Il 28 settembre 2017, le commissioni riunite di Giustizia e Affari sociali della Camera dei Deputati hanno concluso l’esame degli emendamenti al Testo Unificato riguardante le “Disposizioni in materia di coltivazione e somministrazione di cannabis ad uso medico”. Gli obiettivi di questo Atto sono:

  • assicurare una qualità standardizzata della Cannabis per uso terapeutico,
  • definire chiare indicazioni terapeutiche della cannabis prescrivibili dalla classe medica,
  • aprire a nuovi studi e ricerche scientifiche,
  • garantire l’equità nell’accesso di pazienti a trattamenti con cannabis ad uso terapeutico.

Il testo unificato delle proposte di legge è passato all’esame del Senato.

Nuova proposta di legge sul'uso della cannabis per uso terapeutico all'esame del Senato. Dal congresso SIGR: "La terapia con endocannabinoidi in malattie autoimmuni"
Nuova proposta di legge sul’uso della cannabis per uso terapeutico all’esame del Senato. Durante il congresso SIGR: “La terapia con endocannabinoidi in malattie autoimmuni”

Di pari passo con i riconoscimenti giuridici che comunque non lasciano spazi alla legalizzazione della cannabis per uso ludico e personale, le indagini scientifiche confermano l’efficacia del sistema endocannabinoide, presente in quasi tutto l’organismo umano, in particolare nel sistema immunitario, grazie ai recettori CB-1 e CB-2 del Tetrahydrocannabinolo (THC).

Durante il 4° Congresso Nazionale della Società Italiana di GastroReumatologia (SIGR), si è parlato di “Terapia con endocannabinoidi nelle malattie autoimmuni“.

«Degli oltre 60 componenti contenuti nella pianta di Cannabis sativa, il THC è il principale ingrediente con proprietà psicotrope insieme al cannabidiolo CBD, non psicoattivo – spiega Laura Bazzichi, reumatologa dell’A.O.U. di Pisa, al 4° Congresso Nazionale della Società Italiana di Gastro Reumatologia SIGR. – Oltre 25 anni di studi sperimentali dimostrano l’influenza immuno-modulante dei cannabinoidi sul sistema immunitario, nelle attività dei linfociti T e B, delle cellule NK, della microglia e dei macrofagi. Modelli in vitro e in vivo indicano che i cannabinoidi modulano la produzione e la funzione delle sostanze infiammatorie (citochine) in fase acuta con un aumento del livello di quelle anti-infiammatorie. A ciò corrisponde un miglioramento di alcuni sintomi delle malattie autoimmuni che interessano il 3% della popolazione mondiale».

Per quanto riguarda il meccanismo d’azione, «studi preclinici nelle malattie infiammatorie croniche intestinali condotti su modelli animali sembrano suggerire un ruolo omeostatico dei componenti del sistema endocannabinoide (ECS) nell’intestino – interviene con cautela Vincenzo Bruzzese, Past President della Società Italiana di Gastro Reumatologia. – Di conseguenza, si ritiene che la valorizzazione del segnale endocannabinoide sia una risposta ai disturbi infiammatori e miri a ripristinare l’equilibrio del tessuto o dell’organo offeso».

Alcune ricerche sull’uso terapeutico della Cannabis

La ricerca scientifica ha indagato possibili usi medici di alcuni componenti della cannabis soprattutto riguardo la terapia del dolore, per coadiuvare il trattamento di alcune patologie, diminuire i disturbi infiammatori o ridurre fastidiosi sintomi correlati a varie malattie (do­lore, nausea etc.).

Studio sull’uso della Cannabis per la malattia di Crohn

In un trial del 2014 [(Naftali T, Mechulam R Lev LB Konikoff FM, Cannabis for inflammatory bowel disease, Digestive Dis. 2014; 32(4): 468-74] controllato con placebo, i ricercatori hanno trattato 21 pazienti malati di Crohn. A 11 di questi è stata somministrata Cannabis, agli altri, invece, placebo. Tra gli 11 pazienti, 5 hanno manifestato piena remissione entro la fine del processo mentre 10 su 11 hanno mostrato miglioramenti dei sintomi, rispetto a soli 4 su 10 del gruppo di controllo con placebo.

