Infezioni correlate all’assistenza e antimicrobicoresistenza

Assobiomedica sulle infezioni correlate all’assistenza (ICA) e antimicrobicoresistenza (AMR)

Infezioni correlate all’assistenza e antimicrobicoresistenza sono problematiche strettamente connesse e sempre più rilevanti.

Il 21 novembre 2017 si è svolto a Bruxelles un incontro del HAI/AMR Prevention & Control Working Group coordinato dall’associazione MedTech Europe. Al gruppo di lavoro partecipano sia associazioni di categoria, come Assobiomedica, sia singole aziende a livello europeo. L’obiettivo dell’incontro è stato ricapitolare le attività svolte nel corso del 2017 e programmare quelle relative al 2018.  In particolare, sono stati evidenziati tre filoni di attività:

  • aumento della consapevolezza del tema delle infezioni correlate all’assistenza,
  • l’advocacy,
  • la costruzione di un network efficace per la sensibilizzazione sul tema.

Le iniziative proposte per il 2018 sono:

  • incoraggiare l’adozione di indicatori di performance condivisi tra i paesi aderenti a MedTech,
  • aggiornare il position paper,
  • intensificare le attività di comunicazione sia interna (con i membri del gruppo) sia esterna (con stakeholder e gruppi di lavoro a livello europeo).

Assobiomedica, con il proprio gruppo di lavoro nazionale sul tema delle infezioni correlate all’assistenza, intende riprendere con continuità la partecipazione al HAI/AMR Prevention & Control Working Group e favorire l’integrazione fra il tavolo di Assobiomedica e quello di MedTech.

Il 30 novembre 2017, inoltre, nella sessione dedicata alle infezioni ospedaliere del Forum Risk di Firenze è stato presentato da Paolo Cirmi, vicepresidente Assobiomedica, il video completo sulle infezioni messo a punto per la formazione e sensibilizzazione degli operatori sanitari.

Position paper di Assobiomedica sulle infezioni correlate all’assistenza e antimicrobicoresistenza

Nel Position paper di Assobiomedica sulle infezioni correlate all’assistenza e antimicrobicoresistenza, si riconosce che la consapevolezza della rilevanza del problema è aumentata sia nelle società scientifiche che lo affrontano dal punto di vista istituzionale sia negli operatori sanitari sia nei pazienti e nei cittadini in generale. Ne deriva l’adozione di comportamenti più attenti nei due punti chiave della lotta alle infezioni:

  • il modo di relazionarsi ai pazienti ricoverati in strutture sanitarie,
  • l’uso più accorto degli antibiotici.

L’adozione di questi comportamenti resta tuttavia disomogenea.

Per questo motivo, Assobiomedica individua alcune azioni da rafforzare, a partire dalle iniziative virtuose già messe in campo negli ultimi anni:

  • definire linee d’intervento generali nei luoghi di assistenza sanitaria e favorire l’adozione di programmi con indicatori di risultato;
  • favorire il rispetto delle linee guida basate sull’evidenza scientifica e, insieme alle società scientifiche, agevolarne l’implementazione;
  • diffondere e supportare programmi di formazione/informazione per i professionisti sanitari e per i pazienti;
  • favorire l’adozione di soluzioni tecnologiche che aiutino la prevenzione e il controllo delle infezioni e dell’antimicrobico resistenza;
  • incoraggiare tutti gli operatori dei luoghi di assistenza a monitorare il tasso delle infezioni e sensibilizzarli sull’importanza di rendere tali dati disponibili a tutti i cittadini.

In ognuna di queste azioni, tutti i portatori d’interesse – pazienti, medici, strutture ospedaliere e assistenziali, società scientifiche e rappresentanza delle aziende – sono chiamati a fornire il proprio contributo perché la sfida ICA/AMR richiede risposte multiple e a vari livelli:

  • tecnico-scientifico,
  • economico-industriale,
  • politico e regolatorio.

Cosa si può fare per affrontare il problema

Le misure individuate per rendere efficace la lotta alle infezioni e al fenomeno dell’AMR sono molteplici.

Per esempio, i Centers for disease control and prevention (CDC) raccomandano quattro strategie parallele per contrastare il fenomeno dell’AMR (Ministero della Salute D. D., 2012):

Applicare queste linee strategiche, insieme al modello “STEP – Staff, Technology, Environment, Process” (Medtech Europe, 2016) proposto a livello europeo per combattere le infezioni correlate all’assistenza, può rappresentare la chiave di volta per la gestione contestuale del problema AMR-ICA.

Il modello “STEP”

Il modello “STEP” propone di agire in modo mirato su quattro categorie di risorse presenti in tutti i contesti di assistenza sanitaria, ovvero:

  • Staff = formazione del personale,
  • Technology = introduzione di tecnologie innovative costo-efficaci,
  • Environment = riduzione dei rischi ambientali attraverso un adeguato livello di pulizia e igiene,
  • Processes = definizione di politiche sulla prevenzione dei rischi.

Una delle misure assistenziali efficaci a ridurre il rischio infettivo è rappresentata dall’applicazione dei cosiddetti “bundle”. Questo metodo utilizza un gruppo limitato e ben definito di interventi con dimostrata base scientifica relativi al processo di cura (Ministero della Salute D. D., 2012). Anche il Ministero della Salute promuove l’adozione di questo metodo.

L’adozione del modello “STEP” permetterebbe anche di monitorare in modo più agevole il tasso di infezioni.

Antimicrobicoresistenza

La resistenza agli antimicrobici (AMR) è la capacità di un microrganismo di resistere all’azione di un agente antimicrobico come un antibiotico.

