Sullo sviluppo delle biotecnologie l’impegno dei Paesi dell’OCSE (L’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico o Organisation for Economic Co-operation and Development – OECD) è testimoniato dallo studio IFP (International Futures Programme). Uno strumento potente per comprendere quale incidenza avranno le biotecnologie nel futuro dell’economia.

Le biotecnologie in genere, quelle farmaceutiche in particolare, saranno un elemento fondamentale per la nascita di una nuova economia: la bioeconomia.

La crescita demografica (da 6,5 miliardi nel 2005 a 10,5-11 miliardi tra il 2050 e il 2100) imporrà soluzioni creative per soddisfare la domanda, sempre più elevata, di cure e medicine delle generazioni future. La prevenzione e la cura della salute degli uomini dei prossimi decenni occuperà la ricerca farmaceutica in una sfida significativa e le biotecnologie disegneranno il contributo per vincere tale sfida.

Il bisogno di salute nel futuro orienterà il sistema verso soluzioni meglio definite rispetto alle attuali e nuove regole tuteleranno la sicurezza e la qualità dei prodotti “biotech” indirizzandoli verso forme commercialmente opportune con costi accettabili. Gli “Intellectual Property rights” subiranno modifiche facilitando la messa in condivisione delle conoscenze «patent consortia» e di collaborazione nella ricerca. Tutto ciò si tradurrà in un incremento singolare dell’economia. L’approccio alla “bioeconomia” sarà quello usuale iniziando, secondo molti, già intensamente nel 2015. Nel 2023 le scienze biotecnologiche contribuiranno al GDP (Gross domestic product) dei Paesi dell’OCSE con un 1,6% e raggiungerà il 2,7% nel 2030.

Tale percentuale sarà composta in larga parte da prodotti farmaceutici e da una parte inferiore dalle applicazioni medicali atte a garantire la salute e l’aumento dell’aspettativa di vita. Il contributo potrebbe risultare il più grande apporto allo sviluppo dei Paesi ove la produzione industriale costituisce un primario presupposto delle proprie economie.

Il mercato mondiale dei prodotti farmaceutici finiti tradizionali è decisamente ancora superiore rispetto al mercato mondiale dei medicinali biofarmaceutici sebbene l’incidenza del costo del principio attivo di sintesi nel farmaco tradizionale, rispetto all’incidenza di quello del principio attivo biologico sul bio-medicinale, porta a far sì che il valore del mercato mondiale degli API di sintesi risulti essere inferiore a quello degli API biotecnologici.

Marcello Fumagalli – Areta International, Gerenzano (VA) – Direttore Generale CPA, Milano