In realtà, la prevalenza di studi osservazionali con dimensioni del campione estremamente piccole, la durata breve dello studio, l’eterogeneità delle condizioni reumatiche e dei prodotti somministrati consentono soltanto conclusioni limitate. Non sono ancora stati stabiliti i cannabinoidi specifici, nonché appropriate condizioni mediche, dosi ottimali e modalità di somministrazione, per massimizzare gli effetti benefici evitando eventuali effetti nocivi del cannabinoide.

Studio sull’uso della Cannabis per l’encefalomielite allergica

Yoonkyung Do et al. (Activation through cannabinoid receptors 1 e 2 on dendritic cells triggers, J. Immunol. 2016) ha utilizzato Dexanabinol (HU-211), un cannabinoide sintetico non psicotropico, per il trattamento di encefalomielite allergica sperimentale osservando una significativa riduzione dei sintomi clinici della malattia e dell’infiammazione associata. Yoonkyung ha inoltre evidenziato che il trattamento con THC può beneficiare i pazienti con sclerosi multipla attraverso la sua capacità di indurre l’apoptosi nelle cellule dendritiche che partecipano attivamente nella presentazione dell’autoantigene che avvia l’autoimmunità.

Malattie nelle quali la Cannabis ha dimostrato efficacia

«Gli eventi avversi dei cannabinoidi sono da considerarsi relativamente modesti ma è comunque necessario accertarsi dei benefici clinici insieme al profilo di sicurezza e alle interazioni farmacologiche. A fronte di un’insufficiente e condizionata informazione sull’uso medicinale della Cannabis – avvisa Laura Bazzichi – i medici si trovano oggi indotti a prescrivere il trattamento con cannabinoidi nei casi più studiati come la sclerosi multipla, malattie infiammatorie croniche intestinali e fibromialgia. Contrariamente alla comprovata efficacia sul dolore e la rigidità nelle suddette malattie, la valutazione nell’artrite reumatoide rappresenta ancora una promessa terapeutica».

La comunità scientifica è comunque d’accordo nell’affermare che «la vasta espressione di CB2 sulle cellule immunitarie fa intuire un legame con l’autoimmunità. Prove sperimentali in vitro e in vivo hanno già stabilito l’efficacia della Cannabis terapeutica in malattie quali:

  • artrite reumatoide,
  • diabete tipo 1,
  • sclerosi sistemica,
  • fibromialgia,
  • lupus eritematoso sistemico,

dimostrando una correlazione tra attività di malattia e cannabinoidi. Considerando la cronicità delle malattie autoimmuni, il significato di trovare un trattamento farmacologico che abbia effetti avversi relativamente bassi è di primaria importanza» prosegue Laura Bazzichi.

Differenza tra Cannabis coltivata per uso medico e Cannabis coltivata per uso illecito

Laura Bazzichi sottolinea:

«Va detto ovviamente che la sostanza reperi­bile attraverso il mercato illegale è ben altra cosa rispetto a quella impiegata per uso medico. La sua pericolosità riguarda sia la qualità della sostanza che la quantità di principio attivo in essa contenuto, che può essere presente in concentrazioni variabili».

Le varietà di Cannabis disponibili sul mercato illecito negli ultimi anni hanno visto aumentare notevolmente le percentuali di THC a discapito di quelle del CBD.

Si assiste quindi ad un aumento della potenza dal punto di vista degli effetti psicotropici esilaranti dei prodotti. Una varietà di Cannabis disponibile nel mercato illecito, denominata “skunk”, ha portato infatti le percentuali di THC dal 3-4% al 12-18%, a fronte di percentuali di CBD dell’1,5% circa. La conseguenza è un aumento del rischio di sviluppare psi­cosi, come osservato in alcuni utilizzatori di questa specie di Cannabis defini­ta “molto potente”. (Di Forti et al., High potency cannabis and the risks of psychosis, British J. of Psych. Dec. 2009).

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