Con un post pubblicato sul suo sito, la European Public Health Alliance (EPHA) ha sollevato l’attenzione sulle possibili dinamiche che potrebbero portare a eccessive pressioni e influenze esterne sulle decisioni politiche in ambito delle politiche del farmaco. “È indubbio che il potere e l’influenza delle società farmaceutiche sono aumentati nel contesto dell’attuale pandemia. La politicizzazione della farmaceutica è senza precedenti”, scrive EPHA.

L’accusa mossa dal think tank è di godere di un peso sproporzionato a fronte di scarsi obblighi di responsabilità: le aziende farmaceutiche, è il ragionamento, sarebbero state elevate improvvisamente a interlocutori diretti dei governi. Un modo di fare che, secondo EPHA, potrebbe aver messo il processo di procurement dei vaccini Covid-19 troppo in balia dei piani delle aziende produttrici. L’atto di accusa è pesantissimo e senza giri di parole: “L’industria detta l’agenda, evidenzia i colli di bottiglia e indirizza il dibattito verso soluzioni a misura dei loro interessi di business”, si legge nella nota.

Il nuovo regolamento europeo HTA e la revisione della legislazione in campo farmaceutico  (compresa quella sui farmaci orfani e rari) dovrebbero rappresentare, per l’associazione che tutela gli interessi della salute dei cittadini europei, il campo in cui procedere a una più approfondita valutazione comparativa dei dati di efficacia, onde stabilire con maggiore precisione il loro modo d’azione e il reale beneficio terapeutico. 

L’appello alla DG Santé

Sono molti i punti che EPHA pone all’attenzione della Commissione europea, e più in particolare alla DG Santé, che secondo il think tank dovrebbe vedere rafforzata la sua missione, soprattutto con riferimento all’esplicito richiamo al bisogno di medicinali convenienti che ha caratterizzato il mandato della Commissaria alla salute, Stella Kyriakides.

EPHA nota anche una forte asimmetria informativa tra aziende e autorità pubbliche, asimmetria che sarebbe esemplificata dall’iniziativa dello structured dialogue lanciato dalla Commissione sulla resilienza delle supply chain, dopo due anni in cui molte catene di fornitura sono state sottoposte alle forti tensioni determinate dalla pandemia. 

La corsa per velocizzare i processi regolatori e di approvazione dei farmaci e dei vaccini ha richiesto agli enti preposti di sviluppare rapidamente nuove competenze per affrontare problemi mai prima sperimentati. Il rischio a ciò associato, secondo EPHA, andrebbe ricercato nel fatto che i dati utilizzati per le decisioni siano stati prodotti in modo pressoché esclusivo dalle aziende farmaceutiche, con possibili ricadute sulla trasparenza e completezza del dibattito e sulle decisioni politiche che ne sono derivate. “C’è una convergenza delle politiche sanitarie ed industriali, con le seconde che prevalgono sulle prime”, scrive EPHA. Il dito è puntato contro le pressanti richieste di flessibiltà, garanzie pubbliche, incentivi e altri benefici finanziari, a fronte delle quali i governi potrebbero riuscire a ottenere forse per la prima volta” maggiori informazioni sui processi produttivi e il pricing applicati dalle aziende. Positive sono giudicate dall’associazione non-profit le conclusioni del Consiglio europeo sulla disponibilità, l’accesso e la convenienza dei farmaci, ma con la raccomandazione per la Commissione UE di non abbassare l’attenzione sulle innovazioni in grado di favorire ulteriormente l’accesso alle cure. 

Per EPHA, l’enfasi sulla velocità dei processi e l’early access a qualsiasi novità sia marcata come “innovazione” sarebbe un déjà vu spinto dall’onda pandemica. La risposta delle istituzioni europee dovrebbe passare attraverso modalità robuste per la valutazione dell’innovazione nel campo della cura della salute, come esemplificato dall’atteso regolamento europeo sull’Health Technology Assessment (HTA). Ma anche a questo riguardo giunge un monito, in vista della fase d’implementazione del regolamento: “L’HTA si è seduta nei posti dietro durante l’emergenza sanitaria, con molti aspetti già decisi al momento dell’approvazione da parte dell’Agenzia europa dei medicinali. Questo non dovrebbe rappresentare la nuova normalità”, scrive EPHA, che propugna invece una sempre maggiore collaborazione tra tutti gli stakeholder coinvolti (inclusi pazienti e buyer) per innalzare la barra dell’approvazione dei nuovi medicinali.