In occasione dell’Assemblea Federchimica, tenutasi lo scorso lunedì 24 ottobre a Milano, è stato presentato un consuntivo preoccupante, dominato da segni negativi e da incertezze rispetto al futuro; e non solo del settore della Chimica, ma di tutto il Made in Italy. Come afferma Paolo Lamberti, presidente Federchimica nella sua relazione: “Senza l’industria chimica si ferma la produzione manifatturiera: il nostro settore è una ‘materia prima’ a monte di quasi tutte le filiere produttive, connesse ad esempio all’agroalimentare, all’edilizia, ai settori del Made in Italy, ed è motore essenziale della nostra economia, oltre che infrastruttura tecnologica di qualità e innovazione. Le istituzioni ne tengano conto, predisponendo interventi di sostegno per fronteggiare la crisi”.

L’industria chimica in Italia che conta più di 2.800 imprese, meritando il terzo posto tra i produttori europei, dopo Germania e Francia e il sesto come settore industriale del Paese, ha chiuso il 2021 con un valore della produzione di 56,4 miliardi di euro. Il nostro Paese riveste, inoltre, posizioni di leadership nel panorama mondiale nei principi attivi farmaceutici, con quote esportate che superano l’85% della produzione. Dopo un primo semestre ancora positivo (+0,4%), da luglio si registra un significativo deterioramento, causato soprattutto dai costi energetici e dall’indebolimento della domanda da parte dei settori clienti. Nell’ipotesi che non si verifichino limitazioni all’attività per il razionamento del gas, si prevede una contrazione della produzione dell’8% nel secondo semestre, che porterebbe a chiudere il 2022 con un calo complessivo del 4%.

“La crisi che tutti stanno affrontando – ha aggiunto Lamberti – è particolarmente sentita dalla chimica, un settore energivoro, che utilizza il gas anche come materia prima per moltissime produzioni. Già prima dell’attuale crisi, il costo dell’energia aveva un’incidenza elevatissima (11%) sul valore della produzione, con punte ancor più significative ad esempio per gas tecnici, fertilizzanti, chimica di base e molti principi attivi farmaceutici. Le decisioni prese dal Consiglio Europeo e il mandato alla Commissione sul price cap al gas ci sembrano significative, soprattutto perché assunte in totale condivisione tra i Paesi della Ue”. L’industria chimica è da tempo impegnata nel promuovere l’efficienza energetica e dal 2000 ha ridotto i consumi energetici del 44% a parità di produzione, anche grazie agli investimenti in cogenerazione, rinnovabili ed economia circolare. Per fare fronte alla crisi energetica, le imprese stanno utilizzando ogni leva disponibile, incluse la rimodulazione dei turni e la riformulazione dei prodotti. All’Assemblea di Federchimica sono intervenuti inoltre Pina Picierno, Vicepresidente Parlamento Europeo; Ferruccio Resta, Presidente Crui; Davide Tabarelli, Presidente Nomisma Energia, Fabio Tamburini, Direttore Il Sole 24 Ore. Ha concluso i lavori Carlo Bonomi, Presidente Confindustria.