La Commissione guidata da Ursula von der Leyen ha posto tra i temi principali per il suo settennato anche la revisione di molti aspetti della legislazione europea che governa la concorrenza tra imprese. È dello scorso marzo la pubblicazione di uno Staff Working Document che riassume le valutazioni sull’attuale sistema che regola le operazioni di fusione e acquisizione, a livello procedurale e giurisdizionale. 

Il regolamento europeo “EU Merger” pone in capo alla Commissione il potere di controllo sulle operazioni societarie che potrebbero portare ad eccessiva concentrazione e, di conseguenza, a perdita di competitività per il sistema industriale del Vecchio Continente. Più in particolare, l’articolo 22 del regolamento prevede che gli stati membri possano richiedere alla Commissione di esaminare concentrazioni che potrebbero mettere a rischio i commerci transfrontalieri e la competitività dei paesi dell’UE. La Commissione ha anche adottato una comunicazione con cui fornisce indicazioni sull’applicazione del meccanismo di rinvio previsto dall’art. 22, e ha effettuato un impact assessment preliminare alla revisione e semplificazione delle procedure di fusione tra aziende (prevista per il primo trimestre 2022). 

I punti al centro dell’attenzione

Lo Staff Working Document ha preso in considerazione, in modo particolare l’efficacia delle soglie di legge basate sul fatturato nell’individuare le concentrazioni che potrebbero impattare in modo significativo sulla concorrenza nel mercato interno e quella delle misure di semplificazione introdotte nel 2013. Per quanto riguarda il primo punto, nonostante il meccanismo sia stato giudicato complessivamente efficace in unione a quello di rinvio previsto dall’art. 22, la Commissione non ha mancato di notare un certo aumento di operazioni sfuggite al controllo sia della Commissione stessa che degli stati membri, e che potrebbero rappresentare un potenziale pericolo per la competitività, in particolare per quanto riguarda l’acquisizione di piccole imprese e startup particolarmente innovative.

Un fenomeno che è noto anche sotto il termine di “killer acquisitions”, e che spesso vede implicate aziende innovative in campo farmaceutico e biotech che diventano preda degli appetiti delle grandi multinazionali. “Anche se informativo, il valore della transazione può non essere sempre sufficientemente correlato con il potenziale significato competitivo della transazione”, scrive la Commissione europea. 

Le altre azioni in campo

Sempre a marzo, l’antitrust europeo ha avviato una collaborazione con i corrispettivi di Stati Uniti, Canada e Regno Unito per condividere esperienze e best practice sulle operazioni di M&A in campo farmaceutico (si veda qui). Obiettivo finale è individuare le fusioni che potrebbero essere legate l’innalzamento dei prezzi dei medicinali, al rallentamento dello sviluppo di nuova innovazione o a condotte anti-competitive.

Il fenomeno delle killer acquisitions non è certo nuovo, ed è stato preso in esame in passato dalle autorità di vari stati europei, ad esempio da quelle tedesche per quanto riguarda l’acquisizione di Whatsapp da parte di Facebook nel 2014 (qui maggiori dettagli), e più recentemente l’acquisizione di dell’azienda di diagnostica in vitro Grail da parte di Illumina, oggetto di indagine da parte della Commissione Ue su richiesta di vari stati membri. Indagine che alla fine dello scorso aprile ha portato la società californiana a depositare un’azione legale contro la Commissione presso la Corte generale dell’Unione europea, per richiederne l’annullamento per mancanza di giurisdizione da parte delle Commissione (qui maggiori informazioni). 

Significativa anche la multa da 7,5 milioni di euro comminata dalla Commissione europea a Sigma-Aldrich per aver fornito informazioni errate o fuorvianti nell’ambito dell’indagine sull’acquisizione dell’azienda da parte di Merck.