La mole di dati prodotta in ambito di sperimentazione clinica ha enormi potenzialità, come testimoniato dai risultati ottenuti negli ultimi venti anni.

Tuttavia, la tecnologia che si sta sviluppando e che corre così veloce, oltre a essere un evidente vantaggio, rischia di diventare anche un vincolo o un limite per la ricerca clinica.

Perché?

Lo ha spiegato Carmine D’Urzo di Farmindustria, a margine della tre giorni sulla sanità digitale, organizzata da Aris e Osservatorio NETICS presso la Luiss Guido Carli.

«Attenzione alla tecnologia – mette in guardia D’Urzo – perché rischia di passare da strumento a motivo di ulteriore complessità. La tecnologia è fondamentale e utile nel momento in cui uniforma, in cui semplifica, in cui accelera. Attualmente esistono nuovi approccia in ricerca clinica farmaceutica. Chi si occupa di sperimentazione clinica avrà sicuramente sentito parlare di monitoraggio basato sul rischio: si tratta di un nuovo approccio al monitoraggio e alle sperimentazioni cliniche che si avvale dell’utilizzo di una piattaforma tecnologica, in grado di generare sui centri clinici degli indici di rischio che rendano conto e ragione di quanto le attività di controllo vengano effettuate. Tutto ciò è di grande valore, è fortemente spinto anche dalle autorità regolatorie, ma deve essere utilizzato con intelligenza, per evitare che la tecnologia metta distanza tra le aziende farmaceutiche e i suoi partner nella ricerca clinica, che sono i centri clinici e i medici e gli sperimentatori che vi lavorano»