La Società Italiana di Cardiologia Interventistica ha messo a disposizione dei medici specialisti un’applicazione per dispositivi mobili che suggerisce la terapia degli anziani colpiti da infarto.

AEA è l'app per dispositivi mobili che SICI-GISE mette a disposizione dei medici specialisti per la terapia degli anziani colpiti da infarto
AEA è l’app per dispositivi mobili che SICI-GISE mette a disposizione dei medici specialisti per la terapia degli anziani colpiti da infarto

L’applicazione, chiamata AEA (antithrombotic therapy in elderly acs patients), è di facile utilizzo: basta inserire la diagnosi, l’età e le caratteristiche cliniche del paziente per avere dal sistema l’indicazione della terapia specifica suggerita da SICI-GISE.

L’app consente anche di inviare la terapia via email al medico di famiglia.

Dopo aver ricevuto i dati richiesti, l’app esplora i vari scenari clinici di pazienti con infarto miocardico acuto, come gli over 85 o quelli con altre patologie pregresse, fornendo le raccomandazioni del panel per ogni singola situazione.

Il trattamento degli anziani nella pratica cardiologica

La percentuale crescente di invecchiamento della popolazione pone in primo piano il trattamento degli anziani nella pratica cardiologica. La necessità di orientamento clinico per questo specifico gruppo di pazienti e la complessità delle decisioni sulle strategie ottimali nella terapia antitrombotica hanno portato la Società Italiana di Cardiologia Interventistica (SICI-GISE) a realizzare un’applicazione per dispositivi mobili iOS e Android.

Standardizzare le procedure e fornire le raccomandazioni pratiche al cardiologo clinico sulla gestione ottimale della terapia antitrombotica nei pazienti con SCA di età superiore ai 75 anni è l’obiettivo di questa app.

«L’app, scaricabile gratuitamente, è rivolta ai medici specialisti – spiega Giuseppe Musumeci, Presidente SICI-GISE – e ha l’obiettivo di ottimizzare la terapia del paziente anziano colpito da infarto miocardico acuto, ottenendo subito la terapia farmacologica adeguata anche a lungo termine».

«Riteniamo sia un ulteriore passo avanti – conclude Musumeci – perché permette di intervenire in tempi rapidi ottimizzando la gestione terapeutica, al fine di migliorare l’esito della prognosi».