L’antibiotico-resistenza rappresenta una minaccia reale per la salute pubblica e ogni anno in Europa miete più di 25mila persone . Colpa l’abuso e uso inappropriato degli antimicrobici non solo negli uomini, ma anche negli animali da allevamento e quindi dal consumo di animali “troppo trattati”. Lo affermano i dati del primo Rapporto elaborato dall’European Centre for Disease Prevention and Control (ECDC), dall’European Food Safety Authority (EFSA) e dall’European Medicines Agency (EMA), che per la prima volta  riassume in un’analisi integrata tutti i dati disponibili relativi a studi sull’uomo, sugli animali e sul cibo arrivando a dimostrare che esiste una correlazione tra il consumo di antibiotici e la comparsa della resistenza nei batteri patogeni per l’uomo e per gli animali dai quali si producono alimenti.

antibioticoresistenza
Abuso e uso inappropriato degli antimicrobici in uomini e animali sono alla base dell’antibiotico-resistenza

I dati

In particolare è stata osservata una correlazione positiva tra l’utilizzo sull’uomo di cefalosporine di 3a e 4a generazione e di fluorochinoloni e lo sviluppo di ceppi di Escherichia coli resistenti a questi antibiotici. Ancora più interessante, o più preoccupante, è l’evidenza per entrambe le classi di antibiotici di una correlazione positiva tra la comparsa di ceppi batterici E. coli resistenti negli animali da allevamento e l’insorgenza di resistenza nell’uomo.

È stata inoltre riscontrata un’associazione positiva tra l’uso di macrolidi negli allevamenti e la comparsa di resistenza a Campylobacter spp., in alcuni casi di infezione umana. Analogamente è stata osservata una correlazione tra il consumo di tetracicline  e comparsa di resistenza a Salmonella spp. e a Campylobacter spp.

La situazione in Italia

Anche se gli autori del rapporto invitano alla prudenza a causa dei limiti dell’analisi correlati alla raccolta dei dati e alla complessità del fenomeno dell’antibiotico-resistenza, influenzato anche da fattori diversi dal consumo di antibiotici, questi dati confermano la situazione di emergenza e la necessità di adottare un uso più responsabile degli antibiotici.

Soprattutto in Italia! Con 167,5 milligrammi per kilo di biomassa rispetto alla media europea di 116,4, l’Italia si posiziona infatti al secondo posto in Europa (dopo la Francia) per il consumo di antimicrobici nell’uomo, ma per quanto riguarda l’uso sull’animale, il nostro consumo risulta 3 volte quello della media europea (341 rispetto a 144 mg/kg di biomassa).

Per quanto riguarda il tipo di antibiotici, sono le cefalosporine di terza e quarta generazione e fluorochinoloni  quelli più utilizzati. E infatti (non è certo un caso), secondo la sorveglianza dell’antibiotico-resistenza dell’Istituto Superiore di Sanità negli ultimi quattro anni (2010-2013), è aumentata in modo significativo la resistenza nelle specie Gram-negative E. coli e K. pneumoniae a questi antibiotici. In modo drammatico è anche aumentata la resistenza ai carbapenemici in K. pneumoniae che in 6 anni è passata da meno dell’1% delle Klebsielle resistenti nel 2008 al 34% nel 2013. Nel nostro Paese anche la resistenza alla meticillina mostra percentuali di incidenza tutt’altro che trascurabili (> 38%), tanto che si stima che tra le persone affette da MRSA (methicillin-resistant Staphylococcus aureus) il rischio di morte supera del 64% quello dei soggetti che non hannon sviluppato un’infezione resistente ai farmaci.

È tempo di appropriatezza

È dunque tempo che in Italia, e in tutti i Paesi del mondo, si  adotti un uso più consapevole degli antibiotici nell’uomo e anche negli animali, riducendo le prescrizioni inappropriate e l’abuso nei consumi da parte della popolazione. Per delineare una linea comune, “servono dati supplementari sul consumo di antimicrobici da parte delle specie animali, dati sul consumo degli antibiotici negli ospedali e il monitoraggio dei batteri resistenti nella flora normale sia delle persone sane sia dei malati” dichiarano Efsa/ECDC/EMA nella loro relazione.

Per approfondire:

Rapporto congiunto ECDC/EFSA/EMA su uso antibiotici nell’uomo e nell’animale