Le sorti si sono invertite che era quasi l’alba e l’Europa si è svegliata con un nuovo scenario che pochi credevano si sarebbe davvero potuto avverare: la Gran Bretagna ha votato per l’uscita dall’Unione Europea (51,8%).

Il Regno Unito lascia l'Unione Europea: rimangono molte incognite sul futuro del settore farmaceutico
Il Regno Unito lascia l’Unione Europea: rimangono molte incognite sul futuro del settore farmaceutico

L’affluenza alle urne è stata del 72%. Solo la Scozia (62%) e l’Irlanda del Nord (55,8%), oltre alla regione di Londra, hanno votato per la permanenza nel contesto comunitario. I cittadini di Inghilterra (53,4%) e Galles (52,5%, dati BBC World) hanno invece impresso la svolta verso l’addio all’Unione Europea. Scozia e Irlanda del Nord potrebbero ora tornare a spingere per l’indipendenza dall’Inghilterra, chiedendo l’adesione all’Unione Europea come Stati indipendenti. Il primo ministro scozzese, Nicola Sturgeon, ha dichiarato nel corso di una conferenza stampa che è “altamente probabile” che la Scozia indica un nuovo referendum per l’indipendenza dopo il voto di ieri.

Le ricadute sul mondo del farmaco

La Gran Bretagna è una delle nazioni trainanti dell’intero settore farmaceutico e biofarmaceutico, vista la storica leadership dell’innovazione che esce dalle sue università e la grande concentrazione di multinazionali, piccole e medie imprese e start up, per non parlare delle società di servizi e dei venture capital della City londinese, che alimentano l’intera filiera del farmaco. Le associazioni di settore avevano fortemente sostenuto il Remain, sia a livello britannico (BioIndustry Association, BIA), che europeo (EFPIA). Ne avevamo riportato le posizioni sul numero di maggio di NCF, dove avevamo anche parlato del necessario cambio di sede dell’Agenzia europea dei medicinali. L’Italia, nella persona del presidente di Farmindustria Massimo Scaccabarozzi, ha già da tempo avanzato la sua candidatura, che al momento si trova a fronteggiare quelle avanzate anche da Danimarca e Svezia.

Il CEO della Biondustry Association, Steve Bates, ha commentato già in mattinata l’esito del voto sul sito dell’associazione: “Non è l’esito che BIA avrebbe voluto, ma accettiamo il punto di vista del popolo britannico. Il settore delle life sciences è una comunità forte, imperterrita davanti alle nuove sfide e guidata da grandi team di management abituati a lavorare nell’ambiente globale. Questioni chiave sulla regolamentazione delle medicine, sull’accesso al mercato unico e sul talento e la proprietà intellettuale, e la precisa natura della relazione futura tra il Regno Unito e l’Europa, ora stanno a noi”, si legge nel comunicato, con cui Bates mette a disposizione del Governo e delle varie agenzie coinvolte l’esperienza dell’associazione per assistere nella fase di transizione.

Anche EFPIA, la federazione europea delle industria farmaceutiche, ha espresso un prima presa di posizione con un comunicato stampa a poche ore dalla chiusura delle urne. “EFPIA sottolinea l’importanza che il paziente sia al centro di ogni successiva decisione”, spiega il comunicato , in cui si sottolinea l’obiettivo comune di assicurare il rapido accesso ai medicinali innovativi per i pazienti di tutta Europa e si ribadisce la necessità di sviluppare un unico quadro regolatorio e politico che supporti la ricerca e sviluppo.Come industria, nei prossime mesi ci impegneremo a confrontarci con gli stakeholder sia in Europa che nel Regno Unito per supportare questi obiettivi”. Nel momento in cu scriviamo non ci sono ancora reazioni da parte di Farmindustria.

In questi mesi si è parlato troppo poco dell’effetto che Brexit avrebbe sulla salute.
Si stimano circa 134 euro in meno a persona per l’assistenza sanitaria. Inoltre il NICE dovrebbe uscire dall’HTA e l’EMA dovrebbe lasciare gli uffici in UK. In generale si assisterebbe ad un impatto negativo sull’assistenza sanitaria e farmaceutica“, aveva commentato ieri, quando ancora non si conoscevano gli esiti del voto, la ministra della Salute, Beatrice Lorenzin, in occasione dell’Assemblea Generale di Farmindustria.

