Con un investimento iniziale di 17 milioni di euro per la messa a punto di 5.600 mq di nuovi laboratori dedicati alla tecnologia farmaceutica e alla chimica analitica, Alfasigma – una delle prime cinque aziende farmaceutiche a capitale italiano in grado di distinguersi sia a livello nazionale che internazionale per innovazione e sviluppo tecnologico – ha confermato il proprio impegno in R&D inaugurando presso la sede produttiva di Pomezia “Labio 4.0”, un laboratorio polivalente intestato al fondatore dell’allora ‘Biochimici ALFA’, il Cavaliere Marino Golinelli, oggi Presidente onorario di Alfasigma.
Labio 4.0
I 5.600 mq di Labio 4.0 ospitano al loro interno diverse aree: i laboratori di Sviluppo di formulazioni innovative, i laboratori di Chimica analitica e il nuovo Impianto pilota, cui si aggiungeranno i laboratori di Biotecnologie e Nanotecnologie all’interno di una più ampia strategia aziendale di investimento progressivo in ricerca e sviluppo. I primi sono all’avanguardia per quanto concerne scienza e tecnologia farmaceutica così come il nuovo impianto pilota solidi orali costituisce un’unità produttiva avanguardistica per la manifattura e il confezionamento di prodotti solidi orali che opera su una scala intermedia tra il kitolab e l’industriale. Questa caratteristica rappresenta una delle peculiarità di Labio 4.0; inoltre, attraverso il nuovo impianto pilota sarà possibile seguire i processi dalla fase ideativa a quella realizzativa, sfruttando le potenzialità della scala intermedia e ottimizzando i processi esistenti, con un impatto positivo in termini di risorse e tempistiche. Il dipartimento di Ricerca e Sviluppo dell’azienda impiega 138 ricercatori, di cui la maggioranza donne. Labio 4.0 ospita circa la metà di questi ricercatori, distribuiti nei centri R&D di Pomezia e Bologna. Il 70% dei macchinari ad alta tecnologia presenti nel nuovo laboratorio è prodotto da aziende italiane.
«Il centro di ricerca e sviluppo di Pomezia, Labio 4.0, è stato intestato al nostro fondatore, Marino Golinelli – ha sostenuto Stefano Golinelli, Presidente Alfasigma, nel corso dell’inaugurazione – perché ci ha insegnato e ci insegna ancora oggi, a oltre 100 anni, ad avere fiducia nel futuro e nell’innovazione. Noi crediamo nella ricerca farmaceutica e in questa storia di successo tutta italiana: lo dimostriamo con il nostro investimento in ricerca e sviluppo, ma anche con il potenziamento degli impianti produttivi e l’acquisizione di nuove molecole e nuovi progetti».
L’inaugurazione del nuovo laboratorio ha rappresentato anche un’occasione di confronto e riflessione su alcuni temi cruciali per il settore. Il Premier Mario Draghi, in una lettera di augurio, ha salutato il progetto scrivendo:«La decisione di investire nella ricerca e nell’innovazione tecnologica in Italia è quel che l’intero Paese chiede alle sue menti più innovative».
Il valore del comparto farmaceutico italiano
Nel corso del dibattito – tenutosi all’interno dell’auditorium di Alfasigma – sono stati presentati anche i numeri più recenti relativi al comparto delle aziende farmaceutiche italiane che nel 2020 hanno raggiunto un valore della produzione di ben 34 miliardi di euro. All’interno di questo computo, le aziende a capitale italiano medio-grandi hanno determinato un fatturato – a livello globale – di 12,5 miliardi, di cui il 70% realizzato al di fuori dei confini nazionali. Gli investimenti in ricerca e sviluppo nell’ultimo anno sono stati pari a 1,2 miliardi di euro, segnando un +19% sull’anno precedente. In termini di risorse umane, le imprese hanno incrementato il numero degli occupati puntando su un’occupazione qualificata – il 63% sono laureati – e sulle donne, che rappresentano oltre il 40% del totale.
