I farmaci senza obbligo di ricetta, di automedicazione, rappresentano indubbiamente una risorsa, sia sul versante della crescente richiesta di miglioramento della qualità della vita, sia come elemento in grado di contribuire alla gestione ottimale delle risorse a disposizione del nostro Servizio Sanitario.
Sul primo versante, è un dato di fatto la maggiore longevità “in salute” delle persone e, parallelamente, una costante crescita della stessa cultura sanitaria: due cose che rendono sempre più protagonisti i cittadini (nell’interlocuzione con l’istituzione sanitaria e con le professioni). In questo senso, i farmaci di automedicazione rappresentano l’opzione terapeutica d’elezione, in quanto espressamente indicati per il trattamento delle lievi patologie che, lo dice la stessa OMS, costituiscono l’80% dei disturbi che comunemente affliggono la popolazione. E importanti sarebbero i margini di sviluppo dell’automedicazione nel nostro Paese, sia come allineamento agli altri Paesi europei di riferimento, sia come maggiore omogeneità all’interno del nostro stesso Paese (confronto Nord-Sud).
Sul secondo versante, uno sviluppo omogeneo dell’automedicazione in Italia e un suo sostanziale allineamento a quanto avviene negli altri Paesi europei, porterebbe a possibili risparmi di spesa pubblica fino a 700 milioni di euro/anno riconducibili sia a risparmi diretti (per minori costi legati al rimborso) oppure ai maggiori risparmi legati al migliore/più appropriato ricorso al Servizio Sanitario Nazionale. Dunque, un appropriato sviluppo dell’automedicazione genererebbe risorse che il S.S.N. potrebbe dedicare al trattamento di patologie più serie
In senso generale, poi, è fondamentale chiarire che una maggiore/migliore automedicazione non significa necessariamente “scaricare” spesa sul privato, perché molta di questa è già spesa privata (compartecipazione, altri prodotti farmaceutici e non farmaceutici) e perché l’automedicazione andrebbe comunque a incidere su voci di spesa pubblica (come si è appena visto) che andrebbero migliorate in termini di appropriatezza e opportunità.
Lo sviluppo dell’automedicazione in Italia passa attraverso due filoni generali.
Ampliamento dell’offerta: sia come valutazione delle possibili aree di allargamento (a farmaci/disturbi che già in Europa sono disponibili per l’automedicazione mentre non lo sono ancora in Italia), sia come miglioramento degli attuali farmaci (formulazioni, forme farmaceutiche…) in modo tale da renderli sempre più al servizio dei cittadini e dei loro bisogni.
Informazione ed educazione: proprio perché è costantemente in crescita la centralità del cittadino, la cultura e la propensione all’automedicazione, occorre favorire una più ampia diffusione di informazioni corrette e certificate, facendo leva su quei soggetti che non solo “possiedono” le conoscenze ma soprattutto hanno tutto l’interesse a diffonderle in modo trasparente e veritiero. Occorre inoltre favorire Campagne di informazione e percorsi educazionali che contribuiscano a far crescere la cultura della salute e benessere e, di conseguenza, la capacità dei cittadini di orientarsi consapevolmente tra le varie opportunità cui rivolgersi responsabilmente.
Su tutti questi aspetti Assosalute ha elaborato proposte concrete, ed è aperta al più ampio dibattito, perché un cittadino informato e protagonista della propria salute è l’unica via per assicurare un Servizio Sanitario all’altezza delle aspettative (e loro evoluzione) e sostenibile nel tempo.
Stefano Brovelli – Presidente Assosalute – Federchimica