Emma Marcegaglia, attuale presidente di BusinessEurope (la federazione delle associazioni industriali del Vecchio Continente), ha dichiarato con un comunicato stampa che “la comunità europea del business continua a credere fortemente nell’Unione Europea. La Brexit apre a fattori d’incertezza. Ora dobbiamo focalizzarci sulle prossime tappe. Questo esito rende solo più importante realizzare le necessarie riforme nell’Unione Europea. Chiediamo agli Stati membri di mandare un segnale forte per riconfermare il loro impegno per l’Unione Europea e i suoi tre principali pilastri economici: il mercato unico, la politica commerciale unica e l’euro. Allo stesso tempo, abbiamo bisogno di trovare soluzioni intelligenti per una Brexit ordinata. Mantenere la testa fredda è essenziale per minimizzare le conseguenze avverse di questo voto. Dobbiamo restare calmi e andare avanti”.

Le prime reazioni politiche

Il premier Cameron ha annunciato in una conferenza stampa che rimarrà in sella al Governo britannico fino a ottobre per il disbrigo degli affari correnti, ma non ha mancato di sottolineare l’opportunità che la fase di transizione sia gestita da un nuovo primo ministro.

Il 28 e 29 giugno avrà luogo un vertice europeo, il primo a 27 paesi, ma già nei prossimi giorni vi dovrebbe essere una riunione informale in cui avviare la riflessione sulle prossime fasi che sanciranno di fatto l’uscita della Gran Bretagna, ha annunciato il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk. Le trattative, secondo quanto previsto dall’art. 50 del Trattato di Lisbona, dovranno chiudersi entro i prossimi due anni.

Il vertice di stamane tra il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker, quello del Parlamento europeo Martin Schulz, quello del Consiglio europeo Donald Tusk e il premier olandese Mark Rutte, presidente di turno, si è concluso con il rilascio di un comunicato congiunto, a sottolineare la compattezza del fronte comunitario. “Il popolo britannico ha espresso il desiderio di lasciare l’Unione Europea. Ci dispiace per questa decisione, ma la rispettiamo“, hanno dichiarato i tre leader europei, che hanno ribadito la chiusura a possibili nuovi negoziati con la Gran Bretagna.

Si sono già avuti anche contatti telefonici tra Matteo Renzi, Angela Merkel e François Hollande, Sempre oggi, il Consiglio dei segretari di Stato per gli Affari europei è convocato per preparare il vertice Ue del 28 e 29 giugno. Il presidente Schulz dovrebbe anche incontrare la cancelliera tedesca Merkel per discutere di come evitare una “reazione a catena”.

I ministri degli Esteri dei sei Paesi fondatori dell’Unione Europea (Germania, Francia, Olanda, Italia, Belgio e Lussemburgo) si dovrebbero riunire domenica a Berlino per valutare le conseguenze del voto del referendum britannico. Lo ha annunciato il ministero degli Esteri tedesco.

In Italia il premier Matteo Renzi ha convocato per stamattina un vertice straordinario a Palazzo Chigi con il ministro degli esteri Paolo Gentiloni, quello delle finanze Pier Carlo Padoan, dello Sviluppo Economico Carlo Calenda, il sottosegretario Marco Minniti e il presidente di Bankitalia, Ignazio Visco.

I mercati

Le Borse hanno subito sofferto il colpo, come atteso: nel momento in cui scriviamo, sono un netto crollo dei listini: Tokyo ha chiuso a -7,92%, meno pesanti le perdite sui mercati cinesi (in media di circa 2%). In questo momento Londra perdono in media il 25% i titoli finanziari, secondo quando riporta il sito di Borsa Italiana: resta de vedere come, a seguito della Brexit, la piazza britannica si collocherà nel futuro scenario finanziario. La sterlina ha subito un calo del 10%, raggiungendo i valori minimi dal 1985.

Anche a Francoforte, che in questo momento segna un meno -7%, le perdite sono ingenti soprattutto per i titoli delle banche (Deutsche Bank -16%). Drammatica è l’attuale posizione della Borsa di Milano, che attualmente perde l’11,39%, con molti titoli soprattutto del comparto finanziario che attualmente non fanno prezzo per eccesso di volatilità. A Parigi, le azioni della società che gestisce l’Eurotunnel sono crollate del 30%.

ultimo aggiornamento 13.01