La sanità italiana ha i conti a posto, quindi deve cambiare! Questo il quasi paradossale “slogan” scelto dalla Bocconi per comunicare contenuti ed evidenze del Rapporto Oasi 2014
Per la prima volta in quasi 20 anni, lo scorso anno la spesa pubblica in sanità è diminuita e non solo in termini assoluti – assestandosi a 112,6 miliardi ovvero l’1,2% in meno rispetto al 2012 – ma anche in rapporto al Pil, passando dal 7,3% al 7,2%. In altre parole, dopo anni di lacrime e sangue, di crisi e di tagli, la Sanità italiana ha retto e lo ha fatto anche bene. Anche “il disavanzo si è ridotto, a circa l’1% della spesa corrente e anzi, se si contabilizzano le addizionali Irpef incassate nell’anno successivo a ripiano del deficit dell’anno precedente, si può addirittura contabilizzare un avanzo di 518 milioni nel 2012 e di 811 milioni nel 2013”. Lo dice il Rapporto Oasi 2014 di Cergas e SDA Bocconi, che ogni anno fotografa il comparto.
Allora, giova ripeterlo: la spesa diminuisce per la prima volta dal 1995, il deficit è azzerato e «le aziende sanitarie – come hanno chiaramente affermato i curatori del Rapporto, Elena Cantù e Francesco Longo – hanno compiuto un piccolo miracolo: pareggio di bilancio e assenza di incremento di spesa da 5 anni con una sostanziale tenuta del sistema nonostante invecchiamento della popolazione, peggioramento epidemiologico, nuove tecnologie e incremento della povertà. Il sistema è ora pienamente sostenibile. Dalla fase di rapido contenimento della spesa prevalentemente con logiche input based, dobbiamo ora riorganizzare i servizi allineandoli all’epidemiologia emergente: è un lavoro di medio periodo, ora possibile, solo perché abbiamo messo a posto i conti. Questa è la sfida che attende il Ssn e le aziende sanitarie devono giocare un ruolo centrale».
Però nel clima economico corrente, evidenzia il Rapporto, si è notevolmente ridotta la capacità di investimento del Ssn, che oggi è pari al 5% della spesa sanitaria corrente. Eppure le sfide che attendono il mondo della sanità richiedono sempre più tecnologie e formazione: perché “la buona innovazione tecnologica produce salute e questo è un dato oramai assodato” come dice la professoressa Rosanna Tarricone, direttrice del Cergas Bocconi, e perché le risorse umane sono l’elemento fondamentale di un assistenza sanitaria efficace. Ora sarebbe quindi “l’ora di investire” aggiunge Francesco Longo, anche perché il processo di miglioramento dei conti non è stato indolore: il Sistema sanitario nazionale ha visto ridursi le spese per il personale di circa l’1,5% l’anno negli ultimi tre anni a causa della mancata sostituzione di chi va in pensione, del blocco degli stipendi e dell’esternalizzazione di molte attività alle cooperative sociali.
Il messaggio del Rapporto, potrebbe quindi essere: il nostro sistema ha scricchiolato, ma ha retto. Attenzione, però, a ulteriori tagli che potrebbero essere devastanti.