Dall’indagine, condotta da Onda – osservatorio nazionale sulla salute della donna – con il contributo di DOC Generici in 9 Regioni italiane, è emerso che l’85% delle donne è soddisfatto dei generici, ma 1 su 4 fatica a reperire sempre lo stesso farmaco.

ONDA
L’indagine di Onda dimostra che passare a un medicinale generico diverso da quello assunto abitualmente comporta problemi dovuti soprattutto alle diversità della confezione e del farmaco in sé

 

Onda ha intervistato 445 donne, tra i 40 e i 91 anni, in 9 Regioni (Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Toscana, Lazio, Campania, Puglia, Sicilia), il 75% in terapia con un farmaco generico per disturbi cardio-metabolici e il 25% per disturbi psichici. Al 47% delle donne è stato proposto in farmacia un generico diverso da quello assunto abitualmente. Circa 3 su 4, fra coloro che hanno accettato la sostituzione, riferiscono problemi dovuti soprattutto alle diversità della confezione e del farmaco in sé. Il 19% di chi ha provato il cambio mette in atto comportamenti scorretti, che possono impattare sull’aderenza alla terapia.

La scelta delle intervistate è ricaduta sui farmaci generici per il loro costo inferiore, perché li ritengono uguali ai brand di riferimento e per la fiducia nutrita verso la figura che li ha consigliati loro, in primis il medico di famiglia (37%), seguito dal farmacista (25%). Oltre la metà segnala, però, di incontrare delle difficoltà nel seguire la propria terapia in modo ottimale. Sono le italiane alle prese con i farmaci generici nell’ambito del trattamento di patologie cardio-metaboliche e psichiche.

“Nel trattamento della depressione maggiore unipolare, ad esempio, rimane centrale ottenere la massima aderenza alle terapie, che sono frequentemente ridotte o interrotte dai pazienti al raggiungimento dei risultati positivi“, puntualizza Claudio Mencacci, Direttore del Dipartimento di Neuroscienze dell’Ospedale Fatebenefratelli di Milano. “Il trattamento minimo di questa patologia si aggira sui 12 mesi. Durante il percorso di cura è indispensabile che lo psichiatra, una volta raggiunti gli esiti positivi, garantisca la continuità terapeutica con la stessa molecola prodotta dalla medesima azienda. Questo al fine di garantire la compliance, il proseguimento dei benefici, oltre che per motivi medico legali. Lo specialista, e non il farmacista, è garante e contemporaneamente responsabile degli esiti della cura. La dizione di non sostituibilità, esercitata anche su una molecola a brevetto scaduto, rappresenta una garanzia per paziente e medico, sia sulla continuità sia sull’efficacia terapeutica”.

“Le malattie cardiovascolari costituiscono la prima causa di morte nella donna”, dichiara Alberto Margonato, Direttore della Divisione di Cardiologia Clinica dell’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano. “Fortunatamente, negli ultimi anni, molto è stato fatto nel campo della prevenzione e sono attualmente disponibili farmaci efficacissimi. Tuttavia, con l’avanzare dell’età e delle patologie, spesso le pazienti debbono assumere più farmaci contemporaneamente e purtroppo la compliance non è sempre perfetta, sia per il numero elevato di medicine sia per l’eventuale quota aggiuntiva che i cittadini devono versare, in caso di acquisto di farmaci branded. A questo proposito, un ruolo importante è svolto dai medicinali generici che tra l’altro consentono, a parità di efficacia, un notevole risparmio per le pazienti. Purtroppo, come dimostrato anche da recenti studi, l’organizzazione attuale delle cure è subottimale e troppo frequentemente il farmaco prescritto viene sostituito: ciò provoca disorientamento, con conseguente riduzione della compliance del paziente e una possibile minore efficacia della terapia”.