Il diabete mellito di tipo 2 è caratterizzato da un elevato rischio di sviluppare complicanze vascolari che hanno un impatto deleterio sulla qualità di vita del paziente, oltre a ridurne l’aspettativa di vita.

L’intervento di Agostino Consoli, presidente eletto SID, al 55° congresso annuale dell’EASD a Barcellona
L’intervento di Agostino Consoli, presidente eletto SID, al 55° congresso annuale dell’EASD a Barcellona

Con i farmaci innovativi per la gestione del diabete si punta, oltre che al controllo della glicemia, alla prevenzione e protezione dall’insufficienza cardiaca e renale e dalla mortalità. Ecco i farmaci in grado di centrare questi obiettivi e gli studi che lo dimostrano. In Italia però sono utilizzati ancora troppo poco: soltanto nell’8% delle persone con diabete.

«Assicurare un controllo metabolico ottimale – spiega Agostino Consoli, presidente eletto della Società Italiana di Diabetologia (SID) – è certamente un fattore chiave per ridurre il rischio di sviluppare le complicanze, anche se fino a poco tempo fa, pur essendo stato indiscutibilmente dimostrato che controllare la glicemia riduce in maniera importante il rischio di sviluppo o di progressione delle complicanze micro-vascolari (retinopatia, nefropatia e neuropatia), non vi era evidenza solida che controllare la glicemia attraverso le strategie terapeutiche tradizionali apportasse un sicuro beneficio nei confronti delle complicanze macrovascolari (infarto del miocardio, ictus, arteriopatia periferica) o della funzionalità cardiaca».

Evoluzione delle strategie terapeutiche per il diabete di tipo 2

Questo era anche dovuto al fatto che le strategie terapeutiche tradizionali maggiormente efficaci nel ridurre la glicemia (sulfoniluree ed insulina) sono gravate da effetti collaterali importanti, quali ipoglicemia e aumento di peso, che non solo impediscono il raggiungimento di obiettivi ambiziosi di controllo glicemico ma possono di per sé rappresentare rischi aggiuntivi per lo sviluppo di eventi vascolari.

Negli ultimi 10 anni l’armamentario farmacologico per la cura del diabete mellito di tipo 2 si è arricchito di almeno 3 nuove classi di farmaci, a ciascuna delle quali sono riconducibili diverse molecole. Inoltre, negli ultimi 3–5 anni, i dati di numerosi studi clinici controllati hanno dimostrato che il trattamento con alcune di queste molecole è in grado, specialmente in soggetti già affetti da malattia cardiovascolare, di ridurre il rischio sviluppare ulteriori eventi. Hanno mostrato queste potenzialità molecole appartenenti alla classe degli agonisti recettoriali del GLP-1 e alla classe degli inibitori del trasportatore renale del sodio e del glucosio (SGLT2 inibitori).

Agostino Consoli illustra i dati circa le proprietà di alcune molecole di queste classi presentati e discussi nell’ambito del 55° congresso annuale dell’EASD.

Dati sulla protezione cardiovascolare di agonisti recettoriali del GLP-1

Ci sono dati che dimostrano come gli effetti di protezione cardiovascolare di un agonista recettoriale del GLP-1 a lunga durata di azione possano essere osservati in soggetti diabetici già affetti da malattia cardiovascolare e in soggetti diabetici che non hanno ancora avuto eventi cardiovascolari maggiori, ma che sono ad alto rischio di svilupparli.

Sono inoltre stati aggiornati i dati di efficacia, sicurezza e protezione cardiovascolare di un agonista recettoriale del GLP-1 somministrabile per via orale che potrebbe facilitare molto l’accettazione da parte dei pazienti di farmaci di questa classe, fino ad ora solo disponibili in versione iniettiva (anche se, per alcune molecole, in una unica somministrazione iniettiva a settimana).

Dati sugli inibitori del trasporto renale del sodio e del glucosio

Sono poi presentati dati a sostegno di un effetto protettivo sulla funzione renale di molecole della classe degli inibitori del trasporto renale del sodio e del glucosio e i risultati della esplorazione di grandi data base che dimostrano l’effetto positivo della terapia con inibitori del trasportatore renale del sodio e del glucosio su marcatori di rischio cardiovascolare.

Altri  recentissimi dati dimostrano che inibitori del trasportatore renale del sodio e del glucosio possono migliorare il rischio e le condizioni di vita di soggetti con insufficienza cardiaca, a prescindere dalla presenza o meno di diabete.

Dati sull’utilizzo dei nuovi farmaci anti-diabete in Italia

Il trattamento del diabete mellito di tipo 2, quindi, non ha più come obiettivo un target glicemico, ma ha come obiettivo un misurabile beneficio clinico.

«Purtroppo – conclude Agostino Consoli – in Italia l’utilizzo di questi farmaci innovativi è ancora largamente al di sotto di un livello ottimale; sono infatti attualmente utilizzati solo nell’8% delle persone con diabete, secondo i dati dell’ultimo Rapporto ARNO (il prossimo rapporto ARNO, con gli ultimi dati sull’utilizzo dei farmaci anti-diabete in Italia sarà presentato a Bologna, il 20 novembre 2019), e troppe persone con diabete sono ancora trattate con terapie che stanno rapidamente diventando obsolete. Questo è sicuramente dovuto anche ad ineludibili considerazioni di carattere economico. Ogni sforzo dovrebbe tuttavia essere fatto per coniugare appropriatezza e sostenibilità e garantire i benefici connessi a un approccio moderno alla malattia diabetica al numero più ampio possibile delle persone che di esso possano avvantaggiarsi».

Articoli correlati

Diabete. Definizione e nosografia

Insonnia cronica e rischio cardiovascolare, diabete, ipertensione

Infezioni odontoiatriche e diabete

Diabete, crescita preoccupante

Il diabete autoimmune latente dell’adulto

Monitoraggio del diabete in gravidanza

Diagnosi del diabete di tipo 2: dalla curva da carico di glucosio nuove indicazioni

Steatosi epatica e diabete di tipo 2

Il diabete di tipo 2 negli adolescenti