“La Raccomandazione adottata oggi dal Consiglio Ue costituisce un importante ulteriore strumento nel contrastare le infezioni resistenti agli antibiotici investendo prioritariamente nell’uso mirato e consapevole degli antibiotici, sostenendo la ricerca e promuovendo test diagnostici rapidi e una comunicazione efficace in un contesto One Health. Limitare l’uso inappropriato di antimicrobici è infatti cruciale per ridurre le infezioni resistenti sia nell’uomo che negli animali”, ha commentato il Ministro della Salute, Orazio Schillaci, a riguardo della raccomandazione sull’antimicrobico-resistenza approvata dal Consiglio europeo.
Il ministro Schillaci ha anche sottolineato l’importanza del rafforzamento della prevenzione e del controllo delle infezioni, in particolare nelle strutture di ricovero e cura, e la necessità di solidi sistemi di sorveglianza e monitoraggio della resistenza antimicrobica e del consumo di antimicrobici nella salute umana, animale e vegetale. I programmi di formazione continua e i curricula di studi dei professionisti sanitari dovrebbero anche includere una formazione intersettoriale obbligatoria sulla prevenzione e il controllo delle infezioni, sui rischi ambientali e sulla biosicurezza associati all’antimicrobico resistenza, ha aggiunto Schillaci.
La raccomandazione approvata dal Consiglio UE
La raccomandazione approvata lo scorso 13 giugno si basa su un approccio One Health al problema dell’antimicrobico-resistenza, comprensivo degli impatti sulla salute umana, animale e dell’ambiente. Le misure volontarie previste puntano a incoraggiare l’uso prudente degli antibiotici e degli altri agenti antimicrobici sia nell’uomo che negli animali, con lo scopo di ridurre la possibile insorgenza di fenomeni di resistenza.
Gli obiettivi individuati per il 2030 includono una riduzione del 20% del consumo totale di antibiotici a uso umano e del 50% delle vendite complessive nell’UE di antimicrobici destinati agli animali da allevamento e all’acquacoltura. Le raccomandazioni indicano anche che almeno il 65% del consumo totale di antibiotici nell’uomo dovrebbe risultare efficace, sulla base della scelta del farmaco corretto; quest’ultima dovrebbe basarsi sullo schema di classificazione AWaRe messo a punto dall’Oms. È anche prevista la riduzione, soprattutto nell’ambito ospedaliero, del numero d’infezioni del sangue causate dalle tre principali tipologie di batteri resistenti (rispettivamerne, 15% dovute a Staphylococcus aureus resistente alla meticillina, 10% Escherichia coli resistente alle cefalosporine di terza generazione e 5% Klebsiella pneumoniae resistente ai carbapenem) (dati Commissione UE).
Tal obiettivi dovrebbero essere raggiunti attraverso un rafforzamento dei piani d’azione nazionali e il monitoraggio dell’uso degli antibiotici, sempre a livello nazionale. La sorveglianza sul consumo dei farmaci antimicrobici e sull’andamento del fenomeno dell’antimicrobico-resistenza dovrebbe venire migliorata a tutti i livelli, compresi gli ospedali e le strutture di cura a lungo degenza.
Per quanto riguarda gli allevamenti, l’obiettivo dovrebbe essere quello di migliorare la salute e il benessere degli animali, di modo da ridurre la diffusione di patologie infettive. Le raccomandazioni prevedono anche campagne mirate di comunicazione e formazione per i professionisti sanitari.