E’ stato pubblicato il quinto aggiornamento dell’Access to Medicine Index, il progetto finanziato dalla Bill and Melinda Gates Foundation, dal Governo britannico e dal Ministero della Salute olandese per monitorare come le prime venti società farmaceutiche mondiali favoriscano l’accesso ai medicinali, ai diagnostici e ai vaccini nei paesi a medio e basso reddito. Il progetto, nato nel 2008, ha in programma per il 2017 anche la pubblicazione del primo Access to Vaccines Index.

Il report 2016 indica un modesto progresso rispetto alla precedente versione del 2014, soprattutto per quanto riguarda l’organizzazione dell’attività volte a migliorare l’accesso, lo sviluppo dei prodotti interessati, il waiver dei diritti di proprietà intellettuale e la concessione di licenze di produzione per versioni generiche dedicate ai paesi poveri. Nonostante l’espansione dell’impegno e delle iniziative messe in atto dalle aziende nelle aree misurate dall’Indice, sottolinea il documento, alcune di esse sono ancora troppo statiche. “Le strategie di accesso ai medicinali con il più alto potenziale d’impatto sono quelle volte a rispondere ai bisogni con priorità più elevata”, si legge nel rapporto.

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Il rapporto “2016 Access to Medicine Index” fotografa come le prime venti aziende farmaceutiche mondiali favoriscono l’accesso ai farmaci nei paesi poveri (credits: Access to Medicine Index)

GlaxoSmithKline continua a mantenere, come in tutte le precedenti edizioni del rapporto, la posizione di leader della classifica, davanti a Johnson & Johnson, Novartis e alla tedesca Merck. Il tratto comune che accomuna questo gruppo di aziende più coinvolte in azioni a favore dei paesi meno ricchi è proprio l’identificazione dei bisogni prioritari, verso i quali vengono dedicate specifiche linee di sviluppo del business. Il report sottolinea come, in questi casi, gli investimenti possano favorevolmente aver luogo anche in mancanza di incentivi commerciali.

Le posizioni seguenti della classica sono appannaggio di societĂ  che puntano a costruire una posizione di forza in almeno un’area specifica, ma che – secondo gli analisti che hanno preparato il rapporto – potrebbero ulteriormente impegnarsi per favorire l’accesso ai medicinali. I risultati 2016 segnano l’entrata nella top ten di Astra Zeneca, che ha puntato su una strategia di accesso allargata e su particolari politiche di prezzo, e la retrocessione di Novo Nordisk al decimo posto, motivata da politiche di accesso solide ma ristrette solo a pochi prodotti chiave.

Takeda è entrata quest’anno nel gruppo di media classifica, in risalita dal ventesimo posto del 2014, grazie alla sua nuova politica di accesso. Questa zona della classifica è caratterizzata da societĂ  che nei due anni trascorsi dalla pubblicazione del precedente rapporto hanno migliorato almeno una misura di accesso, ma che resistono ad un’indagine piĂą accurata come quella messa in atto per la redazione della versione 2016 dell’Access to Medicine Index. Nelle ultime posizioni della classifica si trova un gigante come Roche, che secondo il report sarebbe meno trasparente rispetto ad altre societĂ  nonostante le nuove iniziative per l’accesso e il forte impegno verso una maggiore compliance. I redattori del documento sottolineano come la societĂ  si sia rifiutata di fornire i dati per la preparazione del rapporto, sostenendo che l’area oncologica – focus principale dell’azienda – sia al di fuori degli scopi dell’Indice. “Roche è stata inclusa nell’Indice poichĂ© potrebbe anche migliorare l’accesso nelle aree di scopo per le quali ha prodotti ed esperienza. Per la valutazione della sua performance si sono utilizzati dati di pubblica disponibilitĂ , insieme ad informazioni delle precedenti submission“, spiega il rapporto. Anche il fanalino di coda Astellas ha messo in atto politiche di rinuncia ai diritti di proprietĂ  intellettuale in alcuni paesi particolarmente poveri, ma che sono considerate ancora insufficienti dagli analisti che hanno preparato il rapporto.