Una ri-evoluzione è alle porte, segnata dall’avvento sempre più massivo delle tecnologie digitali, anche in sanità. Entrato progressivamente, quasi in sordina, il digitale declinato in tutte le sue accezioni – Intelligenza Artificiale, Dispositivi Medici, monitoraggio da remoto, somministrazione di terapie tramite software o altri prodotti digitali e molto altro – si appronta ad essere una opportunità, efficiente ed efficace, per l’ottimizzazione nella gestione del paziente, dalla diagnosi, alla presa in carico, alla terapia dell’imminente futuro. Non una eventualità, ma senza azzardare, “un dato di fatto”, come emerge dalle evidenze emerse nella settima edizione dell’evento “Digital for Clinical 2024”, tenutosi a Milano, il 6 Novembre scorso, promosso da AdvicePharma Group. Evento che ha visto la moderazione nella sessione mattutina dal titolo “Tecnologie digitale per la ricerca e la cura”, di Paola Minghetti, Professore ordinario di Tecnologia e legislazione farmaceutiche all’Università di Milano e Vicepresidente AFI e Francesco Carlo Gamaleri, farmacista territoriale, consigliere dell’Ordine farmacisti province Milano, Lodi, Monza Brianza componente del gruppo di lavoro per la Farmacovigilanza e Digital health di AFI (Associazione Farmaceutici Industria).
Un coinvolgimento globale
Clinici e operatori sanitari nella loro totalità, ricerca scientifica, università e accademici, analisi di Big Data, industria, intera filiera. Lo sviluppo delle scienze informatiche e delle tecnologie, di software e hardware, di strumenti digitali come Dispositivi Medici o applicazioni e programmi governati da un computer per la somministrazione di farmaci e di terapie, sono l’ultima frontiera di cura del paziente. Prossima a diventare in diversi contesti lo stato dell’arte nell’approccio e gestione di patologie croniche, ad esempio, o in ambiti in cui l’impiego di specifici farmaci sarebbe attualmente off -label, pensando alle terapie per l’età pediatrica, con possibili implicazioni per la sicurezza. Soluzioni, quelle digitali, che stanno cambiando la “quotidianità” e le prospettive di tutti gli stakeholder coinvolti nel mondo dell’E-Health e Healthcare: dagli operatori sul campo (medici, infermieri, sanitari), al laboratorio (statistici, informatici, analisti, sviluppatori di tecnologie, ecc..), all’industria (produttori di nuove terapie e dispositivi medici).
«Dall’incontro del mondo sanitario da una parte e del mondo dell’industria informatica dall’altro – spiega la Professoressa Minghetti – stanno nascendo sinergie importanti a vantaggio dei pazienti. Se è evidente l’efficacia e l’efficienza dell’ingresso di determinate tecnologie, quali software che aiutano a leggere le radiografie o strumenti per l’elaborazione e stoccaggio dei dati rendendo più veloci e accessibili le informazioni in tutti gli ambiti della scienza e l’analisi di Big Data prima impossibile o molto faticosa facilitando, quindi, il lavoro di operatori sanitari, dall’altro disporre di questi strumenti impone nuove sfide. Ad esempio la necessità di creare soluzione per riducano l’elevato impatto energivoro di queste tecnologie o strategie che consentano a più tecnologie e a dati provenienti da differenti fonti e di diversa natura di dialogare tra loro. Basti pensare all’apporto offerto da queste tecnologie nello sviluppo delle piattaforme del Fascicolo Sanitario Elettronico». Si guarda oggi con grande attenzione all’Intelligenza Artificiale (IA) Generativa, un passo avanti rispetto alla gemella IA, in quanto permette di generare nuovi dati, non solo di analizzarli più velocemente e accuratamente. «Una opportunità di grande interesse ma che impone estrema attenzione, non solo dal punto di vista etico ma anche di modalità di utilizzo. Ad esempio – prosegue la Professoressa – una delle ipotesi è che l’IA generativa possa generare dati per la sperimentazione pre-clinica così come in ambito di malattie rare dove il campione di popolazione è molto basso, o ancora in studi clinici come braccio di confronto placebo».
Le Terapie Digitali (DTx)
Il digitale e il software come strumenti capaci di avere attività terapeutica e/o preventiva, trasformandosi in erogatori di azioni con funzione non farmacologica. «Oggi disponiamo di alcuni software – sottolinea Paola Minghetti – aventi proprietà cliniche in senso lato, preventiva e terapeutica. Mi riferisco alle Digital Therapeutics o pDMD, ovvero Dispositivi Medici Digitali utilizzati da pazienti, come personalmente preferisco definire questi strumenti. Si tratta di software che devono essere prescritti dal medico, capaci di gestire direttamente i bisogni clinici del paziente». Soluzioni che, al pari di un farmaco e agendo come tali, richiederanno adeguata formazione di clinici e pazienti, lo sviluppo di un apposito regolatorio e di un adeguato sistema di vigilanza/sorveglianza. L’auspicio è poi che le DTx in futuro, come già avviene in altri paesi europei, possano essere rimborsate dal Sistema Sanitario Nazionale.
