Il mercato dei farmaci contraffatti è in costante crescita, senza più differenziazioni tra Paesi in via di sviluppo e industrializzati (in alcuni casi la legislazione che regolamenta tanto la produzione quanto la distribuzione di prodotti medici, oppure l’attuazione di tale legislazione, è sterile se non addirittura assente), e prosegue a espandersi in tutto il mondo, con i prevedibili conseguenti rischi sulla salute pubblica. Comprensibile, pertanto, che le istituzioni interessate dedichino al fenomeno l’attenzione più scrupolosa. Così la Fip (International pharmaceutical federation), che ha messo in campo una nuova risorsa volta a supportare l’autovalutazione dei sistemi normativi dei Paesi, verificandone l’adeguatezza per prevenire il più possibile i danni legati ai farmaci contraffatti.

Rilevazione dei prodotti contraffatti

Lo strumento di autovalutazione della Fip – un ulteriore meccanismo per diminuire l’impatto del prodotti fraudolenti sulla cura del paziente – intende agevolare la rilevazione, la messa in quarantena nonché la rimozione dei prodotti farmaceutici contraffatti della supply chain, forte di una consona legislazione di supporto. Nel caso in cui venga rilevata la mancanza di una precisa disposizione di legge in materia, le sezioni custodite nel documenti potrebbero essere adottate oppure adattate e divenire parte del quadro legislativo per contrastare l’ingresso dei farmaci contraffatti nella catena di approvvigionamento. Lo strumento può essere usato anche come risorsa educativa – per tutti i fornitori di assistenza sanitaria e gli stakeholder delle politiche sanitarie – aggiornando sul pericolo causato dalla circolazione di medicinali e prodotti sanitari che non rispettano le norme e i regolamenti in vigore,

Lavorare in sinergia

A livello globale, gli uffici competenti dei ministeri della salute e le agenzie regolatorie governative sono chiamati ad impegnarsi nell’evitare (meglio ancora, nel prevenire) che i farmaci contraffatti arrivino ai pazienti. In tal senso, l’International pharmaceutical federation ritiene che le autorità preposte e le istituzioni coinvolte debbano agire per tutelare il pubblico, investendo nella formazione dei professionisti sanitari e di tutti i partecipanti alla catena di approvvigionamento in relazione alla minaccia dei prodotti contraffatti, alla loro rilevazione e alle metodologie da mettere in campo per difendere l’integrità della supply chain (“Gli operatori sanitari sono fondamentali per rilevare e segnalare prodotti medici di scarsa qualità o falsi che si infiltrano nelle catene di approvvigionamento, nonché per istruire e consigliare i pazienti che possono essere stati esposti”, le parole della Fip).

Numeri sottostimati

Nonostante le statistiche siano variabili in rapporto al livello di farmaci contraffatti, da fonti Aifa si calcola che la percentuale di medicinali contraffatti possa variare fra l’1% e il 10% circa del comparto farmaceutico mondiale. Parliamo di un fenomeno in ampia parte ancora sommesso, i cui dati sono fortemente sottostimati. Le indagini dell’Oms riferiscono come solo l’1% dei farmaci venduti in modo illegale presenti la composizione originale. Il resto non conterrebbe i princìpi attivi (32,1%), oppure questi sarebbero presenti in quantità non corrette (20,2%), o – nella peggiore delle ipotesi – composti da ingredienti sbagliati (21,4%) oppure contenenti alti livelli di impurità e contaminanti (8,5%). Inoltre i dati sottolineano l’ampia presenza di farmaci salvavita (dagli antibiotici ai farmaci per prevenire la malaria), la cui contraffazione provoca ogni anno vittime in tutto il globo, colpendo soprattutto i Paesi particolarmente poveri. Secondo la Transnational Alliance to Combat Illicit Trade (Tracit) la quota di falsi nei mercati in via di sviluppo potrebbe costituire più del 10%, raggiungendo fino al 30% in paesi come l’Africa, l’Asia e l’America Latina, e oltre il 20% nelle economie dell’ex Unione Sovietica.