«Garantire la salute dei cittadini vuol dire garantire una sicurezza nazionale – con queste parole ha esordito l’ex Ministro della Salute Beatrice Lorenzin, in un intervento in cui ha sottolineato l’importanza di investire in salute – Le risorse derivanti dal PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) saranno certamente determinanti, un’occasione da non sprecare, ma si deve puntare anche ad un più adeguato finanziamento del Fondo Sanitario Nazionale». La deputata ha ricordato che si è prossimi all’approvazione della nuova Legge di Bilancio e che sarebbe cruciale alzare l’asticella – per le risorse al settore sanitario – dall’attuale 6,5% all’11-12% del PIL, anche perché i nodi irrisolti prima della pandemia sono rimasti insoluti. Inoltre, ha ribadito la necessità di rendere il sistema farmaceutico italiano accogliente per gli investitori.
Un Paese attrattivo per gli investimenti
Proprio sul tema dell’attrattività degli investimenti si è tornati in occasione della tavola rotonda conclusiva. Il Nuovo direttore della Ricerca del Ministero della Salute, Giuseppe Ippolito ha ricordato come in Italia i ricercatori non vengano pagati come all’estero e che appare indispensabile prevedere una ridefinizione del rapporto pubblico privato nella gestione della ricerca. Una ricerca, quella nel settore farmaceutico, lunga, costosa e ad alto rischio di fallimento. «L’esperienza del Covid e il conseguente sviluppo di sequenziamento consentirà tuttavia una migliore caratterizzazione per patologie future. Lo sviluppo dei vaccini – arrivati in soli 10 mesi – è stato tuttavia possibile grazie al massiccio investimento di risorse del governo americano e di alcuni governi europei».
Giovanni Tria, Consigliere economico presso il Ministero dello Sviluppo Economico, ha sottolineato come non sia sufficiente mettere in bilancio risorse aggiuntive, ma comprendere a che punto dei processi intervenire. «La filiera farmaceutica parte dalla ricerca passando per la sperimentazione clinica fino ad arrivare alla produzione. A che punto del processo deve intervenire il pubblico? Al momento non ci sono strumenti per operare. A ciò si aggiunge che si tratta di segmenti di filiere internazionali. Occorre una innovazione del sistema e una competitività regolatoria per attrarre gli investitori che altrimenti andranno in Paesi diversi dall’Italia».
E proprio su questo punto è tornata anche Enrica Giorgetti, DG Farmindustria, che ha ricordato: «L’industria farmaceutica non si è mai fermata. Anche agli albori della pandemia. La prima richiesta che abbiamo fatto è stata quella di riconoscere il ruolo strategico del settore e abbiamo ottenuto che fosse inserito in una norma di legge. Abbiamo pertanto avuto la possibilità di produrre senza soluzione di continuità in una situazione estremamente complicata perché non erano ancora definiti i decreti relativi alle misure di sicurezza. Quindi ogni azienda si è organizzata con serietà e ha continuato a produrre mantenendo il distanziamento di sicurezza per i propri dipendenti. Oggi resta tuttavia cruciale avere un contesto di regole preciso per essere attrattivi. È in gestazione un disegno di legge sulla concorrenza preparato dall’Antitrust che è interesse di tutti – aziende e territori – veder approvato».
I progetti R&D in cantiere
Per quanto riguarda i progetti in gestazione è stato il Direttore R&D di Alfasigma, Emilio Merlo Pich a parlarne: «Alfasigma ha recentemente iniziato l’aggiornamento della pipeline di ricerca per nuovi prodotti, sia massimizzando il know-how interno nell’area gastroenterologica sia privilegiando partnership selezionate per gli aspetti innovativi e di frontiera. Abbiamo in sviluppo alcuni progetti indirizzati al microbiota intestinale, un’area in cui Alfasigma è già presente con la rifaximina, e altri progetti innovativi basati sull’uso di prodotti biotech e nanotecnologici, con un forte interesse nell’area delle malattie rare gastroenteriche e neurologiche. Tali attività sono supportate da piattaforme di ricerca esternalizzate, come per esempio il Microbioma Lab, recentemente creato da Alfasigma con l’Humanitas di Milano, o la start-up Novavido, realizzata con l’Istituto italiano di tecnologia. Inoltre nel laboratorio di Pomezia c’è un progetto in corso per lo sviluppo di un anticorpo di piccole dimensioni che sembra mostrare efficacia rispetto a tutte le varianti Covid-19. Si tratta di un progetto ancora in sperimentazione, ma le promesse sono buone».