Si chiama SM15 la nuova molecola in grado di inibire il processo attraverso il quale i componenti danneggiati delle proteine vengono riutilizzati per la costruzione di nuove molecole proteiche (autofagia cellulare). La molecola è stata individuata dai ricercatori dell’Istituto di biologia e patologia molecolari del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ibpm) di Roma, che hanno pubblicato i risultati dello studio sulla rivista Autophagy.

L’autofagia rappresenta un interessante target terapeutico, in quanto è coinvolta, in taluni casi, nella sopravvivenza delle cellule tumorali. “Nei tumori, l’autofagia svolge un duplice ruolo, perché è in grado di favorire la sopravvivenza o la morte delle cellule tumorali, a seconda del tipo e dello stadio del tumore”, spiega Daniela Trisciuoglio, ricercatrice del Cnr-Ibpm e coordinatrice dello studio. La molecola SM15 inibisce una specifica fase dell’autofagia e, allo stesso tempo, blocca la mitosi, attraverso la quale da una cellula si generano due cellule figlie dallo stesso corredo cromosomico di quella originaria. Ne risulta che le cellule tumorali non riescono più a riprodursi e rigenerarsi, e quindi muoiono.

Rappresentazione dell’attività della molecola SM15, in grado di indurre morte cellulare a partire dalla mitosi e dall’interfase in cellule tumorali (Credits: CNR, Pellegrini_et_al_Autophagy_2023)

Secondo il gruppo di ricerca romano, la scoperta potrebbe portare all’individuazione di farmaci in grado di inibire lo sviluppo di determinate neoplasie. Lo studio pubblicato su Autophagy ha dimostrato che la molecola agisce sulla proteina SNAP29, che guida la fusione tra il materiale da degradare e i lisosomi (gli organelli che smantellano le proteine), andando così a bloccare le fasi più tardive del processo di autofagia. “L’attività della SM15 impedisce la degradazione e il riciclo di materiali cellulari deteriorati, ormai tossici per la cellula. Durante la mitosi, ovvero il processo di divisione cellulare, la molecola s’inserisce nelle regioni responsabili del movimento dei cromosomi, producendo cellule figlie fortemente sbilanciate nel numero di cromosomi, che muoiono in breve tempo”, spiega Francesca Degrassi ricercatrice del Cnr-Ibpm.

Secondo Degrassi, inoltre, la duplice azione della molecola SM15 potrebbe avere grande rilevanza nell’ambito della ricerca preclinica. “Infatti, nei tipi di tumore che necessitano di una funzionale autofagia per sopravvivere – quali il glioblastoma e gli adenocarcinomi duttali pancreatici – questa molecola potrà essere un efficace inibitore del processo. Inoltre, permetterà di identificare nuovi trattamenti farmacologici in grado di indurre la distruzione delle cellule tumorali attraverso due strade sinergiche, la morte in mitosi e quella determinata dall’inibizione dell’autofagia