dal peritoneo che riveste e congiunge tra loro tutti gli organi addominali) durante l’intervento chirurgico, per valutare la presenza e la gravità della steatosi epatica, analizzare il grado di infiammazione del tessuto adiposo e studiare l’espressione del recettore della vitamina D in entrambi i tessuti. 

«I risultati dimostrano – rivela Flavia Agata Cimini – che nei soggetti obesi l’espressione del recettore della vitamina D a livello del fegato e del tessuto adiposo viscerale (grasso dell’omento) è strettamente associata alla presenza di steatosi epatica e di infiammazione e disfunzione del tessuto adiposo; questo suggerisce che, in presenza di obesità, l’asse vitamina D/recettore della vitamina D possa prendere parte ai meccanismi che regolano l’accumulo di grasso in vari distretti dell’organismo e rappresentare dunque un importante mediatore di malattia metabolica, oltre che un nuovo possibile bersaglio terapeutico».

«Questo studio – commenta Maria Gisella Cavallo dell’Università La Sapienza di Roma – suggerisce che in presenza di obesità il recettore della vitamina D eserciti, nel tessuto adiposo e nel fegato, una funzione di check point metabolico, regolando l’accumulo di grasso e la risposta infiammatoria. I nostri dati pongono quindi le basi per future ricerche volte ad esplorare il ruolo di questo recettore nell’ambito della fisiopatologia e terapia dell’obesità e della steatosi epatica».