Il sistema di farmacovigilanza europeo è solido, adattabile alle esigenze e negli anni 2015-2018 ha mostrato un impatto positivo sulla salute pubblica. Le indicazioni provengono dal rapporto dell’Agenzia europea dei medicinali e degli Heads of Medicines Agencies che ha fatto il punto sull’impatto di lungo termine del nuovo quadro per il monitoraggio della sicurezza dei medicinali, lanciato a luglio 2012.
L’aumento delle segnalazioni a EudraVigilance
Il rapporto indica una messa a regime delle varie attività, a partire dalla costituzione del comitato Prac di Ema incaricato dalla valutazione del rischio in materia di sicurezza dei medicinali. Tra le altre azioni volte a ottimizzare l’intero processo di farmacovigilanza, anche il potenziamento della banca dati europea EudraVigilance, che registra i sospetti eventi avversi dei farmaci, e della cosiddetta ‘Article 57 database’ (xEVMPD), che contiene le informazioni relative a oltre 800 mila farmaci autorizzati con procedura centralizzata, decentralizzata, di mutuo riconoscimento o nazionale. Le ispezioni di farmacovigilanza condotte all’interno dei singoli sistemi nazionali sono state circa 200-300 l’anno, a cui sia sono aggiunte 10-20 ispezioni l’anno richieste dai comitati scientifici di Ema.
I rapporti periodici di sicurezza (Psur/Psusa) sono stati semplificati e possono ora essere trasmessi tramite il portale centrale e conservati in un unico archivio, senza più bisogno d’invii multipli alle diverse autorità competenti a livello nazionale. Il numero di Psur/Psusa valutato dal Prac è quasi raddoppiato nel periodo 2014-2018 (471 vs 901), di cui un terzo relativo a principi attivi presenti in farmaci autorizzati solo a livello nazionale. A questi si aggiungono i quasi 5 mila Psur valutati dalle autorità dei singoli paesi.
Nel solo 2017 – quando EudraVigilance è andata a regime, come pure la richiesta di segnalare tutti i sospetti eventi avversi (Adr, inclusi quelli lievi) osservati sul territorio dell’Area economica europea (Eea) – il numero di sospetti Adr è aumento del 19%, e di un ulteriore 37% nel 2018, fino a oltre 2 milioni di segnalazioni (50% provenienti dall’Eea). Tra questi, le segnalazioni riguardanti effetti avversi seri sono aumentate dai circa 1,1 milioni del 2015 (di cui circa 290 mila provenienti dall’Eea) a 1,4 milioni nel 2018 (425 mila dall’Eea) (+27% in totale, +46% quelle relative all’Area economica europea).
I potenziali segnali di sicurezza valutati dal gruppo di lavoro di Ema sono stati quasi 9 mila (e altrettanti quelli analizzati a livello nazionale), di cui 400 sono stati confermati e sottoposti alla valutazione prioritaria del Prac, con aggiornamento delle informazioni dei prodotti in metà dei casi. Tra 25 referrals relativi al periodo considerato vi sono stati due casi di revoca definitiva dell’Aic, quattro sospensioni e sedici richieste di variazioni dell’autorizzazione all’immissione in commercio. In quattro casi, il comitato per la farmacovigilanza ha richiesto misure a tutela della salute pubblica.
In ognuno degli anni considerati dal rapporto il Prac ha analizzato circa 500 risk management plan (Rmp), tra cui quelli relativi ai nuovi trattamenti di immunoterapia antitumorali CAR-T, a cui si aggiungono i quasi 7 mila piani relativi ad autorizzazioni nazionali e che sono stati analizzati dalle singole autorità competenti. I protocolli per studi di sicurezza post-autorizzazione (Pass) esaminati ogni anno sono stati circa 150; circa un terzo di questi fanno parte degli obblighi assunti dai titolari Aic in sede di concessione dell’autorizzazione all’immissione in commercio. Altri 19 Pass sono stati richiesti da singole autorità regolatorie competenti a livello nazionale.
L’importanza di una buona comunicazione
Nei quattro anni considerati dal rapporto Ema ha investito molte energie nel migliorare la comunicazione e l’interazione coi partner, sia a livello delle industrie del farmaco che di un maggior coinvolgimento di medici e pazienti. Sono stati chiariti, a tal fine, anche i criteri per stabilire i casi in cui possa essere utile condurre audizioni pubbliche di tutte le parti interessate a un certo problema, come successo ad esempio nel 2017 per i medicinali a base di valproato e nel 2018 per gli antibiotici chinolonici e fluorochinolonici. È stato anche formalizzato il network per l’interazione col mondo universitario; il network ENCePP per la farmacovigilanza e la farmacoepidemiologia, in particolare, è giunto nel 2017 al suo decimo compleanno.
Sono anche proseguite le attività di networking internazionale, in particolare con l’Fda e le autorità regolatorie di Canada e Giappone. Una piattaforma centralizzata a livello europeo ha anche permesso di semplificare e uniformare la somministrazione delle attività di formazione in campo regolatorio, incluse quelle sulla farmacovigilanza. Particolare attenzione è stata data anche al supporto formativo ad altre autorità regolatorie a livello globale volto alla diffusione delle best practice del settore.
Non da ultimo, è stato notevole anche l’impegno comunicativo, di trasferimento delle conoscenze e di capacity building volto alla riorganizzazione dell’intero sistema in previsione della Brexit. Le attività in tal senso hanno visto la ridistribuzione tra le varie autorità dei paesi membri dell’Ue delle autorizzazioni centralizzate prima in capo alla britannica Mhra, il passaggio graduale delle consegne dei rapporteur, la ridistribuzione delle responsabilità per il monitoraggio dei segnali di sicurezza.