A causa dei batteri patogeni resistenti, le patologie diventano più difficili da trattare con conseguenti decorsi più lunghi o maggiore gravità delle malattie, che in alcuni casi possono portare anche al decesso (European Commission, 2016).

L’aumento delle resistenze (Ministero della Salute, 2012) è favorito da diversi fattori tra i quali:

  • frequente utilizzo di antibiotici,
  • scarsa igiene,
  • carenze nelle pratiche di prevenzione e controllo delle infezioni.

Il tasso di AMR in Italia è raddoppiato negli ultimi dieci anni (OECD, 2016).

Diffusione dell’antimicrobicoresistenza

Nell’Unione Europea ogni anno si stimano 25.000 morti per infezioni causate da batteri resistenti agli antimicrobici, su un totale di circa 400.000 casi complessivi (WHO- Regional Office for Europe, 2016).

In Italia, inoltre, la diffusione di microrganismi multi-resistenti, come, ad esempio, l’MRSA – Meticillin-resistant Staphylococcus aureus, è significativamente maggiore rispetto ad altri Paesi europei  (ECDC-European Centre for Disease, 2014).

Nel nostro Paese, la percentuale di resistenza MRSA è compresa tra il 25% e il 50%.

Infezioni correlate all’assistenza

Le infezioni correlate all’assistenza (ICA) sono quelle contratte nei luoghi di assistenza al di fuori dell’ospedale, come, per esempio, i centri di riabilitazione, le strutture residenziali per anziani, gli ambulatori e le abitazioni degli assistiti a domicilio.

Il rischio di ICA riguarda tutti gli attori coinvolti nelle attività di assistenza, dal paziente, all’operatore sanitario fino al visitatore. Infatti, tra i principali meccanismi di trasmissione delle ICA (Epicentro, 2016) c’è il contatto:

  • diretto tra una persona infetta e una sana, soprattutto tramite le mani;
  • tramite le goccioline emesse nell’atto del tossire o starnutire da una persona infetta a una suscettibile di contagio;
  • indiretto attraverso un veicolo contaminato (per esempio endoscopi o strumenti chirurgici, cibo, sangue, liquidi di infusione ecc.) che può interessare anche più persone contemporaneamente;

La trasmissione di microrganismi che sopravvivono nell’aria può avvenire anche a distanza per via aerea.

Le ICA devono essere affrontate in modo olistico, ossia contemplando soluzioni inclusive della molteplicità dei soggetti coinvolti e con la consapevolezza che la prima risorsa fondamentale è l’accrescimento dell’informazione su questo tema e sulla correlazione di
questo fenomeno con l’antimicrobicoresistenza.

Dati di prevalenza delle infezioni correlate all’asssitenza

La corretta stima delle ICA nei diversi contesti di assistenza sanitaria è pregiudicata dalla carenza delle informazioni raccolte dalle aziende sanitarie. Nel 2007, infatti, soltanto il 13% delle aziende sanitarie ha dichiarato di aver affrontato il problema anche nelle strutture residenziali (Ministero della Salute, 2012).

Nel 2011 è stato realizzato uno studio mirato ad analizzare la frequenza di ICA e del ricorso agli antibiotici negli ospedali per il trattamento di pazienti acuti, ma non tutte le regioni italiane hanno fornito il loro contributo. Questo studio ha comunque permesso di ottenere dei dati più aggiornati relativi alla situazione italiana.

La prevalenza di ICA individuata dallo studio è stata pari al 6,3%, che si traduce in 700.000 casi/anno, in linea con la media europea.

Più nel dettaglio, le infezioni più frequenti nel nostro Paese sono quelle:

  • respiratorie (24%),
  • urinarie (21%),
  • del sito chirurgico (16%),
  • del sangue confermate dal laboratorio (16%).

La prevalenza non è omogenea e varia significativamente a seconda dell’area di ricovero

Un altro studio condotto a livello europeo riguardante le infezioni riscontrate nelle strutture residenziali offre un’ulteriore conferma di dati dello studio del 2011. Allo studio europeo ha partecipato anche l’Italia, con dei 18.418 ospiti studiati, dei quali, il giorno dello studio:

  • il 6% presentava un’infezione correlata all’assistenza,
  • il 4% era in trattamento antibiotico.

Costi correlati al problema ICA/AMR

Nell’Unione Europea si stimano costi sanitari supplementari e perdita di produttività di almeno 1,5 miliardi di euro ogni anno a causa delle infezioni causate da batteri resistenti agli antimicrobici (European Commission, 2016).

L’ECDC (Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie), inoltre, ha rilevato in Europa circa 4,1 milioni di ICA all’anno di cui circa 37.000 all’anno portano a decesso direttamente causato dalle ICA. Questo comporta un incremento dei costi stimati di oltre 6 miliardi di euro.

Ulteriori dati presenti in letteratura indicano che la durata della degenza in ospedale è 2,5 volte più lunga in presenza di ICA e che questa triplica i costi ospedalieri (Plowman, 2000).

Inoltre, le ICA sono la quarta causa di richieste risarcitorie secondo la società di consulenza, Marsh Risk Consulting (2013). Marsh, su un campione costituito dai propri clienti, ha quantificato il costo dei contenziosi per le infezioni ospedaliere come una cifra pari al 4% circa del costo totale dei sinistri nella sanità pubblica. Le stesse stime, infine, riconducono a circa 50.000 euro il costo medio per la liquidazione del sinistro da infezioni ospedaliere.

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