«Esistono evidenze di efficacia delle DTx, da studi di letteratura e di Real Life – prosegue il dottor Gamaleri – impiegate con beneficio ad esempio nella gestione e trattamento di pazienti con problemi neurologici, deficit dell’attenzione e iperattività nel caso dei bambini che cominciano a fare “gaming terapeutico”, ossia a curarsi divertendosi con degli applicativi che propongono giochi e attività che li aiutano a migliorare le loro performance. In particolare oggi abbiamo delle DTx stand alone, cioè soluzioni con sistemi autonomi in grado di autogestirsi in termine di somministrazione e efficacia terapeutica, e DTx Plug-in, strumenti che si accompagnano all’assunzione del farmaco, tra queste app che ricordano di prendere il farmaco, che segnalano gli effetti avversi di una terapia, che aiutano a migliorare aderenza e compliance terapeutica. Dal punto di vista normativo, oltre alla definizione di una “governance” di utilizzo, sarà necessario anche coinvolgere la politica al fine di dare una veste effettiva e istituzionale a questi importanti strumenti di cura per evitare di rimanere un passo indietro rispetto a paesi competitor».
Buone premesse ci sono: l’auspicio è che a inizio 2025 possa essere registrata, in Italia, la prima app/DTx per la gestione e trattamento dell’obesità. Mentre si pensa a come applicarle in ambito di malattie croniche, in geriatria nella presa in carico e accompagnamento di pazienti anziani, specie nella gestione domiciliare. Aspetti che richiederanno anche lo sviluppo di adeguati sistemi informatici che mettano in collegamento i sanitari – medici di base, specialisti, farmacia e farmacisti – favorendo percorsi di alfabetizzazione digitale, con il coinvolgimento anche di care-giver e famiglie tenuto conto che digitale e tecnologie saranno l’“attualità” del prossimo presente, ma soprattutto del prossimo futuro. Allora quale ruolo attende in particolare il farmacista, l’esperto del farmaco per eccellenza; dovrà vestire anche il camice di esperto in materia di digitale sanitario? Dovrà ipotizzare di formarsi al pari di quanto fatto per l’abilitazione a vaccinatore? Al futuro la risposta.
L’evento
Il Digital for Clinical Day, giunto quest’anno alla 7° edizione, si è riproposto nel suo abituale format: evento gratuito, aperto al pubblico, che introduce a temi di innovazione in ambito di tecnologie e digitalizzazione, con una iniziale breve presentazione teorica – quest’anno focalizzata sull’Intelligenza artificiale – introdotta da massimi esperti sul tema, ad esempio docenti del Politecnico di Milano, seguita da casi pratici, esperienze sul campo e Case History, riportate da manager aziendali, clinici e ogni altro attore del settore. Un evento che si configura, di anno in anno, come un importante momento di confronto e di utilità pratica. E con questo obiettivo il Board interno di Advice Pharma mette a punto il programma di ogni edizione dell’evento, seleziona tematiche e relatori di eccezione. «Presentiamo progetti concreti – spiega Massimo Beccaria, Managing Director di Advice Pharma Group – che possano essere motivanti e di interesse per il nostro target e la nostra platea di interlocutori. Proponiamo esperienze positive, quali la creazione da parte di Astra Zeneca della prima terapia digitale per malattia renale cronica fungendo da input per la realizzazione di strumenti e progetti simili anche per gli altri produttori di tecnologie, ma anche casi di progetti che hanno affrontato particolari complessità, tuttavia importanti nell’economia di un percorso per tracciare la storia e poter parlare di innovazione dell’Italia come Sistema Paese all’interno di un ecosistema che coinvolge tutti: imprese, manager aziendali, persone che prendono decisioni in ambito pharma, clinici, ricerca scientifica, accademia e molti altri stakeholder».
Specificatamente nella sessione mattutina dell’applicazione del digitale in sanità, è emerso il tema dicotomico delle grade offerta di nuove tecnologie oggi disponibili e della difficoltà nella selezione delle stesse per asimmetria informativa tra aziende di tecnologie (da Google a GPI e molto altro) che propongono l’innovazione e chi, quelle tecnologie, deve sceglierle – manager aziendali, medici o altre figure professionali – per mancanza di competenze tecniche, informatiche e digitali. «Far dialogare e conciliare queste due esigenze di formazione e informazione – conclude Alessandro Ferri, Presidente di Advice Pharma Group- è la sfida con cui ci siamo confrontati nell’edizione di quest’anno e che, com’è nel format dell’evento, abbiamo provato a risolvere portando esempi pratici, di scelte e tecnologie, che sono risultate vincenti. Un format che così concepito diventa un momento di confronto, fra manager e esperti impegnati a scegliere la tecnologia più idonea alle proprie necessità professionali e produttive, e la consapevolezza che deve guidare nella scelta. La quale non deve essere dettata dalla logica del prezzo (price-driven), dalla bellezza dello strumento o dall’effetto spettacolare, come nel caso di alcune note piattaforme di AI ad esempio, ma dalla funzionalità, utilità e dai risultati dimostrarti sul campo al fine di portare valore all’interno delle aziende».